Secondo Francesco Manfredini, analista del fondo con rating FundsPeople Comgest Growth America, la chiave è concentrarsi su società quality growth, con un vantaggio competitivo per crescere nel lungo periodo.
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Un tema che ha caratterizzato l’azionario statunitense (e i mercati in senso lato) lo scorso anno è stata la concentrazione della performance in una manciata di titoli. Sono quelli della mega-gap del settore tecnologico, le cosiddette “Magnifiche Sette” (Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta, Nvidia e Tesla). Francesco Manfredini, analista del fondo Comgest Growth America, che ha ottenuto il rating FundsPeople 2024, prova a inserire questo fenomeno in un quadro storico più ampio. Secondo l’esperto, infatti, vi è una tendenza strutturale intrinseca all’economia Usa che porta le aziende vincitrici ‘a prendersi tutto’. Un processo che negli ultimi anni ha subito un’accelerazione.
“Negli ultimi 30 anni negli Usa si è registrato un aumento del 50% del numero di aziende, che sono passate da 4 milioni a 6 milioni”, spiega l’analista. “Allo stesso tempo, però, si è assistito a un aumento della concentrazione nell'economia. Se negli anni '30 questa percentuale rappresentava circa metà dell'economia, oggi, invece, è prossima al 90 per cento. Pertanto, la questione ha acquisito rilevanza per gli investitori che devono riconoscere le migliori aziende in cui investire”, dice Manfredini.
L’approccio quality growth
Per questo obiettivo, Manfredini ritiene che sia importante concentrarsi su società che abbiano un vantaggio competitivo che garantisca loro di continuare a crescere nel lungo periodo. “Per farlo occorre analizzare il modello di business delle società durante il loro ciclo di vita attraverso la ‘curva a S’ della crescita di qualità”, dice l’esperto. “Se ci si muove lungo la curva, è possibile trovare alcune aziende che, a livello di percezione pubblica, sono poco mature, ma che in realtà hanno al loro interno delle divisioni che stanno crescendo più velocemente e che le rendono interessanti”, dice. Tra queste segnala Avery Dennison, leader nel settore delle etichette adesive. “L’azienda ha una divisione di etichette a radiofrequenza che sta crescendo molto rapidamente”, dichiara.
“Noi di Comgest tendiamo a preferire le aziende con ‘crescita forte e sostenibile’ o ‘crescita costante e sostenibile’ e puntiamo su questi titoli a crescita composita nel lungo termine che hanno una volatilità più bassa con rendimenti interessanti a due cifre”, spiega l’analista. “I primi tre operatori del settore tech, Amazon, Microsoft e Google, spendono ogni anno circa 100 miliardi di dollari in investimenti. Tuttavia, sono necessarie una scala e una diversificazione delle entrate per poter finanziare queste attività”, argomenta.
“Ad esempio, se confrontiamo Microsoft con Zoom e Slack emerge che le ultime due offrono comunque prodotti eccellenti”, dice. “Il problema è che, quando si fa un'analisi competitiva di mercato, bisogna tenere in considerazione che la forza di Microsoft risiede nella distribuzione oltre che nell’innovazione. Ciò significa che nel lungo periodo Zoom e Slack, pur essendo prodotti interessanti, si scontreranno con un ostacolo”, dice. “Lo stesso si potrebbe dire di Visa rispetto a Block e PayPal. Si tratta di prodotti vantaggiosi, ma Visa, a differenza degli altri due, ha la scala e l'ampiezza che le consentono di avere una distribuzione adeguata a espandersi e a crescere nel lungo periodo”, dice.
In conclusione, secondo Manfredini, le dimensioni di una società non sono sufficienti per avere un vantaggio competitivo e crescere nel lungo periodo, ma contano anche altri fattori, tra cui le caratteristiche del mercato. “Il mercato USA è ancora in una certa misura frammentato, ma molto competitivo e in continua crescita”, spiega. “I dati sull’economia statunitense sono molto positivi, ma bisogna tenere in considerazione anche altri aspetti come l’impatto della Fed e delle elezioni americane. In generale, i mercati iniziano a preoccuparsene ma, indipendentemente da chi sarà eletto, gli Stati Uniti avranno ancora un enorme vantaggio competitivo rispetto alle altre economie occidentali”, conclude.