Elevati rischi nell'obbligazionario, occasioni nell'azionario europeo e un'Italia il cui recupero continua ad essere 'a leva' nel contesto globale. Parla Andrea Pastorelli, ad di 8a+ Investimenti SGR.
Per accedere a questo contenuto
Tener conto della variabile dei tassi, della dinamiche delle economie e degli utili e di un re-pricing del rischio, "vero elemento di incertezza e vero determinante per le peformances". Andrea Pastorelli, amministratore delegato di 8a+ Investimenti e direttore investimenti, riassume con questi tre punti la view di mercato della SGR da lui guidata per il 2016. Per poi puntare sull'Europa. "Allo stato attuale, anche alla luce della correzione che ha colto di sorpresa i mercati in questo primo scorcio dell’anno, continuiamo a riscontrare valore nell’azionario in Europa. Nel corso degli ultimi due anni le imprese di quest’area si sono profondamente ristrutturate: il livello di leverage è sensibilmente più ridotto, i bilanci molto più solidi, le misure di cost savings annunciate stanno ancora dispiegando i loro effetti e, non ultimo, il rifinanziamento del debito occorso in questi anni alleggerisce sensibilmente gli oneri finanziari. Il raffronto della correzione in atto con quella del 2008 ci sembra quindi profondamente impropria. In tale contesto, peraltro, un rallentamento della domanda proveniente dalle aree emergenti potrebbe essere almeno parzialmente compensato dalla ripresa della domanda interna, scenario questo confermato dal recupero delle vendite di beni durevoli, specie in alcuni Paesi europei".
Cosa dovrebbero aspettarsi gli investitori? E cosa consigliereste?
I mercati azionari nel 2016 saranno probabilmente più volatili rispetto al recente passato. Tuttavia, picchi di volatilità che si dovessero associare a correzioni delle borse rappresentano a nostro giudizio occasioni per incrementare l’esposizione. Difficile viceversa impostare una strategia di posizionamento sulla componente obbligazionaria dove, salvo l’assunzione di rischi elevati nel segmento high yield, i rendimenti attesi sono tali da prospettare risultati negativi o irrisori per la maggior parte dei prodotti obbligazionari.
Quali impatti comporterà l'aumento dei tassi negli Stati Uniti sulle differenti asset class?
Un generale re-pricing del rischio è già in atto e, salvo che per le componenti bond sulle quali sono attive le Banche Centrali, sta dispiegando i suoi effetti su tutte le asset class. Per le ragioni dette in precedenza gli investimenti azionari dovrebbero trovare un supporto nella solidità delle aziende, nella leva operativa migliorata e nell’assenza di alternative valide.
Quali saranno, in previsione, le asset class da tenere d'occhio?
La gestione di una fase più volatile comporta sempre difficoltà e rischi crescenti. Crediamo che la presenza in portafoglio di prodotti direzionali a connotazione azionaria, gestiti attivamente, offra la possibilità di sfruttare queste fasi allo scopo di generare alfa e, di conseguenza, ottimizzare un investimento in capitale di rischio in prospettiva di medio-lungo periodo. Altrettanto interessanti in uno scenario di ritorni insoddisfacenti dalla componente obbligazionaria sono i prodotti a strategia che nel caso di 8a+ si concretizzano in un prodotto market neutral. Senza avere un sottostante dominante questi prodotti lasciano al gestore la possibilità di cercare di generare ritorni sfruttando asimmetrie di valutazione o di tendenze sui mercati.
E quali le aree geografiche migliori?
Il nostro focus principale è l’Europa e questa ci sembra essere l’area che ha il miglior supporto dalle dinamiche macroeconomiche che vedono gli indicatori PMI in area espansiva e dove la dinamica dei consumi, di beni voluttuari o durevoli, appare meglio impostata che negli Stati Uniti. Inoltre, la profonda ristrutturazione attuata dalle imprese negli ultimi anni (di cui si parlava prima) potrebbe più significativamente tradursi in recupero della redditività netta grazie all’effetto della leva operativa.
Quest'inizio d'anno, per le borse globali, non è dei migliori. Pensa che la crisi cinese sarà un problema a lungo termine?
Non siamo investitori con un focus globale, pertanto non abbiamo una conoscenza approfondita dell’economia cinese, che peraltro ci sembra di difficile comprensione e valutazione. Il problema più grande che vediamo nell’economia cinese, sotto il profilo macro, è rappresentato dal rischio bolla del debito che insiste sia a livello si Stato centrale, sia di aziende e famiglie. Al netto di questo, una riduzione dei tassi di crescita dell’economia è scontato ed inevitabile e, se contenuto entro certi livelli, non eccessivamente preoccupante. L’aspetto che più teniamo sotto osservazione è l’impatto che la domanda cinese può avere a livello corporate. Da questo punto di vista una risposta interessante emergerà dalla reporting season che è in corso e che fornirà importanti indicazioni operative.
Guardando all'economia italiana, come sta il nostro mercato?
Il sistema economico e politico italiano ha imboccato un sentiero di recupero imprescindibile, tuttavia il percorso è ancora lungo ed i tasselli da sistemare ancora tanti. Purtroppo il contesto generale di fiducia dei mercati ed ancor di più la domanda globale di beni e servizi continuano ad avere un’importanza fondamentale per riuscire a chiudere, almeno parzialmente, l’ampio gap che si è aperto nel corso dell’ultimo decennio; il recupero dell’Italia continua pertanto ad essere ‘a leva’ sul contesto globale, sebbene alcuni fenomeni virtuosi sembrerebbero essersi ormai avviati. Anche alla luce dei recenti avvenimenti emerge quanto sia fondamentale ridisegnare un sistema bancario in grado di offrire garanzie di solidità e qualità di offerta sia agli investitori sia al mondo produttivo. Il percorso di aggregazioni che partirà dal mondo delle Banche Popolari sarà un primo passo in questa direzione, cui seguirà, probabilmente, una ridefinizione del modo di fare banca.