Prosegue la ripresa ma inflazione, volatilità dei tassi e varianti del virus sono le maggiori preoccupazioni. Il contesto resta favorevole per le attività di rischio, tuttavia è importante diversificare.
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Dopo il forte rimbalzo della crescita globale in seguito al crollo dei mercati senza precedenti dello scorso anno causato dal COVID-19, cosa ci riserverà la seconda metà del 2021? I gestori di fondi internazionali evidenziano gli indicatori macroeconomici chiave che stanno tenendo d'occhio e le asset class su cui puntare nei prossimi sei mesi. Ecco le loro view:
VOLATILITÀ DEI TASSI
Secondo Pascal Blanqué Group CIO e Vincent Mortier Deputy Group CIO di Amundi siamo ormai in prossimità del picco dell'accelerazione economica e quello che conta per il prossimo futuro è ciò che resterà di questo rimbalzo nella crescita e nell'inflazione. “I mercati stanno prezzando uno scenario caratterizzato da bassa inflazione e un aumento della crescita, ma probabilmente finiremo invece per ritrovarci con un'inflazione strutturale più elevata e una crescita più bassa”, affermano.
Nella view dei due esperti, la direzione dei tassi reali è un elemento fondamentale: gli investitori dovranno tenere conto dell'inflazione e migliorare la diversificazione per affrontare le sfide di un livello più elevato e la volatilità dei tassi. “I titoli di Stato non sono più l’efficiente diversificatore dei portafogli bilanciati, ma mantengono un ruolo ai fini della liquidità. La duration dovrebbe rimanere short. Crediamo che le azioni siano un motore strutturale di rendimenti, una sorta di asset reale. Gli investitori dovrebbero considerare le azioni attraverso una lente di inflazione: valore, dividendo, infrastruttura”, spiegano.
Gilles Möec, capo economista di AXA Investment Managers, è d'accordo: il contesto macroeconomico è positivo, in particolar per le attività di rischio, azioni in primis e credito. "Questo insolito ciclo economico, che ha ancora una pandemia globale come sfondo, è destinato a maturare ulteriormente", prevede. Di conseguenza, non sarà facile anticipare grandi cambiamenti nei mercati azionari, sia nella forma della curva dei rendimenti che nella performance dei ‘mercati incrociati’.
La diversificazione rimane quindi molto importante nell'elaborazione di strategie d'investimento. Sia in una o più classi di attività. Möec è anche positivo sulle prospettive di crescita e sull'andamento dell'inflazione nel medio termine. "Ma ad un certo punto i tassi cominceranno a salire e la Fed ha già messo i mercati in allerta", sottolinea.
Secondo lo scenario di base diAberdeen Standard Investments l'economia globale è destinata a sperimentare diversi anni di crescita superiore al trend. Una crescita guidata principalmente da una progressiva eliminazione delle restrizioni, pur con l’emergere di nuove varianti del virus, dal mantenimento di politiche monetarie e fiscali altamente accomodanti.
“Si tratta di uno scenario favorevole alle azioni”, spiega Tommaso Tassi, head of Distribution Italy. All'interno di questa asset class l’esperto indica che alcune delle aree più cicliche del mercato sono ancora attraenti, “anche se i recenti cali dei rendimenti dei titoli di stato, uniti ai continui forti utili, suggeriscono cautela nel lasciare troppo rapidamente alcune delle aree di qualità/crescita del mercato”, ammette. Sul fronte obbligazionario, i titoli di stato hanno recuperato il loro equilibrio dopo le oscillazioni causate dall'inflazione alla fine del primo trimestre. “Questo recupero, però, lascia poco margine in termini di valore e implica una certa vulnerabilità a ulteriori pressioni inflazionistiche prolungate”, avverte.
“In ambito reddito fisso, prediligiamo asset ad alto rendimento come le obbligazioni emergenti, mentre per quando riguarda le azioni titoli non USA, con approccio bilanciato verso gli stili”, avverte Nadège Dufossé, Global head of Multi-Asset di CANDRIAM. Per l’esperta l'aumento dei rendimenti e il miglioramento della crescita sostengono un sovrappeso sui settori value, come banche e materie prime, mantenendo un’esposizione su società di beni di consumo di base e healthcare, per fornire una certa resilienza ai portafogli.
