Giuseppe Benigno e Gianluca Puricelli, portfolio managers dell'entità, analizzano gli effetti del pacchetto di misure annunciato dalla BCE nell'Eurozona e la situazione del Giappone.
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Sono passati due anni dalla celebre frase “whatever it takes“ di Mario Draghi, indicando la determinazione della BCE nel salvaguardare l’euro e porre fine così agli attacchi speculativi sui debiti sovrani. Due anni significativi per i mercati europei, per l’euro ma anche per il mercato giapponese, dove nel 2012 Shinzo Abe diventava primo ministro e da lì a pochi mesi, veniva nominato anche il nuovo governatore della Banca Centrale del Giappone; un cambio politico che avrebbe dato il via ad una nuova fase di lotta alla deflazione per rilanciare la crescita del Paese.
Il 5 giugno scorso, la BCE ha annunciato nuove misure di politica monetaria che segnano un ulteriore, importante impegno a scongiurare la persistenza della crisi e a sostenere la ripresa.
Entro la fine di questo mese, il governo giapponese annuncerà il piano in cui sono raccolte e dettagliate le strategie a sostegno della crescita e delinieranno il cammino delle riforme. Due appuntamenti importanti per i mercati finanziari, letti ed analizzati da Giuseppe Benigno, portfolio manager per quanto riguarda l'Europa e Gianluca Puricelli per quanto riguarda il Giappone.
Giuseppe Benigno: crescita e politica monetaria nell'Eurozona
I mercati obbligazionari hanno recepito molto bene questo pacchetto di misure. I rendimenti dei titoli di stato sono diminuiti vari basic points in base alla tipologia. La riduzione maggiore l’abbiamo vista nei titoli a 3 anni , nei BTP en el bond spagnolo. Inoltre siamo reduci da un mese in cui i mercati, tanto nella componenete azionaria come in quella obbligazionaria hanno mostrato una forza e un ottimismo generalizzati.
Le politiche della BCE sono importanti e decisive per la crescita e ripresa economica, e di conseguenza per gli utili delle aziende, in quanto queste manovre arrivano nel momento più propizio rispetto alle decisioni precedenti. Infatti sono cambiati i requisiti essenziali rispetto a sei mesi fa, ad esempio il livello di crescita economica dell’Eurozona è diverso ora rispetto allo scorso semestre, le prospettive di crescita sono maggiori (dall’1% di quest’anno si passerà all’1,5% dell’anno prossimo), il tasso di disoccupazione si è stabilizzato e propabilmente diminuirà in paesi come Spagna e Irlanda dove il mercato del lavoro comincia ad essere più dinamico, anche le prospettive di crescita globale sono più rosee.
Dal punto di vista bancario dove le banche dell’eurozona, secondo gli ultimi sondaggi della BCE, sono più solide ed hanno voglia di prestare al settore privato che ne ha necessità. Questo aiuto monetario trova linfa vitale nel tessuto economico in quanto c’è la percezione della necessità di sostenere la crescita e tutta la liquidità che può essere immnessa nel sistema, deve essere messa in circolo all’interno del sistema economico affinchè generi utili. Pertanto è più giusto parlare di Credit Easing e no di Quantitative Easing, in quanto si tratta di una politica monetaria che passa sempre attraverso il canale bancario, è un aiuto che la BCE da alle banche affinchè a loro volta lo girino verso l’economia privata, quindi cercando di ridurre il rischio di credito.
La BCE cosa può fare per l’euro? La BCE non ha come obiettivo di polica monetaria quello di deprezzare il cambio. Il cambio è piuttosto uno strumento utile per cercare di raggiungere l'obiettivo di mantenere l’inflazione stabile sotto il 2%. Almeno nel breve periodo l’obiettivo di Draghi è quello di fornire liquidità e ridurre i tassi di interessi ed avere un cambio più debole.
