Voluntary disclosure, le attività rimpatriate si fermano a 15,7 mld

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foto: autor Lasse Christensen, Flickr, creative commons

Cominciano a farsi più nitidi i contorni dell’esito della voluntary disclosure italiana. L'autodenuncia fiscale per i capitali non dichiarati si è chiusa il 30 novembre. Fino alla fine di dicembre c'è tempo solo per i documenti legati a istanze già presentate. Le cifre a oggi qui emerse, fornite dal ministero italiano dell'Economia, indicano un quadro molto più interessante per la Svizzera e il Ticino che per l’Italia. I capitali oggetto di voluntary disclosure, infatti, sono pari a 59,5 miliardi di euro. Di questi, le attività effettivamente rimpatriate si fermano a 15,7 miliardi mentre altri 43,8 miliardi restano oltreconfine. E il gettito per il Fisco italiano è di 3,8 miliardi, un importo destinato a crescere del 10% per effetto degli interessi.

Nel dettagli, il 69,3% delle attività emerse viene dalla Svizzera, il 7,7% dal Principato di Monaco, il 3,6% dalle Bahamas, il 2,2% da Singapore, il 2,16% dal Lussemburgo. Per quel che riguarda le regioni italiane più toccate dall'autodenuncia, in testa c’è la Lombardia con il 45,1% delle attività emerse, seguita dal Piemonte con l’11,5%. Un quadro, dunque, positivo pe la Svizzera e per il Ticino. Secondo Claudio Generali, presidente dell'Associazione bancaria ticinese (ABT), “l’impressione è che molti detentori di piccoli patrimoni abbiano fatto rientrare i capitali in Italia. E che invece molti detentori di patrimoni più consistenti, ovvero dai 500 mila franchi in su, per arrivare agli svariati milioni, abbiano scelto invece di lasciare i loro capitali in gestione alle nostre banche”.

Intanto, resta complicato il fronte dei rapporti tra Berna e Roma i tema di accesso al mercato italiano dei servizi finanziari da parte delle banche svizzere. Il capitolo è presente nei negoziati fiscali tra Svizzera e Italia ma Roma ha più volte affermato che sulla questione occorre passare anche attraverso Bruxelles.