Stephen Marsh, portfolio specialist del fondo T. Rowe Price Euro Corporate Bond della casa di gestione, strumento con marchio Consistente Funds People 2019, spiega la genesi di un’allocazione ottimale.
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Un portafoglio obbligazionario diversificato che include oltre 120 emissioni e che nel 2018 è stato in grado di battere il benchmark, partecipando inoltre nel 2019 alla fase di rialzo attestando la performance al di sopra del +3% year to date. “Siamo molto contenti dei risultati ottenuti”, spiega Stephen Marsh, portfolio specialist della divisione Fixed Income di T. Rowe Price, “non solo in questa fase ma nel medio periodo, in particolare in relazione al rapporto rischio/rendimento che siamo riusciti consegnare agli investitori”.
Il fondo T. Rowe Price Euro Corporate Bond Fund, strumento con rating Consistente Funds People, guidato da oltre 16 anni dal portfolio manager David Stanley, investe nelle emissioni obbligazionarie europee utilizzando come riferimento l’indice Barclays Euro-Aggregate Corporates. La collaborazione costante in termini di ricerca e sviluppo delle idee di investimento con l’intero spettro dei team di analisti della casa di gestione statunitense è un fattore centrale e differenziante della filosofia di investimento insieme al controllo del rischio, con inclusione delle view macro per valutare le possibili rotazioni di portafoglio da mettere in atto a seconda dei movimenti attesi del mercato.
Case study: General Electric
“La vastissima piattaforma di analisti di T. Rowe Price rappresenta per ogni team di gestione una straordinaria opportunità”, sottolinea Marsh. “Particolarmente importante”, specifica, “è il nostro policy meeting settimanale a cui partecipano tutti i portfolio manager e analisti condividendo view e idee di investimento che vengono poi riadattate e convogliate in ogni strategia”.
L’evoluzione dell’esposizione assunta dal fondo T. Rowe Price Euro Corporate Bond su General Electric a partire dalla seconda metà del 2018 ben rappresenta tale dinamica collaborativa. A partire da ottobre dello scorso anno il team di gestione ha iniziato ad incrementare la posizione in bond del colosso statunitense dell’energia in concomitanza con il sell-off del mercato dopo il downgrade del merito di credito avvenuto ad aprile. Un movimento massiccio, primariamente a causa di tutti quegli investitori istituzionali, compagnie assicurative primariamente, che conseguentemente alla denominazione high yield delle obbligazioni emesse da GE non potevano più detenerne in portafoglio. “Una vera e propria vendita a sconto”, commenta il portfolio specialist di T. Rowe Price. “Abbiamo approfondito ulteriormente l’analisi societaria con l’ausilio del team azionario”, afferma Marsh, “arrivando ad una valutazione interna corrispondente ad un merito di credito superiore a quello prezzato dal mercato”. “Sostanzialmente la reazione del mercato è stata a nostro avviso eccessiva in riferimento tanto al titolo azionario quanto alle emissioni obbligazionarie”, aggiunge. L’analisi svolta da T.Rowe Price si è infatti conclusa evidenziando un business della società solido e coerente, mentre i contatti avuti con il nuovo management hanno rassicurato il team di gestione sulla volontà di diminuire il livello di indebitamento e migliorare flussi di cassa e bilanci attraverso, tra le varie misure, un taglio dei dividendi con un risparmio di 4 miliardi di dollari all’anno. “La razionalizzazione del modello della società secondo le direttrici di business riferite ad aviazione, componente energia e rinnovabili”, conclude Marsh sul caso General Electric, “rendono prevedibile che il business farà molto meglio di quanto atteso dal mercato”.
Cautela e sovrappeso sui finanziari
Per quanto concerne la strategia considerata nel suo complesso, l’attuale maggiore sovraesposizione del fondo T. Rowe Price Euro Corporate Bond è ravvisabile sui finanziari con una quota in portafoglio pari al 35%, contro il 29% del benchmark. Nel dettaglio, per quanto riguarda le banche italiane, è possibile notare un significativo posizionamento su Unicredit per una quota vicina all’1,5%.
“Il nostro atteggiamento è costruttivo ma consapevole dei potenziali rischi presenti sul mercato”, dichiara Marsh. “L’attuale stato degli indicatori economici”, prosegue, “ci porta a pensare che le banche centrali manterranno l’attuale atteggiamento accomodante per evitare ripercussioni sui tassi di crescita già in sofferenza”. Incertezza generalizzata, populismo e guerra commerciale, continuano a preoccupare i mercati. Variabili che impongono ancora una certa cautela.