Quali sono le strategie di investimento da privilegiare? Lo spread ha raggiunto a nostro avviso il valore dei findamentali, per quanto riguarda il tasso di interesse base dei paesi core, insita la politica monetaria espansiva e il concetto di liquidità abbondante pero non vediamo ancora i risvolti da un punto di vista macroeconomico, nel senso che questo non si è tradotto nel mercato in un aumento dei rendimenti. Quindi riteniamo che il miglioramento economico dettato da queste manovre di politica monetarie si tradurrà in una riduzione o rimozione del problema della bassa inflazione e poi si tradurrà anche in un aumento dei rendimenti della curva tedesca. Quindi siamo negativi sui titoli obbligazionari dei paesi core, mentre per quanto riguarda la componente azionaria, la nostra preferenza è per i paesi sviluppati e per il Giappone.
Gianluca Puricelli: Crescita e politica monetaria in Giappone
Nell’ultimo mese i mercati azionari hanno offerto dei corsi positivi e anche il mercato giapponese mostra un trend positivo nonostante l'inizio dell’anno sia stato deludente. Ciò si deve soprattutto all’insoddisfazione da parte degli investitori stranieri che si aspettavano una prosecuzione e un incremento di questa massa monetaria emessa dalla Banca Centrale Giapponese, cosa che invece non è avvenuta. Le imprese USA hanno aspettitive di crescita dell’9%, quelle europee dell’8% e quelle giapponesi? Abbiamo una crescita attesa del 10-12%. Le aziende giapponesi hanno avuto modo di corregere e mettere a punto il loro sistema di costi e di spese e di incrementare la parte di riacquisto di azioni proprie e di incremento dei dividenti e addirittura si sono mosse nell’acquisizione di aziende estere. Dopo anni di stagnazione sono sulla buona strada per ottenere degli ottimi risultati. Siamo confidenti che assieme all’implementazione delle riforme che vedremo, le società del mercato azionario giapponesi possano dare dei ottimi risultati.
Quale è l’importanza del livello cambio per lo stimolo all’appetito dell’investitore. Cosa ci si aspetta dal mercato giapponese? Importanti riforme attese da anni, adesso con il governo Abe sono pronte ad essere varate. Queste riforme, assieme al supporto della Banca Centrale Giapponese e agli utili delle aziende potrebbero far si che l’elemento del cambio acquisti importanza. Siamo anche in attesa degli effetti della riforma della tassazione delle aziende che finora è rimasta attestata intorno al 36%, una delle più alte dell’aera Asia Pacifico. L’idea del governo è di portarla progressivamente verso il 25%. Sono previste anche riforme per delle "special zone”, aree in cui viene implementata una forte deregolamentazione sia in termini di investimenti che di infrastrutture, sia per aziende che intendano portare lì la sede. Questo potrebbe facilitare un afflusso di capitali e regolamentazione del mercato del lavoro che potrebbe agevolare l’economia giapponese.
Come sono le valutazioni del mercato azionario giapponese? Molto interessanti e si attestano intorno al 13,5 volte gli utili, si tratta di valutazioni basse, perchè di solito sono dell’ordine del 15-16 volte gli utili. Le riforme ci saranno anche se i risultati non si vedranno subito e ci aspettiamo nella seconda parte dell’anno un altro intervento della Banca Centrale Giapponese in conseguenza ad un rallentamento che si potrebbe avere nella crescita dell’inflazione strettamente collegato al calo dei prezzi energetici. Mentre l’anno scorso hanno avuto un peso molto importante anche in conseguenza alla svalutazione del cambio e al rallentamento dell’operatività delle centrali nucleari come conseguenza di Fukushima, quest’anno non avranno lo stesso impatto e ciò potrebbe portare ad un rallentamento dell’inflazione. Siccome l'operato della Banca Centrale Giapponese è strettamente collegato con le aspettative di crescita dell’inflazione, è verosimile aspettarsi che entro fine anno intervengano a compesazione di questo rallentamento.