Special con Franklin Templeton: criteri di selezione dei fondi sui green bond

Special FSP
Special di FSP Channel con Franklin Templeton

L’etichetta di fondo sostenibile sui green bond non basta. Per entrare a far parte dei portafogli dei fund selector è indispensabile superare dei processi di selezione strutturati, che si avvalgono di criteri quantitativi e qualitativi altamente puntuali. Il fine è di testare, oltre alle performance finanziarie, le reali capacità dei provider di fondi nella valutazione delle politiche di sostenibilità e nella misurazione degli impatti postivi degli emittenti investiti, al di là delle dichiarazioni di intenti.

Fattore governance e PAI

“Consideriamo un plus che la casa di gestione disponga di una solida struttura di analisi degli emittenti, anche grazie all’utilizzo di punteggi ESG proprietari”, spiega Francesca Cerminara, senior portfolio manager e ESG Investment Analyst di Euromobiliare Advisory SIM, tra i professionisti della fund selection ospiti dello Special di FundsPeople Channel. “A nostro avviso nei fondi sostenibili il fattore ‘E’ ambientale non deve essere predominate. Per noi fa la differenza se l’asset manager sia provvisto di strumenti di analisi della governance degli emittenti, sia sovrani sia corporate”, aggiunge Cerminara.

Nella selezione sta acquistando sempre più importanza il monitoraggio dei PAI (Principal Adverse Impact), un elemento utile ai selezionatori per comprendere come i gestori esaminino gli effetti avversi dei portafogli. “La SFDR ci ha posto di fronte alla problematica della gestione degli impatti avversi e ai rischi di greenwashing”, dice Michela Parente di Sella SGR che afferma: “Un green bond non può essere valutato senza un’analisi approfondita della società emittente e degli impatti avversi”.

Qualità dei dati

Un’altra caratteristica che secondo la portfolio manager di Sella SGR non deve mancare in una casa prodotto è la perizia nella misurazione degli impatti ambientali e sociali dei fondi, riportati attraverso report di rendicontazione il più possibile chiari e approfonditi. Anche secondo Alessandro Greppi, Unit Linked and Pension Funds portfolio manager di Zurich Investments Life la qualità dei dati forniti da un gestore è un aspetto cruciale. “La carbon footprint è una delle metriche che osserviamo con maggiore attenzione per l’analisi dei portafogli di fondi di fondi. Per queste valutazioni sono indispensabili dati di alta qualità e sufficientemente profondi dal punto di vista storico”, dice il professionista.

“Prendiamo in elevata considerazione le metriche per la misurazione degli impatti postivi dei nostri fondi. Il nostro strumento principale per dare visibilità ai progressi in campo ambientale e sociale grazie ai green bond sono gli impact report annuali, dove appunto analizziamo i singoli emittenti fornendo un resoconto approfondito dei traguardi di sostenibilità raggiunti”, dice David Zahn, haed of european Fixed Income e head of Sustainable Investment di Franklin Templeton. La casa di gestione è presente con tre ETF a gestione attiva sul comparto dei green bond europei sia sovrani che corporate: il Franklin Sustainable Euro Green Bond UCITS ETF, il Franklin Sustainable Euro Green Corp 1-5 Year UCITS ETF e il Franklin Sustainable Euro Green Sovereign UCITS ETF. “Esporsi tramite Etf a questa asset class offre dei vantaggi: trasparenza sulle esposizioni, price discovery, visibilità del comportamento del portafoglio e maggiore liquidità”, conclude l’esperto.

Vedi il video completo della tavola rotonda di Special di FSP Channel.