L’analisi di Morningstar, presentata in occasione del primo degli eventi FundsPeople On Stage, conferma la crescita di queste strategie negli ultimi due anni, caratterizzate da una gestione attiva e con performance considerevoli nel breve periodo.
Per accedere a questo contenuto
Una strategia che ha visto un forte impulso in concomitanza con la pandemia di Covid 19 e che, soprattutto in Europa (e nello specifico in Italia), si associa a un investimento di tipo attivo. Due elementi emersi dalla ricerca FundsPeople presentata in occasione del primo degli incontri FundsPeople On Stage focalizzato sugli investimenti tematici. Elementi che si ripresentano anche nell’analisi Global Thematic Funds Landscape di Morningstar, discussa in occasione dell’evento milanese.
Il primo passaggio è la definizione di fondo tematico. Per fare ciò, Morningstar ha indicato il perimetro dell’universo di analisi, comprendendo: fondi azionari che seguono esplicitamente uno o più temi d'investimento; fondi sostenibili con focus su un tema specifico; fondi a gestione attiva e passiva, inclusi ETF e fondi comuni. Restano esclusi dall’ambito di analisi i fondi troppo “somiglianti” a quelli che investono nei settori tradizionali, altre asset class (come il reddito fisso) e i fondi che “richiamano” gli investimenti tematici ma non lo sono propriamente.
Una tassonomia su tre livelli
Per perimetrare ancora meglio lo studio Morningstar ha creato una sorta di tassonomia su tre livelli. Il primo livello sono i macrotemi, che possono comprendere, ad esempio, la tecnologia o i temi sociali. All’interno dei macrotemi si individuano dei sottotemi, sempre a titolo di esempio, il macrotema tecnologia può comprendere il fintech o la cyber security. A un terzo livello di profondità si posizionano i temi specifici: restando sull’esempio tecnologia e fintech, un tema specifico è la blockchain, o i pagamenti digitali. “Per ogni fondo abbiamo trovato e analizzato queste tre dimensioni”, afferma Valerio Baselli, senior editor Emea di Morningstar e autore dell’analisi. L’esperto riporta come il punto più “delicato” riguardi la distinzione di un fondo tematico da uno settoriale in quanto “a volte il limite non è così chiaro”. Perché questo confine sia ben definito entra in gioco un altro fattore: l’intenzionalità, “ossia l’obiettivo dichiarato da parte dell’asset manager”.
Numeri record
“I fondi tematici sono probabilmente i vincitori sui mercati finanziari dallo scoppio della pandemia a oggi”, sottolinea Baselli, indicando come nel periodo che va da aprile 2020 a dicembre 2021, i prodotti tematici a livello globale abbiano raccolto più di 300 miliardi di dollari: “più dei nove anni precedenti complessivamente”. Una volta stabilite le caratteristiche di un fondo tematico, infatti, è possibile analizzare l’andamento di questa fattispecie di investimento sul mercato. Al 31 dicembre 2021 il numero dei fondi tematici (a livello mondiale) era pari a 1.952: più del doppio rispetto a fine 2019 (quando se ne contavano 923). Parallelamente si è assistito anche a un boom dei flussi, che in tre anni sono triplicati arrivando a quota 806 miliardi di dollari: il 2,7% del patrimonio totale di fondi azionari. “Dieci anni fa – sottolinea Baselli – questa proporzione era dello 0,8%”. Soprattutto il 2021 è stato l’anno del rally, quando i fondi tematici globali hanno attirato 188 miliardi: più del doppio rispetto al 2020 (che già era un anno record). Una rilevazione che mette in luce il parallelismo tra le strategie tematiche e l’andamento della finanza mondiale con lo shock provocato dalla pandemia. Tanto che non sono aumentati soltanto gli asset, ma anche i prodotti, con 589 nuovi lanci nel solo 2021.
Una particolarità dei tematici, legata appunto a questi numeri, riguarda il fatto che, storicamente (e in tutti i mercati) questi prodotti sono trainati dalle performance dei mercati azionari. “La maggior parte di questi lanci storicamente avvengono alla fine di un rally di mercato”, continua Baselli, indicando come sia graficamente visibile nel 2000, alla vigilia della bolla dot com, nel 2007, poco prima della crisi finanziaria. E nel 2021.

