Usa, recessione in arrivo? Ad oggi uno scenario di rallentamento della crescita più probabile

USA bandiera news
Luke Michael, foto concessa (Unsplash)

Nelle ultime due settimane i mercati hanno registrato una correzione piuttosto violenta, alimentata da timori che l’economia americana stia mostrando rischi di recessione. Ciò ha sollevato alcuni importanti interrogativi: qual è lo scenario più probabile: recessione o semplicemente crescita più lenta? In secondo luogo, come risponderà la Federal Reserve (Fed) e cosa significherà questo per i tassi di interesse? E infine, quali saranno gli impatti sull’asset allocation?

I dati indicano una crescita più lenta

Solo dieci giorni fa la crescita del PIL americano ha sorpreso al rialzo con un robusto 2,8%, ben al di sopra delle aspettative di consenso del 2,1% e le indagini PMI di luglio hanno mostrato un lieve miglioramento soprattutto nella componente dei servizi. Ma l’umore dei mercati è cambiato in modo repentino. Da allora, infatti, alcuni dati hanno contribuito ad una lettura più cauta del contesto economico americano. “Tuttavia, un’analisi più equilibrata dei dati macro suggerisce che stiamo osservando quei segnali di crescita più lenta, che erano attesi e voluti dalla Fed per giungere alla sconfitta finale dell’inflazione, che non necessariamente porteranno a una recessione”, osserva Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management.

Inoltre, le prospettive per i consumi restano favorevoli. “L’analisi delle prospettive per l’economia degli Stati Uniti deve partire dai consumi”, avverte l’esperta. “I dati recenti appaiono favorevoli, con la spesa reale dei consumatori che registra una crescita annualizzata dell’1,6% dall’inizio dell’anno”, dice Toschi. “Si stima che la spesa dei consumatori potrebbe restare positiva con una crescita dell’1,0%-2,0% per il resto del 2024 e nel 2025”, aggiunge Toschi.

Alcuni degli indicatori che gettano delle ombre sullo stato di salute della prima economia al mondo provengono dal mercato del lavoro, con l’ultimo rapporto sull'occupazione negli Usa più debole del previsto. “Ma l’occupazione è ancora in crescita con 114.000 nuovi posti di lavoro non agricoli”, osserva la Global Market Strategist. “Si è registrato un rialzo del tasso di disoccupazione al 4,3% che tuttavia resta molto basso. Ciò sembra evidenziare una fase di normalizzazione dopo un periodo eccezionale”, spiega. “In più, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione settimanali, sebbene siano salite a 249.000, rimangono ben al di sotto dei livelli tipici di una recessione”, continua.

“I dati macro sembrano coerenti con una crescita del PIL reale che scenderà dal 3,1% su base annua nel secondo trimestre a un ritmo vicino all’1% per il resto del 2024 prima di recuperare una crescita del 2,0% nel 2025”, argomenta Toschi.

Fed, taglio imminente sempre più probabile

I dati economici più deboli, combinati con i recenti segnali di diminuzione dell’inflazione, avevano già indotto la Fed a segnalare l’intenzione di tagliare i tassi a settembre. “Con una maggiore fiducia sull’inflazione e maggiori preoccupazioni per quanto riguarda la crescita, la Fed potrebbe sentirsi incline ad agire in modo più aggressivo nel tagliare i tassi nelle prossime riunioni”, dice Toschi.

“I mercati si attendono un taglio dei tassi anche di 50 punti base a settembre con ulteriori tagli dei tassi di 50 punti base a novembre e dicembre prima di fermarsi per vedere se la crescita si rafforza nuovamente all’inizio del 2025”, continua. “Questo cambiamento nelle prospettive dell’economia e dei tassi di interesse ha già portato a un calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni dal 4,48% di inizio luglio al 3,79% di oggi”, dice Toschi.

Secondo l’esperta di J.P. Morgan AM, per ora uno scenario di rallentamento sembra più probabile di una vera e propria recessione negli Stati Uniti. “Un’economia più fragile aiuta a compiere l’ultimo percorso di calo dell’inflazione verso i target delle banche centrali, che negli ultimi mesi era sembrata un po' in stallo, soprattutto negli Stati Uniti. Una maggiore debolezza del mercato del lavoro e dei salari, che si sta osservando soprattutto negli Stati Uniti, sono fondamentali per raggiungere questo obiettivo”, argomenta. “Dopo i recenti tagli dei tassi della BCE, della BOE e di altre banche centrali del mondo sviluppato, ci si aspetta che anche la Fed al più tardi a settembre, intraprenderà questo sentiero. Le aspettative sono per tagli che potrebbero essere più rapidi rispetto a quanto previsto fino ad ora. Un taglio di 50 punti base (anziché 25) non è escluso e altri potrebbero seguirne di pari entità prima della fine dell’anno. Una politica monetaria più accomodante nel mondo sviluppato contribuirà ad alimentare quel contesto di soft landing che resta lo scenario base”, spiega Toschi.  

Al via una rotazione di mercato

Questo cambiamento dello scenario e la prospettiva di tagli più decisi da parte della Fed ha anche indotto una rotazione di mercato, mentre ha allontanato l’attenzione dalla tematica del Mag 7 che aveva prevalso nella prima parte dell’anno e fino a metà luglio, anche a seguito dell’annuncio di dati di utili meno favorevoli delle attese. “Dal picco raggiunto a metà del mese scorso, l’indice S&P500 è sceso di quasi il 6%, mentre il Nasdaq, più focalizzato sulla tecnologia, del 10,0 per cento”, sottolinea Toschi.

“L’attesa di taglio dei tassi sta alimentando una forte fase di rotazione settoriale alla ricerca di settori e titoli che possono beneficiare di tassi più bassi”, commenta l’esperta. “In questo contesto abbiamo visto un ritorno di interesse verso le small caps, meno vulnerabili in un contesto di tassi più bassi, e che presentano un forte sconto di valutazioni rispetto alle Large caps”, dice. “Inoltre, la tematica della concentrazione sta scemando. Infatti il differenziale di crescita degli utili tra Mag 7 e resto del mercato americano, che è stato alla base del forte rally dei titoli tech americani, è destinato a scendere ed entro fine anno i tassi di crescita degli utili di queste due categorie di titoli americani tenderanno a convergere”, conclude l’esperta.