Gli esperti dell’Amundi Investment Institute analizzano gli scenari che si potrebbero aprire in base ai programmi annunciati da ciascun candidato e le possibili ripercussioni per dollaro, azionario e reddito fisso.
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Il nuovo scontro elettorale del prossimo novembre negli Stati Uniti tra il Presidente Biden e l'ex Presidente Trump concentrerà l'attenzione del mercato sui rispettivi programmi. Un’analisi di Amundi esamina i potenziali cambiamenti di politica economica ed estera che potrebbero emergere nel loro secondo mandato, nonché le ripercussioni sui mercati finanziari.
Biden vs Trump
“Un secondo mandato di Biden manterrebbe probabilmente lo status quo, ma potrebbe portare a rendimenti a lungo termine più elevati, soprattutto in considerazione di un deterioramento della posizione fiscale degli Stati Uniti che nessuno dei due partiti sembra intenzionato ad affrontare”, avvertono gli esperti dell’Amundi Investment Institute: Mahmood Pradhan, head of macro, Anna Rosenberg, head of geopolitics, e Paresh Upadhyaya, director of fixed income and currency strategies. “Trump invece annuncerebbe probabilmente cambiamenti politici drastici, tra cui un aumento sostanziale dei dazi, una maggiore deportazione degli immigrati privi di documenti e il tentativo di diluire l'Inflation Reduction Act (IRA)”, avvertono da Amundi. “Tali cambiamenti costituirebbero un significativo shock dell'offerta e potenzialmente farebbero salire l'inflazione e i rendimenti”, dicono.
Politica estera
I programmi di politica estera dei candidati potrebbero portare a una serie di risultati. Un'escalation del protezionismo, in particolare l'aumento dei dazi, potrebbe provocare ritorsioni. “Le implicazioni di queste politiche sul fabbisogno di finanziamento pubblico, sui costi di indebitamento e sui rendimenti saranno cruciali per i mercati finanziari”, dicono da Amundi. “Anche se i rendimenti obbligazionari a lungo termine potrebbero diventare più volatili, uno sviluppo ancora più preoccupante sarebbe rappresentato da un persistente aumento del ‘term premium’ su base secolare (ovvero il differenziale del rendimento tra titoli di stato a breve e a lunga scadenza). Una evenienza molto probabile, se il bilancio del settore pubblico continuasse a deteriorarsi”, dicono gli esperti del gestore francese.
Implicazioni per il dollaro
Lo status del dollaro USA nel lungo periodo continuerà a dipendere in modo relativo dai differenziali dei tassi d'interesse tra Paesi e dalle prospettive di crescita rispetto alle altre principali valute. Nonostante la potenziale riduzione dei differenziali di interesse a seguito della riduzione dei tassi da parte della Federal Reserve, le prospettive di crescita più solide per gli Stati Uniti sosterranno probabilmente il dollaro. “In teoria, un aumento significativo dei dazi sotto l'amministrazione Trump potrebbe ridurre il deficit commerciale e sostenere il dollaro”, argomentano gli esperti. “Tuttavia, l'aumento delle tariffe e il potenziale di guerre commerciali potrebbero accentuare l'incertezza commerciale e smorzare il sentiment degli investitori verso gli Stati Uniti, rendendoli diffidenti verso l'esposizione ai mercati statunitensi, e anche aumentare probabilmente la volatilità”, proseguono. “Inoltre, le principali politiche di Trump - tra cui i severi controlli sull'immigrazione, i tagli alle tasse e la riduzione dell'IRA - dovessero essere attuate in fase iniziale, ciò potrebbe portare a un aumento dell'inflazione e dei rendimenti a lungo termine, introducendo una maggiore incertezza sulla traiettoria del dollaro”, dicono dalla casa di gestione.
“Anche se mancano solo sei mesi al 5 novembre, l’esito dello scontro elettorale tra il presidente Biden e l'ex presidente Trump è ancora troppo incerto per poter fare una previsione. L'elezione potrebbe essere influenzata da diversi fattori: i problemi legali di Trump, i candidati terzi, il clima economico interno, l'inflazione e le tensioni geopolitiche”, avvertono dal gestore di fondi.
L'analisi di Amundi si basa sui programmi annunciati da ciascun candidato, che sono soggetti a cambiamenti a seconda dei risultati elettorali. “Anche con un Congresso unificato, un presidente potrebbe avere difficoltà a realizzare l'intero programma”, spigano. Tuttavia avvertono che nessuno dei due candidati ha proposto un percorso per guidare gli Stati Uniti verso la sostenibilità del debito. “Perciò si prevede che i deficit di bilancio rimarranno elevati e che il rapporto debito/PIL supererà il picco del 106% dal secondo dopoguerra. Eppure sono queste le realtà con cui la prossima amministrazione dovrà fare i conti”, dicono dal gestore. “Questi problemi strutturali irrisolti potrebbero aumentare la pressione sui tassi d'interesse a breve e lungo termine, finendo per influenzare i mercati azionari”, spiegano dal gestore.
Impatti sull’azionario
In caso di vittoria dei Repubblicani, la casa di gestione prevede un rally a breve termine dei titoli azionari, guidato dalla prospettiva di un'altra riforma fiscale, in particolare se includesse un taglio dell'aliquota d'imposta sui redditi di impresa. “Tuttavia, l'abrogazione dei crediti per l'energia verde dell'IRA potrebbe avere un impatto negativo sulle imprese del settore”, dicono. Al contrario, una vittoria dei Democratici potrebbe mettere sotto pressione le azioni a causa di potenziali aumenti delle imposte sui redditi d’impresa, delle accise sui riacquisti di azioni societarie (buyback), delle imposte sui redditi più elevati e dell'introduzione di una tassa sul patrimonio.
Attualmente, le aspettative del mercato sono a favore di un governo diviso, che di solito avvantaggia le azioni. “Storicamente, i mercati azionari hanno reagito positivamente ai governi divisi, in quanto è meno probabile che vengano attuate misure controverse come aumenti delle tasse e aumenti significativi delle tariffe”, analizzano gli esperti di Amundi.
E sul reddito fisso
I rendimenti statunitensi saranno determinati principalmente dalla traiettoria del debito Usa, che molti considerano attualmente insostenibile. Qualunque sia il partito in carica, a un certo punto dovrà presentare un piano di aggiustamento credibile per assicurare ai mercati che i requisiti di finanziamento del governo saranno gestibili. “Un'importante implicazione di mercato è l'aumento dei premi a termine, perché gli investitori richiedono sempre più spesso un premio per la detenzione di debito con scadenza più lunga”, osservano dalla casa di gestione.
“Al di là delle prospettive nel breve periodo di una riduzione dei tassi lungo la curva dei rendimenti per un calo continuativo dell'inflazione, i rendimenti saranno determinati dalle prospettive del debito a più lungo termine e in particolare nel prossimo anno, quando una nuova amministrazione inizierà il suo programma politico”, spiegano. “Qualsiasi politica che non mostri un piano di consolidamento a lungo termine sarà vulnerabile ai declassamenti dei rating e alle pressioni del mercato che, a un certo punto, costringeranno a fare i conti. Anche in questo caso, a conti fatti, l'agenda di Trump, se attuata come indicato al momento, appare più esposta a questo rischio”, concludono dal gestore.