Il panorama europeo
In Europa, quella delle strategie tematiche “è una storia di gestione attiva”. Ed è così anche nel resto del mondo a eccezione degli USA, dove il dato si ribalta. “Ma anche lì è un riflesso del mercato, in cui oltre la metà degli asset azionari, ormai da diversi anni, è gestita passivamente”, continua Baselli.

Sul fronte specifico dei temi, il panorama europeo (che riporta ancora una volta record in termini di flussi, di lanci e di asset) vede al primo posto i broad thematic (classificazione Morningstar). “Non è una sorpresa: il veicolo più grosso domiciliato in Europa è il Pictet Global Megatrend Selection, che rientra in questa categoria”, afferma l’autore dello studio. Mentre il fondo in seconda posizione, legato alla transizione energetica, ha visto una forte crescita negli ultimi 18 mesi in concomitanza con le spinte al settore date anche in sede politica e istituzionale.
Come si “muovono” i temi
Nella top 20 del 2021 dei fondi registrati alla vendita in Italia, la tematica più presente è il settore idrico. Ebbene “è interessante vedere che, sui 20 fondi più performanti del 2021, in 19 stanno perdendo soldi nel 2022”, afferma Baselli sottolineando come molte ricerche rilevino che, in media, “i fondi tematici non riescono a battere un indice azionario globale diversificato sul lungo periodo, perché è molto difficile generare alfa per tanti anni su un solo tema”. Questo si evince anche dallo studio, che indica come al I trimestre 2022 (dati al 24 marzo) l’acqua è sparita dalla classifica dei top performer. Emerge poi, tra i vari temi, quello della cyber security (anche come reazione a una serie di notizie sugli attacchi hacker che hanno trainato l’interesse negli ultimi mesi). Ma se davvero i tematici sono così “sensibili” a fattori contingenti, come si spiega il loro successo? Per Baselli le spiegazioni sono due. Da un lato i rendimenti, in quanto i tematici tendono a sovraperformare il mercato, e dall’altro la finanza comportamentale. Diversi studi mostrano come i fondi tematici siano più “comprensibili” per gli investitori, lo “storytelling”, insomma, poggia le sue basi sul vissuto dell’investitore stesso.

I limiti dei tematici
L’analisi di queste strategie, incontra, in definitiva, diversi paletti. In primo luogo i fondi che rientrano nello stesso tema, perfino i passivi, possono avere una selezione e un peso dei componenti molto diversi tra loro, quindi sono difficilmente confrontabili. In secondo luogo la mancanza di confronti oggettivi e coerenti a causa di un track record breve li rendono difficilmente analizzabili. Di conseguenza, quando si acquista un fondo tematico si fanno sostanzialmente tre scommesse: che il tema prescelto crescerà in futuro, che le aziende nel portafoglio del fondo trarranno vantaggio dalla crescita di questo tema, che gli utili di queste aziende si trasformino in rendimenti azionari. Ora il problema è che sul medio lungo periodo vincere queste tre scommesse è molto difficile “Negli ultimi tre anni la maggioranza dei fondi tematici ha sovraperformato i mercati azionari globali. Però se andiamo indietro nel tempo, a 10 anni soltanto il 39% dei fondi tematici sovraperforma il mercato. Mentre il dato scende al 10% sui 15 anni e, nello stesso arco temporale, quasi l’80% dei fondi tematici ha chiuso. A volte anche proprio per la natura della strategia di investimento, per il tema, che non può essere eterno”. In ultima analisi “quando si sceglie un fondo tematico - conclude Baselli - la domanda più importante è chiedersi se quel fondo esisterà tra cinque o dieci anni e se il tema prescelto ha basi solide, sapendo che sono strumenti utilissimi per diversificare il portafoglio”.