Determinante anche l'individuazione di tendenze a lungo termine che emergono dalla crisi del COVID. “La ricostruzione è un'opportunità per creare un'economia più sostenibile, equa e resiliente. Riteniamo, inoltre, che sia in corso una nuova era di de-globalizzazione dovuta a una transizione ecologica che incoraggia il consumo locale, un passaggio da un modello di efficienza a un modello di resilienza che dovrebbe ridurre l'eccessiva dipendenza da un numero ristretto di Paesi e aziende, favorendo industriali e robotica, utili per contribuire a reindustrializzare le economie sviluppate”, analizza. “Il disaccoppiamento USA-Cina farà probabilmente emergere due sfere di influenza con un desiderio di indipendenza monetaria, industriale, tecnologica ed economica. Questa corsa al vertice dovrebbe stimolare R&S e innovazione”, conclude.
Per il chief investment strategist di BlackRock Bruno Rovelli ci attende un panorama in cui emergono tre temi principali: il primo è un nuovo equilibrio per i tassi nominali: la ripresa continuerà, ma le banche centrali saranno meno reattive e più tolleranti all’inflazione. “Questo ci porta a pensare che nel breve termine i tassi saliranno seppur con lentezza. I tassi reali rimarranno significativamente negativi fornendo uno stimolo per i mercati azionari”.
Da ciò, ne deriva una view positiva per le attività di rischio, in un posizionamento strategico che Rovelli riassume così: “Azioni meglio del credito e il credito meglio dei titoli sovrani”. Un’altra tematica su cui riporre l’attenzione è la crescita della Cina. “Pechino sta dando più peso alla qualità che alla quantità della crescita, con un maggior controllo sui rischi finanziari e sugli oligopoli. Dal punto di vista tattico siamo neutrali sul paese, ma il potenziale strategico di lungo termine resta intatto”. Infine, nuove opportunità potrebbero emergere dai settori impegnati nella transizione energetica, una tema che occupa una posizione chiave nei piani di rilancio dei Governi mondiali per i prossimi decenni.
Diversi tra gli esperti degli asset manager internazionali concordano sul fatto che la crescita nelle principali economie sia solida. "In seguito all'arrivo dei vaccini lo scorso novembre, le nubi della tempesta pandemica si stanno dissipando", sostiene Robert Lind, economista di Capital Group. Con l'aumento delle vaccinazioni e l'allentamento delle restrizioni, è probabile che le principali economie registrino una crescita solida per il resto dell'anno e fino al 2022. I consumatori e le imprese ricchi di denaro sono disposti a spendere, un fattore che accelera il recupero con implicazioni per i portafogli.
"Comprensibilmente, la ripresa dell'economia globale, guidata da una domanda repressa e da uno stimolo governativo senza precedenti, ha alimentato i timori degli investitori di una maggiore inflazione e di un aumento dei tassi", analizza Lind. Non si aspetta un ritorno dell'alta e volatile inflazione degli anni '70. Ma un periodo di inflazione moderatamente alta potrebbe aiutare l'economia ad adattarsi allo shock della pandemia. Il rischio che Lind prevede è che le banche centrali saranno costrette ad accogliere deficit più alti e debito pubblico, il che potrebbe portare a pressioni inflazionistiche più persistenti.
Anche Daniel Morris, senior investment strategist di BNP Paribas AM, previde uno scenario favorevole per le attività di rischio. Il recente cambiamento nel messaggio della Fed sulle prospettive d'inflazione e sui tassi d'interesse andrà a modificare in modo sostanziale le prospettive per alcuni mercati. "Da un lato, poco è cambiato", ammette. La politica delle banche centrali resta accomodante, lo stimolo fiscale prosegue e i tassi di vaccinazione continuano a salire.
Ma si attende un ulteriore aumento dei tassi, motivo per cui le prospettive per i mercati azionari e gli asset di rischio sono positive. "D'altra parte, la politica monetaria degli Stati Uniti si restringerà prima del previsto", afferma. Morris. La Fed si sta ora concentrando su quanto siano forti queste pressioni inflazionistiche e sulla necessità di aumentare i tassi per contenerle. “In seguito alle nuove priorità della Fed alcune delle scommesse reflazionistiche (come l'aumento dei rendimenti dei Treasury e delle aspettative di inflazione e la sovraperformance dei titoli value e ciclici) dovranno essere ripensate”, prevede.
