Mantenere un’esposizione alla duration “appropriata” posizionandosi correttamente lungo la curva dei rendimenti. Il motivo? La curva potrebbe “consolidare la sua pendenza positiva nei prossimi mesi dopo un lungo periodo di inversione”. Mauro Valle, head of fixed income di Generali AM, parte dall’aspettativa dei tassi di interesse “stabili o in diminuzione” nell’ultimo trimestre dell’anno per delineare la strategia sul reddito fisso della società parte di Generali Investment. Secondo l’esperto, “il calo dei rendimenti sarà probabilmente più pronunciato per le scadenze a breve e medio termine, grazie al supporto che questa parte della curva riceverà dai previsti tagli dei tassi”.
Le scelte delle banche centrali
A spingere su questo posizionamento il contesto generale, che Valle analizza sotto i vari aspetti, macro e finanziari. In primis, i tassi di interesse, da giugno ormai ai livelli più bassi dell’anno su entrambe le sponde dell’Atlantico “sostenuti dalle aspettative di tagli dei tassi da parte delle banche centrali e da un rallentamento macroeconomico, oltre che dal calo dell'inflazione”. Da un lato, il taglio di 50 punti base deciso dalla Fed lo scorso 18 settembre e superiore al consenso, si è configurato come “una sorta di taglio assicurativo’ per garantire un atterraggio morbido per l'economia statunitense”. Dall’altro la BCE, che la settimana prima ha operato il secondo taglio (il primo fu a giugno) di 25 bps, senza tuttavia dare indicazioni sulle prossime mosse, ribadendo, a detta di Valle, un “approccio meeting per meeting e data-dependent”.
Il contesto macro
La prudenza di Francoforte, d’altronde, è motivata da diversi fattori, a partire dal dato sull’indice dei prezzi al consumo. “Nelle loro revisioni delle stime di inflazione, hanno confermato la convergenza dell’inflazione al 2% ma solo nella seconda metà del 2025, aspettandosi un livello dei prezzi ancora relativamente alto tra la fine del 2024 e l’inizio del prossimo anno”, sottolinea il manager indicando come anche le previsioni di crescita siano state riviste al ribasso, “in linea con i dati che confermano un rallentamento macroeconomico dell’Eurozona, soprattutto per il manifatturiero tedesco”. Da qui le attese per un ulteriore taglio a dicembre, “ma poi la BCE potrebbe accelerare il passo nel prossimo anno, soprattutto se la Fed dovesse decidere per dei tagli di 50 bps”.
Intanto negli Stati Uniti il Treasury dai livelli del 4,5% di fine giugno è arrivato a toccare il 3,6% dopo dati del lavoro più deboli del previsto. A questo si aggiunge il tasso di disoccupazione al 4,2% che, nelle parole dell’esperto “potrebbe essere un primo campanello d’allarme che l’economia americana possa rischiare una fase di rallentamento più forte di quello ipotizzato sinora, il cosiddetto soft landing (atterraggio morbido)”. Per contro, con un dato del 2,5% ad agosto, l’attesa per una discesa del tasso di inflazione sembrerebbe seguire le attese. Su tutto pesano le incognite geopolitiche e l’appuntamento con le presidenziali di novembre. “Questo si traduce in una aspettativa superiore ai quattro tagli entro la fine dell’anno, cioè la possibilità che la FED sia pronta a tagliare anche di 50 bps in uno dei prossimi meeting per evitare un rallentamento economico troppo marcato”. Oltre far scendere i tassi US decennali, afferma Valle “questo contesto ha fatto disinvertire la curva dei rendimenti: lo spread tra il tasso a dieci anni e quello a due anni è tornato positivo dopo più di due anni”.
Come posizionarsi sull’obbligazionario
L’invito a posizionarsi con attenzione lungo la curva dei rendimenti, dunque, si definisce a fronte dello scenario descritto. A questo si aggiunge che, “in un contesto di tassi di interesse chiaramente positivi, la tradizionale correlazione negativa tra azioni e obbligazioni ritorna durante periodi di forte volatilità. Pertanto, una posizione a lunga durata fornisce una copertura naturale per i portafogli durante le fasi di avversione al rischio sul mercato”. Tale strategia, secondo l’esperto, può essere applicata ai portafogli che investono in obbligazioni societarie. “Concentrarsi sul posizionamento corretto della duration può mitigare gli effetti negativi dell'ampliamento degli spread creditizi, che tendono a verificarsi durante i periodi di avversione al rischio di mercato. La volatilità del mercato di agosto, ad esempio, ha visto un ampliamento degli spread, ma l'impatto di questi spread più ampi sarà probabilmente attenuato dai tassi più bassi”.
Alla luce di queste considerazioni, la posizione di Generali AM sulle obbligazioni societarie rimane neutrale/positiva. “Sebbene gli spread creditizi possano essere soggetti a volatilità, in particolare per le obbligazioni investment grade, questo segmento rimane attraente, soprattutto considerando i tagli dei tassi previsti nei prossimi trimestri. Dato il livello compresso degli spread creditizi durante questo periodo – conclude Valle –, preferiamo lavorare sul profilo di rischio dei portafogli di credito, riducendo il beta o, in altre parole, riducendo le posizioni più rischiose, piuttosto che ridurre l'esposizione al credito”.