L’annuncio dell’offerta su Banco BPM ha avuto effetti sui titoli, sulle attese in merito al risiko bancario e sul mondo politico. Tuttavia occorre scendere nel dettaglio per comprendere le ricadute dell’operazione sulle SGR legate ai grandi gruppi italiani (e non).
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Il mondo finanziario italiano (ed europeo) ha avviato la settimana con una nuova “scossa”. Come riportato anche da FundsPeople nella mattinata di ieri, Unicredit ha lanciato un’operazione pubblica di scambio volontaria (OPS) su Banco BPM per 10,1 miliardi di euro, interamente in azioni. Una mossa inattesa, tanto che si è sbilanciato anche il governo. L'OPS lanciata dal gruppo guidato da Andrea Orcel su Banco Bpm è un'operazione "comunicata, ma non concordata con il governo", ha dichiarato il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, a margine di un'audizione, aggiungendo che "com'è noto esiste il golden power, il governo farà le sue valutazioni, valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta". In precedenza, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini aveva detto di sperare che la mossa di Orcel “non fosse un tentativo di rovinare i piani del governo di creare un terzo polo bancario nel Paese, alle spalle di Intesa Sanpaolo e UniCredit”. Oltre a toccare equilibri in ambito bancario, di valutazione del titolo, la mossa di Unicredit sull’istituto milanese, va anche a impattare sul delicato equilibrio delle società di gestione coinvolte in maniera “collaterale”.
Anima (A)mundi
Nella nota di ieri, Unicredit sottolinea che l’istituto “prende atto” dell’OPA sulla totalità delle azioni di Anima Holding, lanciata da Banco BPM lo scorso 6 novembre, (operazione ventilata, anche se in altre forme, dagli analisti già in passato) ed è interessante ricordare in questa sede come due settimane fa, Piazza Meda abbia ha acquisito il 5% di MPS, il primo distributore di prodotti di Anima (le due entità hanno in essere un contratto con scadenza 2030), che per parte sua è salita al 4% dell'istituto senese. Ebbene, nella call con gli analisti nella mattina del 25 novembre, Orcel si è smarcato dal dossier MPS, ma interrogato sul punto, ha dichiarato che i rapporti con Amundi, “sono solidi”. UniCredit è, infatti, il principale partner di Amundi in Italia (il contratto con il gestore più grande d’Europa scade nel 2027 e in passato lo stesso Orcel aveva dichiarato che non lo avrebbe rinnovato), e con l’offerta su Banco BPM, come detto, Anima entrerebbe nella sfera dell’istituto.
Credit Agricole alla finestra
Secondo quanto riporta poi Reuters, a complicare le relazioni tra Amundi e UniCredit, vi è che la società è di proprietà della francese Credit Agricole. Se si guarda all’azionariato di Banco BPM, infatti, Credit Agricole è il primo azionista dell’istituto milanese con una partecipazione rilevante per il 9,18% (segue BlackRock con il 5,24% subito davanti a Fondazione Enasarco che ha un 3,01% delle quote). In questo gioco di incastri, Orcel ha detto che UniCredit manterrà un'offerta di gestione patrimoniale per i clienti che include i prodotti dei “migliori operatori del settore” come Amundi e i gestori di fondi locali come Anima.
Sempre in ambito gestito, altra notizia dei giorni scorsi è la nascita di Banco BPM Invest SGR, società di gestione del risparmio interamente controllata da Piazza Meda e rivolta alla clientela istituzionale, focalizzata sul settore degli investimenti alternativi.
Con l’acquisizione dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna, dunque, Unicredit si colloca non soltanto in un settore della gestione del risparmio in fermento, ma rafforza la sua posizione in linea con le parole dell’AD che aveva dichiarato come il 2024 sarebbe stato per la banca “l’anno del risparmio gestito”.
Effetto tassi?
