Ridurre la quota di liquidità, aumentare la diversificazione ed estendere l'orizzonte temporale. L'Associazione italiana del private banking si prepara a festeggiare i suoi primi 20 anni con l'obiettivo di sostenere la crescita del Paese e degli imprenditori.
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Parola d'ordine: crescita. Tanto delle famiglie italiane quanto del sistema Paese. Partono da questo assunto le considerazioni di Andrea Ragaini, presidente di AIPB. L'occasione è quella della conferenza stampa che precede il XX Forum AIPB, organizzato a Palazzo Mezzanotte a Milano dal titolo (che non lascia spazio a dubbi) “Il Private Banking per la crescita”.
Un obiettivo ambizioso che è possibile perseguire incrementando il peso dell’azionario, gestendo le oscillazioni nel tempo, aumentando il peso dei mercati privati e la protezione assicurativa. “Il private banking può guidare gli investitori verso scelte più consapevoli e supportare gli imprenditori nelle loro strategie di crescita, stimolando una nuova fase di sviluppo e benessere per il nostro Paese”, sottolinea Ragaini.
Alcuni dati riportati dal presidente dell'Associazione aiutano a inquadrare lo scenario attuale sul quale si muovono queste considerazioni. Come noto, le famiglie italiane hanno trasmesso alle generazioni future un patrimonio tra i più rilevanti a livello globale. Il valore di questa ricchezza finanziaria è quasi triplicato, passando da 1.975 miliardi di euro nel 1996 a 5.692 miliardi nel 2023. A detta di Ragaini, questa ricchezza non solo va preservata, ma deve essere valorizzata e fatta crescere, considerando che il tasso di risparmio è in costante diminuzione, i flussi di risparmio si sono dimezzati negli ultimi dieci anni e lo stock di ricchezza ha registrato una crescita esclusivamente nominale, senza incrementi reali.
Flussi di ricchezza finanziaria delle famiglie italiane (in miliardi di euro)
Andando più nel dettaglio, il tasso di risparmio delle famiglie è progressivamente diminuito, passando dal 28% negli anni Ottanta all'8,4% nel 2024, un livello che, secondo le previsioni, rimarrà invariato nel prossimo triennio. Questo calo, tuttavia, non si è tradotto in un aumento significativo dei consumi né in un impulso alla crescita economica.
Inoltre, nella sua analisi Ragaini sottolinea che la capacità delle famiglie di generare nuova ricchezza è diminuita significativamente, passando da flussi cumulati di 1.746 miliardi di euro tra il 1996 e il 2009 a soli 950 miliardi di euro negli anni successivi. Questi flussi, da soli, difficilmente saranno sufficienti a soddisfare gli obiettivi di vita delle famiglie, rendendo indispensabile una gestione più efficiente e produttiva anche degli stock di ricchezza esistenti.
Non solo, negli ultimi vent’anni, la ricchezza complessiva ha registrato una crescita media annua nominale dell’1,6%, ma in termini reali ha subito una contrazione media annua dello 0,4%, penalizzata da un’allocazione inefficiente. Spacchettando il dato si noterà che gran parte di questa ricchezza è concentrata in immobili (51%), e nella parte finanziaria investibile (che pesa il 30% sul totale della ricchezza) emerge uno sbilanciamento sulla liquidità (40%) e sul comparto obbligazionario (45%), mentre le azioni rappresentano solo una quota marginale del 10 per cento. Un altro dato degno di nota è quello relativo ai mercati privati, quasi del tutto ignorati, limitando ulteriormente il potenziale di crescita.
Nel dettaglio, il 2024 si chiuderà con un ulteriore aumento delle masse gestite, che raggiungeranno i 1.242 miliardi di euro, segnando un +12,8% rispetto ai 1.101 miliardi del 2023, un risultato nettamente superiore all’incremento dell’1,3% registrato dagli altri operatori. I principali driver di questa crescita saranno la raccolta netta (58 miliardi) e l’effetto mercato (55 miliardi), seguiti dall’ingresso di nuovi player, che contribuiranno per 28 miliardi.
Private banking, un impulso alla crescita in tre direttrici
Dunque, la domanda che l'Associazione si pone, alla luce del quadro illustrato è come poter, attivamente, dare impulso alla crescita. Ragaini, nel suo discorso, individua tre principali ambiti di ottimizzazione per stimolare la crescita delle ricchezza delle famiglie, con percentuali simili di consenso: la riduzione della quota di liquidità (91%), una maggiore diversificazione degli investimenti (92%) e l'estensione dell'orizzonte temporale (88%).
Le famiglie assistite dal private banking può vantare già una diversificazione dei portafogli nettamente superiore rispetto alle altre famiglie italiane. Come si evince dal grafico qui sotto, la liquidità incide solo per il 12% del portafoglio, contro il 50% delle altre famiglie, mentre gli investimenti in azioni raggiungono il 29%, rispetto a un modesto 10% degli altri. Tuttavia, la presenza nei private markets rimane marginale. Per l’industria del private banking, una priorità chiave è aumentare gli investimenti in azioni e nei mercati privati nei prossimi mesi, così da cogliere opportunità non disponibili nei mercati quotati.
Esposizione alle asset class
Imprenditori al centro
Un altro attore che li private banking dovrà monitorare molto da vicino è quello costituito dagli imprenditori. Infatti il 23% dei clienti PB sono possessori di imprese che dedicano una parte significativa delle loro interazioni con i banker a discutere temi legati alla gestione e al futuro delle loro aziende. Su questo Antonella Massari, segretario generale AIPB: “Considerata l’importanza del cliente imprenditore, AIPB ha istituito un Osservatorio sulle PMI per analizzare comportamenti, scelte organizzative e strategiche, al fine di individuare le migliori modalità di supporto per garantirne continuità e crescita". Dall’analisi, sostiene Massari, sono emersi ambiti prioritari su cui concentrare l’attenzione tra cui la governance, le fonti di finanziamento e il passaggio generazionale. "Il confronto tra consulente e imprenditore può soffermarsi sull’analisi dei rischi e opportunità che emergono nella vita di un’azienda, individuando strumenti e competenze utili nei momenti di discontinuità e crescita", chiosa la professionista.