DISPERSIONE
Una view positiva per gli asset rischiosi anche per DPAM, ma in particolar modo dei mercati sviluppati. Maggiore incertezza, invece, per le azioni degli emergenti. Secondo il portfolio manager Olivier Van Haute i driver della ripresa del primo semestre, nonostante le incertezze, rimangono intatti. sviluppati. “In Europa e Stati Uniti ci aspettiamo che la crescita rimanga robusta”, spiega. Al contrario, i mercati emergenti, rimangono pesantemente colpiti dalla pandemia, il che spinge ad una maggiore cautela. “Lo stesso dicasi per quanto riguarda il Giappone, in parte a causa del suo lento ritmo di vaccinazione”, aggiunge.
Altro tema chiave per DPAM è l’inflazione, che dovrebbe rimanere elevata nella seconda metà dell'anno a causa degli effetti di base e dei problemi legati alle catene di approvvigionamento. “Ci aspettiamo che la forte crescita economica e i dati sull'occupazione accelerino nel secondo semestre e pertanto rimaniamo cauti sui titoli di Stato relativamente a tutte le durate. Sul fronte della politica monetaria, ci aspettiamo una stretta solo molto graduale nei mercati sviluppati”, evidenzia Van Haute.
Per Romain Boscher, global chief investment officer di Fidelity International, l’ambiente macro positivo porta prospettive di guadagno molto favorevoli, in particolare per l’equity. Questo spiega le alte valutazioni all'inizio del semestre. Ma mette in luce un punto molto importante: "Non dobbiamo fare un confronto con l'anno scorso, che avrebbe poco senso data la recessione economica, ma con il 2019". Così, mentre i profitti in Europa da qui a dicembre (e entro il 2021) potrebbero essere solo leggermente più alti di due anni fa, a livello globale si aspetta un aumento medio del 15%, guidato dall'Asia.
Questa situazione, sottolinea, sarà rafforzata da massicci investimenti da parte dei Governi di tutto il mondo, con una dispersione che taglia i confini settoriali e geografici. Anche se mantiene un bias verso il growth, dice che i titoli ciclici in settori come la tecnologia e gli industriali saranno favoriti. Rimangono anche cauti sul potenziale di rialzo delle banche.
A CHE PUNTO SIAMO DEL CICLO?
Anche per Emanuele Bellingeri il ciclo economico globale gode di ottima salute, “ma seppur anagraficamente giovane comincia già a mostrare alcuni segni di maturità”, osserva. Secondo l’head of Asset Management Italy di Credit Suisse è ragionevole ipotizzare uno scenario di rallentamento dopo l’exploit estivo,che si accompagnerà ad un atteggiamento meno accomodante delle Banche Centrali ed al venir meno di alcune importanti misure a sostegno dei consumi”, spiega.
L’elemento meno prevedibile rimane quello della pandemia e delle nuove varianti che, seppur ben controllata dai vaccini, rappresenta un fattore di disturbo per un ritorno ai comportamenti sociali pre-pandemia. “I portafogli andranno quindi adattati ad un probabile cambio di regime riducendo l’esposizione ciclica a favore di asset class che abbiano caratteristiche più difensive o che siano legate a trend più strutturali”, sostiene Bellingeri. Infine una maggiore diversificazione dei portafogli con le strategie multi asset consentirà di contenere la volatilità e garantire rendimenti adeguati rispetto a quelli dell’obbligazionario che si manterranno presumibilmente bassi.
Un quadro positivo ma non privo d’incertezza, poiché il ritmo della ripresa economica è strettamente connesso al successo nella lotta al virus. “I politici di tutto il mondo affrontano la difficile sfida di determinare quando e in quale forma sarà possibile tornare alla vita pre-COVID”, avverte Sonal Desai, chief investment officer di Franklin Templeton.
Con una preoccupazione in più: l’inflazione. “Sarà difficile mantenerla contenuta poiché i prezzi continuano a salire e le autorità regolatorie mantengono una posizione politica molto libera. L'aumento dell'inflazione potrebbe costringere le banche centrali a inasprire la politica monetaria più rapidamente delle aspettative del mercato per frenare i prezzi”, fa notare. “Nonostante il consensus (ormai indebolito) sul fatto che l'inflazione sarà transitoria, i prezzi in forte aumento stanno esercitando pressioni sulle autorità fiscali e monetarie affinché adeguino la politica per prevenire il surriscaldamento economico. Al contrario, con mercati ampiamente quotati alla perfezione, un cambiamento nell'orientamento politico potrebbe comportare una significativa volatilità, un risultato che i banchieri centrali sperano di evitare”, osserva.