Il gruppo spiega come il mercato dei mini bond possa offrire agli investitori buone opportunità di diversificazione del portafoglio e alle aziende di trovare alternative al solo credito bancario. Parla il responsabile Giovanni Scrofani.
Gli investitori istituzionali, come i fondi pensione, sono sempre più alla ricerca di fonti di rendimento che i titoli di Stato, storicamente protagonisti del loro portafoglio, non sono più in grado di fornire. Qualcosa però inizia a muoversi con i mini-bond, nati dopo il decreto sviluppo del 2012 che incentiva le pmi a finanziarsi sul mercato emettendo debito con un regime fiscale e legale agevolato. Un esempio è il progetto Minibond Italia di Zenit SGR che, con un investimento di 2,2 milioni di euro, ha appena sottoscritto il primo minibond in Italia garantito dal Fondo Centrale di Garanzia, quello di Essepi Ingegneria. Parla il responsabile Giovanni Scrofani.
Con quale intento nasce il vostro progetto Minibond Italia?
Nasce con l’obiettivo di consentire e agevolare l’incontro tra gli investitori e le eccellenze imprenditoriali italiane. Offriamo agli investitori delle interessanti opportunità di diversificazione del loro portafoglio e alle aziende la possibilità di allargare le fonti di finanziamento dei progetti di espansione.
Molto è ancora da fare sul mercato italiano ma qualcosa quindi si sta muovendo davvero…
Assolutamente sì. Del resto, si parte da una situazione macroeconomica che tutti conosciamo fatta di un gran numero di aziende con un livello di indebitamento molto alto, poca patrimonializzazione e tutto sbilanciato verso le banche. È proprio in questo contesto che si è inserita la norma che ha dato il via alla possibilità di un mercato obbligazionario dove si è equiparata l’impresa non quotata a quella quotata. In altre parole, il legislatore ha consentito anche all’impresa non quotata di emettere un’obbligazione senza limiti dimensionali e avendo possibilità di dedurre fiscalmente gli interessi passivi. Con le spese legate all’operazione che sono deducibili nell’esercizio in cui vengono sostenute. In cambio è stato richiesto di eliminare le microimprese (ovvero quelle sotto i due milioni di euro, ndr) e di avere un bilancio certificato da un revisore legale o da una società di revisione.
Più in generale, qual è l’obiettivo del mercato dei mini-bond?
Non è tanto quello di creare uno strumento alternativo al credito bancario ma qualcosa che sia complementare. È uno strumento che finisce per rendere disponibile l’utilizzo di linee a breve per finanziarie obiettivi di lungo termine e per alleggerire un eccesso di dipendenza dal credito bancario. A oggi sono più di 100 operazioni quotate sull’ExtraMot Pro con un controvalore (se consideriamo quelle grandi) di cinque milairdi di euro.
Qual è il ruolo del fondo centrale di garanzia?
Di garantire anche la SGR che ha emesso il minibond. Se un’azienda rientra nella definizione di PMI, il fondo centrale, attraverso la SGr, ti garantisce. La prima operazione del fondo in Italia in assoluto è stata quella di Zenit.
Gli imprenditori che guardano a questo tipo di strumenti cosa cercano?
Vogliono fare un cammino di crescita più strutturato e non guardano solo alla struttura dei costi. La patrimonializzazione è molto importante. Di aziende ne stiamo vedendo tante. L’azienda adatta a muoversi su questo terreno è una realtà che non ha nel tasso di interesse l’unico driver. Se un imprenditore vuole avere il bilancio quotato, trasformarsi in SPA, avere più visibilità, finanziamenti molto chiari, essere sicuro che per un po’ di anni avrà quel determinato tasso, allora questo strumento è un primo passo verso una nuova realtà imprenditoriale. Può fare una chiara pianificazione finanziaria e, avendo un advisor, ha l’obbligo di avere un bilancio certificato. Questo costringe a una grande strutturazione.
Su che range si stanno muovendo queste operazioni?
I tassi si stanno muovendo il 5% e il 6% e il mercato sta andando verso dimensioni inferiori.
Per Essepi Ingegneria che trasformazione c’è stata?
L’azienda da SRL si è trasformata in SPA, aveva un capitale sociale di 43 mila euro, ora è un milione di euro. Prima non aveva visibilità e ora è quotata sull’Extra Mot. Inoltre si è allargata ad avere un amministratore indipendente. La prossima settimana forse comunicheremo un’altra operazione