L'anno prossimo i mercati saranno governati da tre principali fattori: Banche centrali, trade war ed elezioni americane. La società di gestione li ha analizzati uno a uno.
Il 2019 ha visto il più significativo allentamento monetario dai tempi della grande crisi finanziaria del 2008, dopo il fallimento di Lehman Brothers: il 65% delle Banche centrali su scala globale ha annunciato misure espansive. Recentemente sia la Federal Reserve americana che la Banca centrale europea hanno adottato un orientamento più attendista, ma sono comunque ben lontane dal rimuovere gli stimoli in un contesto di assenza di pressioni sui prezzi e revisione della cornice istituzionale di politica monetaria (inflation targeting negli USA). Del resto, occorre tempo per valutare l’impatto degli stimoli, ma la sensazione diffusa è che i margini di manovra in Europa siano molto limitati, per ragioni politiche ed economiche. In attesa di raccogliere i frutti delle iniezioni di liquidità, si auspica che avvenga il passaggio di testimone invocato in modo chiaro dall’ex presidente della BCE, Mario Draghi.
Fonte: Anima SGR, Outlook Anima SGR 2020
Questo passaggio potrà avvenire non solo in Europa, ma anche in altri Paesi. Del resto, la fase ciclica e le sfide strutturali che molti Paesi sviluppati stanno affrontando depongono a favore di un ruolo più attivo della politica fiscale, in primis per sostenere la crescita. Secondo Anima SGR, le misure espansive avrebbero un costo contenuto, vista la compressione dei rendimenti governativi, potenzierebbero i benefici degli stimoli monetari e contribuirebbero, come già avvenuto storicamente, a ridurre le disuguaglianze sociali. Molti paesi, nel corso del 2020, dovrebbero adottare un orientamento più espansivo, ma probabilmente l’approccio resterà graduale fino alla prossima recessione.
Fonte: Anima SGR, Outlook Anima SGR 2020
Trade war Stati Uniti-Cina: un compromesso senza grandi ambizioni
Le tensioni commerciali tengono ormai sotto scacco gli investitori da circa un anno e mezzo. Ma a questo punto, entrambi i presidenti, Trump e Xi Jinping, hanno bisogno di raggiungere un accordo: li accomuna il fatto che un ulteriore indebolimento della crescita economica, a causa del perdurare della guerra delle tariffe, andrebbe a minare il loro consenso, senza contare che ci sono scottanti dossier interni su cui occorre concentrarsi (il potenziale impeachment di Trump e le proteste della società civile a Hong Kong). Un allentamento delle tensioni è dunque molto probabile, almeno fino alle elezioni americane. Si tratterà, però, di una tregua, non di una pace duratura, dal momento che, quello fra Stati Uniti e Cina, ha assunto i toni, a tutti gli effetti, di uno scontro strategico per la supremazia economica e tecnologica.
Un nuovo presidente per gli Stati Uniti
Le elezioni americane del 3 novembre 2020 rappresentano l’appuntamento politico più importante del prossimo anno e potrebbero avere un impatto cruciale sul contesto economico-finanziario, sia per il protagonismo che ha contraddistinto l’era di Trump, che per le caratteristiche del manifesto elettorale di alcuni candidati democratici. L’andamento dei sondaggi sta già lasciando il segno sulle valutazioni dei temi e settori più esposti, ma l’implementazione delle proposte più radicali potrebbe incontrare molte resistenze, specie in caso di congresso diviso.