Il chief investment strategist Bruno Rovelli presenta l’outolook di metà anno: intelligenza artificiale e decarbonizzazione trasformano il panorama economico decretando vincitori e vinti. Opportunità nelle aziende Usa beneficiarie dell’IA. View positiva anche sui titoli di Regno Unito e Giappone.
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Un contesto di mercato fortemente influenzato da mega trend come l’intelligenza artificiale (IA), la decarbonizzazione e la riconfigurazione delle catene di fornitura globali. Forze di trasformazione di lungo periodo che stanno impattando in profondità l’economia reale, decretando le aziende vincitrici e quelle perdenti, perché non in grado di adattarsi a tali cambiamenti. E di conseguenza, per le scelte di portafoglio sarà determinante concentrarsi sugli effetti di queste forze dirompenti. Anche perché l’epoca post crisi finanziaria globale del 2008, contraddistinta da una crescita indifferenziata di tutti i settori economici per i tassi bassi e la liquidità a basso costo, si è conclusa.
È un mondo caratterizzato da onde di trasformazione per le mega forze emergenti dell’IA e della transizione energetica quello descritto dal managing director e chief investment strategist di BlackRock Italia Bruno Rovelli che ha presentato alla stampa l’outlook di mercato di metà anno.
“Ci troviamo in una fase eccezionale, al punto di partenza di cambiamenti di portata secolare”, dice Rovelli che paragona l’adozione dell’IA e la transizione a un mondo a basse emissioni di carbonio a eventi di portata storica come la rivoluzione del vapore nel Regno Unito a cavallo tra Settecento e Ottocento, l’elettrificazione dell’Ottocento e la rivoluzione informatica che ha avuto inizio negli anni Settanta del secolo scorso.
“Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e la decarbonizzazione, così come il reshoring, hanno bisogno di forti investimenti. In particolare, per le prime due voci le stime parlano di investimenti necessari quantificabili in 10-15 punti percentuali del PIL mondiale”, dice Rovelli. “È ancora molto presto per capire quanto questi investimenti si possano tradurre in un aumento di produttività. Per l’adozione dell’IA si ipotizza un incremento del PIL su base annua tra lo 0,2% e l’1,5 per cento. Ma è prematuro fare previsioni”, afferma.

Ritorno all’economia reale
Questa necessità di investimenti si scontra però con debiti pubblici particolarmente elevati dei Governi, che si traducono in spazi di manovra limitati per la spesa pubblica. E con i cambiamenti demografici che stanno portando il risparmio delle famiglie a livelli inferiori rispetto al passato. “Siamo in un mondo molto diverso da quello dopo la grande crisi finanziaria, una fase di politiche monetarie espansive che non ha creato grandi differenziazioni nell’economia. Le trasformazioni a cui assistiamo oggi non sono guidate dalla finanza ma dall’economia reale, con una conseguente maggior differenziazione tra vincenti e perdenti”, continua Rovelli. A imporsi saranno quindi le aziende in grado di investire in innovazione e trasformarsi, ora che l’epoca del ‘free money’ che supportava indiscriminatamente ogni tipo di business si è chiusa.
Un tema chiave per orientare le scelte di investimento secondo Rovelli è quindi il ritorno all’economia reale. “È l’economia reale che guida le opportunità”, afferma l’esperto, in un contesto in cui i fondamentali delle aziende avranno sempre più peso.
“I maggiori impatti sulla produttività della rivoluzione dell’IT iniziata negli anni Settanta si sono avuti in seguito solo tra gli anni Novanta e il duemila. Il boom nella produttività per l’IA potrebbe avvenire in modo più rapido. I vincenti, per la loro capacità di cavalcare l’innovazione, impiegano meno tempo a emergere e la tendenza è che il vincente si prende tutto. Ma vi è ancora molta incertezza. Siamo in una fase di forti investimenti nelle infrastrutture e nei data center, con una complessità ulteriore derivante dal fatto che questi sono eccezionalmente energivori e mettono a rischio il percorso verso il net zero degli hyperscaler”, osserva Rovelli.
Impatti sull’azionario
Dal punto di vista dell’allocazione degli asset, nonostante le incertezze di questo quadro in mutamento, la view di BlackRock non è avversa al rischio. “La nostra indicazione è di rimanere pro rischio. L’interesse è per l’azionario USA, per le aziende che hanno le potenzialità di generare utili monetizzando la crescita dell’IA. “Siamo in sovrappeso sull’azionario Usa data la nostra view positiva sul tema dell’IA. Le valutazioni per i beneficiari dell’IA sono supportate dal fatto che le società del tech continuano a superare le aspettative di utili”, dice Rovelli.
Sempre per l’azionario, il portafoglio del colosso degli investimenti è in sovrappeso sul Regno Unito, mentre l’Europa continentale è sottopesata. “Dopo le elezioni, stiamo assistendo a una riduzione dell’incertezza politica nel Regno Unito. I listini locali presentano molte aziende interessanti attualmente scambiate a sconto”, spiega l’esperto. View postiva anche sul Giappone per l’uscita dal regime di deflazione che ha a lungo caratterizzato il Paese e che porta a una rivalutazione dei multipli dei titoli nipponici. “Inoltre, sono di supporto i progressi nella governance delle aziende, per la pressione dei policymaker e degli investitori per migliorare il ritorno sul capitale delle aziende. E a questi due fattori si aggiunge una banca centrale riluttante a opporsi alla tendenza inflazionistica in atto”, dice Rovelli.
Reddito fisso
Nel medio termine, la previsione è di una lenta moderazione dei tassi che configura un ambiente di tassi ‘higher for longer’. I tagli previsti per la Fed quest’anno sono uno o due, ma con incertezza sul timing. Uno o due anche i tagli previsti da parte della BCE. “I tassi scenderanno ma non di molto, mentre i tassi a lungo termine non presenteranno una spiccata direzionalità. Il reddito fisso quindi è interessante più per la parte di income che per i rendimenti”, dice l’esperto.
La view tattica del gestore è di sovrappeso sulla parte breve della curva dei Treasuries, neutrale la view sulle durate lunghe. Per la parte del credito, view positiva per il segmento investment grade sempre sulle durate brevi, con una preferenza per gli strumenti di debito corporate europei rispetto a quelli USA.