Alla plenaria di chiusura del Salone del Risparmio è stata presentata la terza edizione dello studio Assogestioni-Censis, che indaga la propensione a risparmiare e investire delle famiglie italiane nel post-pandemia.
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Sempre più propensi al risparmio (è di 5 mila miliardi di euro il valore del portafoglio finanziario degli italiani). Ma non solo. Per la prima volta, titoli di Stato e mattone perdono appeal: gli italiani non li considerano più un investimento sicuro e remunerativo. Un cambio di passo definito epocale. La fotografia è scattata dal Rapporto “Investire di più, investire nell’economia reale” realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni, e presentato alla plenaria di chiusura del Salone del Risparmio.
Le quattro tipologie del risparmiatore
Sul palco Giorgio De Rita, segretario Censis, distingue quattro gruppi di risparmiatori con diverse propensioni al risparmio: il 21,5% è impaurito, pronto ad ampliare l’attuale quota di liquidità; il 30,8% è cauto, cioè vuole preservare la propria quota di contante senza penalizzare altre forme di risparmio; il 36,4% è un investitore moderato, che investire almeno in parte il contante accumulato. I risparmiatori più audaci sono invece l’11,3 per cento: solidi dal punto di vista patrimoniale, abituati agli investimenti azionari, sono propensi a investire una parte delle loro risorse in attività finanziarie ad alto rischio e con alti rendimenti potenziali.
Il bonus-fiducia
In sintesi, circa la metà dei risparmiatori è pronta a scongelare un po’ della propria liquidità: “La corsa al risparmio degli italiani è incessante e rappresenta una quota che continua a crescere, trainata dalla liquidità. Una propensione al risparmio diventata strutturale e caratterizzata dalla paura e dall’incertezza per il futuro: il risparmio è la risposta degli italiani a questa paura”, dice De Rita. Dal rapporto però vien fuori che quasi la metà dei risparmiatori guarda ad investimenti con orizzonte temporale piuttosto breve, tra 1 e 3 anni. Qui entra in gioco il ruolo della consulenza. “Il livello di fiducia verso i consulenti è alto, gli italiani cercano rassicurazione e chiedono competenza e comprensione delle proprie specifiche esigenze. Tutto questo – conclude De Rita – fa crescere l’ottimismo verso il futuro e l’industria del risparmio gestito deve saper sfruttare al meglio questo bonus-fiducia che i risparmiatori le riconoscono”.
Più etici, meno immobili
Come detto prima, mentre aumenta la propensione per gli investimenti etici, diminuisce l’appeal di titoli di Stato e mattone. Il 78,2% dei risparmiatori è propenso a effettuare investimenti etici, cioè rispettosi dei diritti umani, il 54,4% investirebbe in piccole e medie imprese italiane. Diverso è il giudizio per i titoli di Stato: il 71,7% dei risparmiatori non li acquisterebbe. Il 55,5% non reputa convenienti gli investimenti immobiliari o ritiene che ci siano investimenti migliori. È un cambiamento molto rilevante della percezione degli italiani: i titoli di Stato, per ora, non hanno appeal e il mattone non è più ritenuto l’investimento sempre e comunque sicuro e remunerativo. Queste opinioni sono confermate dai consulenti finanziari: il 41% non rileva significative prese di posizione dei propri clienti sugli investimenti immobiliari, il 32% ha clienti che non lo reputano conveniente, il 10,7% ha una clientela convinta che ci siano investimenti migliori. Solo per il 15,7% dei consulenti i propri clienti considerano il mattone la forma migliore di investimento.
Conoscenza di base
Sempre dal rapporto emerge anche il grado di conoscenza che gli italiani hanno dell’industria: il 40% conosce gli strumenti del risparmio gestito. Tra chi li conosce, il 46,2% ne ha fiducia. La propensione a investire nei prodotti risulta buona: il 53,1% dei risparmiatori lo farebbe e il 10,9% lo ha già fatto in passato.
“Dal Rapporto emergono le competenze nascoste dei risparmiatori italiani, vale a dire il serbatoio di valori e di capacità al quale hanno saputo attingere per far fronte ai momenti di maggiore incertezza degli ultimi mesi”, ha detto Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni. “Queste abilità implicite, derivanti dall’esperienza, hanno limitato alcuni comportamenti ciclici dettati dall’emotività e hanno permesso ai risparmiatori italiani di attraversare con maggiore positività la stagione volatile che stiamo vivendo, senza soccombere al panico. Si tratta di un dato incoraggiante in cui lo sforzo per diffondere una maggiore alfabetizzazione finanziaria può trovare una solida base”.