UniCredit, impegnata anche in Germania su Commerzbank , ha detto oggi che l'offerta su Banco BPM è "indipendente e autonoma" rispetto ai propri piani sull'istituto tedesco. Tra le motivazioni che hanno spinto il gruppo guidato da Orcel a muoversi in casa, secondo gli esperti, ci sarebbero anche le prospettive legate alla riduzione dei tassi di interesse, che stanno galvanizzando in generale il campo di gioco delle banche in Europa. Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners nota come in Spagna si sia già aperta l’acquisizione “ostile” con BBVA e Banco Sabadell, e vede la difficoltà di operare “acquisizioni transfrontaliere” in testa alle motivazioni di questi movimenti interni. “Sta anche cambiando la politica monetaria europea: fino ad ora le banche hanno beneficiato di alti tassi di interesse e quindi anche di conti economici molto forti grazie al margine di interesse”. In questo momento “le banche devono aumentare le proprie linee di business e diversificare le fonti di ricavi. Lo stanno già facendo, ad esempio l’operazione Anima va in quella direzione, cioè si cerca di avere le case prodotto all’interno della banca e quindi generare più commissioni e colmare quello che sarà il minore margine di interesse nei conti economici”.
Ciascuno a casa sua
Concorda sul “maggior potenziale di creazione di valore” delle fusioni e acquisizioni nazionali Marco Troiano, head of financial institutions, Scope Ratings che ricorda come l’offerta di Banco BPM su Anima sia “un esempio paradigmatico dei vantaggi del cosiddetto Danish Compromise” e ne sottolinea la coerenza “con il suo piano strategico di sfruttare il fatturato generato dalle sue fabbriche di prodotti”. Secondo l’esperto, “l'acquisto da parte di BPM del 5% di BMPS nel recente a Accelerated Book Building – ABB (insieme all'acquisizione del 3% da parte di Anima), “ha consolidato l'intenzione di BPM di assicurarsi una partnership a lungo termine con MPS (il principale distributore dei prodotti di Anima). Allo stesso tempo, la transazione ha posizionato BPM come un forte candidato per un'acquisizione completa di MPS”.
Di diversa opinion Filippo Alloatti, head of financials credit di Federated Hermes. L’esperto ritiene che “l'annuncio di oggi (ieri, ndr) mette a rischio anche la combinazione Monte dei Paschi e Banco BPM, con Banco BPM e Anima Holding che già detengono una quota del 9% del Monte dei Paschi”.
Gli analisti “promuovono” l’operazione
Secondo Marco Nicola di Jefferies, oltre ad avere senso strategico, “nel contesto di un'ulteriore potenziale mossa del Banco su MPS”, la logica della mossa di Unicredit, “è supportata anche dall'offerta in corso di Banco Bpm per Anima e dall'opzionalità aggiunta su Mps (sebbene il management abbia escluso qualsiasi ambizione su Mps durante la call)”. Mentre Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, l'OPS di Unicredit sul Banco “rappresenta una sinergia di grande valore”. Diodovich, tuttavia, non esclude la complessità dell’operazione: “Crediamo che la mossa di Orcel abbia preso in contropiede i vertici di Banco BPM, in particolare il CEO Giuseppe Castagna che aveva/ha l’ambizione di creare il terzo polo bancario. Riteniamo inoltre che l’offerta di Unicredit sia al momento bassa e ci aspettiamo una probabile nuova offerta molto più elevata per convincere gli azionisti di Banco BPM”. L’esperto conclude come il focus attuale di Unicredit si comunque su BPM, “l’operazione finanziaria su Commerzbank richiederà molto più tempo (esito elezioni tedesche, formazione nuovo governo, mosse di difesa dei vertici della banca, …)”. D’altronde Banco BPM, “già considerato uno degli attori più dinamici nel panorama bancario nazionale, possiede un portafoglio clienti grande e diversificato, con una forte penetrazione nei territori del nord Italia. Questa unione – conclude Diodovich – potrebbe garantire di generare vantaggi significativi per entrambe le parti”.