Siano (21Shares): “Grazie all’ETF spot sul Bitcoin si è risvegliato l’interesse degli investitori istituzionali per le criptovalute”

Massimo Siano (21shares) Foto ceduta

Nel 2023 i mercati digitali sono tornati a crescere grazie a fattori esogeni, come la crisi del sistema bancario statunitense, ma anche endogeni, come l’espansione dei casi d’uso del Bitcoin. Questo ha significato un aumento per le masse in gestione degli emittenti di ETP sulle criptovalute, tra cui 21Shares, che ha chiuso l’anno con un aumento netto dei net new assets di 357,3 milioni di dollari, arrivando a AuM complessive per quasi 2,4 miliardi di dollari. Alcuni mesi sono stati migliori di altri, e più della metà della crescita è stata registrata nell’ultimo trimestre del 2023, spiega Alessandro Mondio, Capital Markets associate della società durante un incontro con i giornalisti a Milano. “A novembre sono stati registrati volumi pari a due volte quelli della media e due degli ETP più performanti avevano lo stesso sottostante, il Bitcoin”. Viene spontaneo dedurne che il rally sia stato in larga parte spinto dalla notizia dell’imminente approvazione da parte della SEC, negli Stati Uniti, del primo ETF spot sul Bitcoin. “Tra l’altro, il fatto che il mercato avesse già prezzato il parere positivo della SEC è anche uno dei motivi per cui il prezzo dell’asset non si è impennato appena arrivata l’ufficialità lo scorso 10 gennaio.”

La quotazione tanto discussa a Wall Street, però, come Mondio sottolinea più volte, non riguarda prodotti acquistabili dagli investitori europei, e il clamore che ne è derivato riguarda più la percezione del rischio del sottostante che non una corsa all'acquisto. “Poter contare su un ETF o su un ETP significa poter contare su una struttura nota, liquida e trasparente. Solleva l’investitore dal possesso diretto dell’asset, che viene custodito presso banche depositarie specializzate”. Questo, come è stato scritto più volte all’indomani dell’approvazione del regolatore americano, farà da incentivo per quegli investitori retail che non vogliono costruire un’infrastruttura a sè per accedere alle criptovalute e per gli investitori istituzionali che, fino a oggi, erano semplicemente impossibilitati ad accedervi. Secondo Massimo Siano, managing director e responsabile per il Sud Europa di 21Shares, le cose stanno già cambiando: “Sono lieto che anche gli investitori istituzionali abbiano iniziato a mostrare maggiore interesse verso il Bitcoin e spero che, anche in ottica di diversificazione, inizieranno a prendere in considerazione la possibilità di allocare tra lo 0% e il 5% di un portafoglio in questa asset class, a seconda della propensione al rischio dell’investitore”. Allo stesso tempo, il manager si rammarica del ritardo con cui gli investitori europei abbiano approcciato il tema, poiché, com’è noto, nel nostro continente gli ETP sulle cripto esistono fin dal 2018. “Avrebbero potuto comprarli a prezzi molto inferiori di quelli attuali, conseguendo maggiori guadagni per sé e per i loro clienti.

Halving

L’ETF a spot americano non sarà però l’evento più rilevante dell’anno per l’evoluzione del settore. Ruberà infatti le luci della ribalta nel mese di aprile l’halving, il meccanismo per cui verrà dimezzata l'emissione di nuovi Bitcoin, riducendo ulteriormente la liquidità dell’asset e innescando un effetto boost sul prezzo. Ma anche se il BTC è la cripto valuta più importante in fatto di capitalizzazione, non è la sola a guidare la raccolta del mercato primario. Ethereum rimane l'ecosistema leader con una quota di mercato del 75% in TVL e Solana punterà a contrastare l'architettura modulare del primo con il suo approccio integrato.

Normativa

C’è poi il tema dell’evoluzione della normativa. Da un “approccio esclusivamente esecutivo che ha solo aumentato il rischio per i consumatori e allontanato i clienti e l'innovazione dal Paese", come descritto dal responsabile legale di Coinbase, citato da 21shares nel corso dell'evento, nel 2024 non è da escludere un aumento della legittimità e di immissioni di nuovi prodotti finanziari regolamentati per ottenere un'esposizione alle criptovalute su larga scala. Gli Stati Uniti non hanno mai nascosto di voler fornire chiarezza normativa sulle stablecoin ancorate all'USD, mentre nel resto del mondo si prospetta una competizione giurisdizionale per attirare i professionisti del settore: sia il Regno Unito che Hong Kong hanno proposto dei quadri normativi per diventare un hub di criptovalute e nel 2024 le imprese potrebbero aprire le loro attività in questi luoghi.