Con l’avvio del ciclo di tagli dei tassi Usa deciso dalla Fed nell’ultimo meeting di settembre, i mercati emergenti si configurano come una delle asset class più interessanti del momento. La riduzione dei tassi americani coincide infatti storicamente con un aumento dell’attenzione degli asset allocator verso le opportunità nei mercati emergenti. L’attrattiva è alta sia sul versante obbligazionario, per i rendimenti offerti dai bond emergenti a fronte di tassi core in graduale discesa nei mercati sviluppati, sia su quello azionario, per un possibile indebolimento del dollaro e maggiori flussi di investimenti globali a supporto delle performance delle aziende dei Paesi emergenti. Si prospetta dunque un periodo favorevole per i rendimenti di questi mercati? La view di M&G Investments, che ha recentemente tenuto a Milano un incontro riservato ai propri clienti sul comparto, suggerisce qualcosa in più: per quanto riguarda l’azionario potremmo essere alle porte di una fase prolungata di sovraperformance dei Paesi emergenti rispetto agli Stati Uniti. Il 2024 potrebbe segnare quindi il ritorno di un ambiente positivo, come quello del decennio 1999 - 2010, quando gli indici azionari emergenti hanno battuto l’S&P 500 (vedi grafico qui sotto).
Contesto macro favorevole per il reddito fisso
In questo momento propizio per i mercati emergenti, l’incontro di Milano è stata l’occasione per M&G Investments di approfondire la view e le opportunità di investimento nel comparto con due esperti di primo piano del team londinese della società di gestione: Claudia Calich, Head of Emerging Markets Debt e Michael Bourke, Head of Emerging Market Equities. Nonostante i rischi all’orizzonte non manchino, Claudia Calich delinea un quadro positivo per l’area emergente. Ciò in virtù di dati macroeconomici che pongono le basi per una loro sovra-performance rispetto ai mercati sviluppati. “Dal punto di vista macro, gli emergenti si trovano in una sorta di ‘sweet spot’. Al contrario di quanto accade nei paesi sviluppati dove si registra un rallentamento, la crescita nei mercati emergenti è in ripresa, suggerendo la possibilità di una sovra-performance di quest’ultimi nei prossimi mesi”, spiega Calich. “Inoltre, l’area emergente esce da un lungo periodo di disinflazione, motivo per cui le banche centrali di questi Paesi si trovano molto avanti nel loro ciclo di tagli. Nonostante il restringimento degli spread osservato negli ultimi tempi, i rendimenti nel comparto del debito sovrano emergente restano interessanti, tra l’8% e il 9%, e ci aspettiamo che si mantengano elevati anche nei prossimi mesi”, prosegue l’esperta.
Ma ci sono comunque delle incognite. La prima incertezza è sull’entità dei prossimi tagli della Fed dopo la prima sforbiciata aggressiva di 50 punti base degli scorsi giorni. La seconda fonte di preoccupazione è legata alla possibilità di un’escalation del rischio geopolitico in Medio Oriente. C’è poi da considerare l’esito delle elezioni presidenziali USA di novembre: l’eventualità di una rielezione di Donald Trump potrebbe infatti portare a un inasprimento dei dazi contro la Cina con conseguenti impatti negativi sull’universo degli emergenti. Calich tuttavia relativizza la portata di questo pericolo: “Se Trump avesse la meglio non si verificherebbero lo stesso violento repricing degli asset a cui abbiamo assistito dopo la sua vittoria al primo mandato”, dichiara.
Anche il segmento del credito corporate emergete continua a essere interessante: “I tassi di default nel credito HY, se si escludono il real estate in Cina, l’Ucraina e la Russia, sono in ribasso. Nonostante le valutazioni siano meno convenienti che in passato, il corporate HY resta un segmento attraente. La qualità del credito è mediamente alta. In assenza di shock di portata tale da sconvolgere i mercati, come ad esempio una recessione severa negli Usa, le opportunità di investimento sono molte”, afferma Calich che è poi entrata nel merito del posizionamento di portafoglio di due strategie di punta di M&G da lei gestite focalizzate sull’obbligazionario emergente: l’M&G (Lux) Emerging Markets Bond Fund, che ha ottenuto il rating FundsPeople 2024, e la sua versione in valuta forte,l’Emerging Markets Hard Currency Bond Fund.
Azionario, view costruttiva sulla Cina nonostante la crisi
L’analisi di Michael Bourke ha dato grande spazio a uno dei temi che tengono più in apprensione gli investitori: la crisi della Cina. Il Dragone infatti è da tempo afflitto da un declino della crescita che le impedisce di tornare ai livelli pre Covid. In più, la scoppio della bolla del settore immobiliare, che rappresenta quasi un terzo del PIL di Pechino, ha penalizzato fortemente l’andamento dell’economia, incapace di confermare i tassi di sviluppo vertiginosi del suo recente passato. A ciò si aggiunge il fatto che il governo cinese ad oggi non ha ancora messo in campo politiche di stimolo significative per invertire questa tendenza. “La Cina cresce meno del previsto anche in conseguenza di alcune scelte del governo che non sta intervenendo massicciamente per stimolare la ripresa”, analizza Bourke. Secondo l’esperto, la chiave per il risveglio del Dragone sono i consumi interni che oggi languono. “I consumi sono il punto di partenza per risolvere questa crisi”, afferma Bourke.
Eppure nonostante il periodo complesso, Bourke mantiene una view costruttiva per l’azionario cinese, su cui investe seguendo un approccio value tramite l’M&G (Lux) Global Emerging Markets Fund. “Le azioni cinesi rimangono per noi interessanti non soltanto per le valutazioni accessibili. Ci sono settori come quelli dei chip, delle tecnologie green o dell’automotive in cui la Cina vanta aziende leader globali. Inoltre, il costante aumento negli ultimi anni dei dividendi e dei riacquisti di azioni proprie da parte di società cinesi quotate fa ben sperare”, analizza Bourke che ha concluso passando in rassegna gli altri Paesi dove ritiene si trovino le migliori opportunità, ovvero India, Brasile, Corea del Sud e Sud Africa.