Cinque driver e due sorprese (secondo Moneyfarm)

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foto: autor caffin.jacques3, Flickr, creative commons

In un periodo di outlook che cercano di inquadrare al meglio il panorama economico e finanziario che potrebbe verificarsi nell’anno che verrà, anche la società di consulenza Moneyfarm fa qualche previsione. Secondo il CIO Richard Flax e Marco Aboav, a capo degli asset allocation, il 2017 è certamente “un anno molto interessante” anche per ragioni prettamente politiche: tre elezioni europee (Germania, Francia e Olanda), l’inizio dell’era trumpiana in USA e delle negoziazioni sulla Brexit  ma anche “una situazione italiana che al momento deve fare i conti con un governo transitorio e una delicata crisi bancaria da risolvere”. Come muoversi dunque in questo scenario?

#1 USA: Rialzo dei tassi e stabilizzazione a fronte di una crescita prevedibile ma moderata.
Per i due esperti la politica di Trump potrebbe avere effetti positivi sull’economia interna statunintense. “Gli Stati Uniti possono diventare la vera grande locomotiva dell’economia mondiale nel 2017, ma solo attraverso una politica monetaria accomodante (ciò su cui il mercato scommette meno in questo momento) e un’economia basata sul libero scambio, lontana quindi dalle barriere in entrata di cui Trump ha spesso parlato in campagna elettorale”.

#2 Ottime opportunità nel comparto azionario.
I Paesi sviluppati si apprestano a vivere forti scossoni a livello politico in particolare per il crescente consenso dei partiti populisti. “Un aspetto che nel breve termine può incidere sui mercati portando volatilità e che si lega fondamentalmente a due fattori economici: la disoccupazione e le disuguaglianze”. Se l’Europa riuscirà a uscire dall’impasse, allora le Borse offriranno buone occasioni.

#3 Le asset class che generano extra yield, come high yield e bond dei Paesi emergenti, possono offrire ancora interessanti ritorni.
Le banche centrali potrebbero ancora offrire qualche sorpresa. “Nel 2017 dovrebbero iniziare a ridurre la loro presenza sul mercato, tuttavia l’assetto geopolitico pone alcuni rischi al ribasso per l’economia globale, lasciando le porte aperte a una politica monetaria ancora espansiva”.

#4 Ottimismo sull’azionario dei Paesi emergenti (soprattutto sulla Cina).
La Cina rallenta, ma rimane la più veloce tra le economie sviluppate. “Non ci aspettiamo una svalutazione rilevante dello yuan, driver di Pechino per permettere ad un’economia abituata a steroidi monetari e legata all’accesso al credito facile, di trasformarsi in un’economia maggiormente basata sui consumi, come nelle altre economie avanzate. Questo dovrebbe favorire l’ottimismo sull’azionario dei Paesi emergenti, ancora a buon mercato rispetto ai Paesi sviluppati”.

#5 Oil: Effetti positivi sulle azioni e le obbligazioni ad alto rendimento, minori sorprese dall’inflazione.
La decisione dei Paesi OPEC sul taglio della produzione di petrolio (1,2 milioni di barili al giorno)  avrà il suo effetto nella prima parte dell’anno. Difficilmente il petrolio tornerà ai 70/80 dollari al barile in tempi brevi. Nonostante la ripresa della crescita globale e di conseguenza della domanda, i produttori americani sono pronti ad aumentare la produzione ai primi rialzi strutturali.

Attenzione alle possibili sorpese del 2017

Richard Flax e Marco Aboav ne citano due: una crescita oltre le attese e una svalutazione dello yuan. Nel primo caso secondo gli esperti “una crescita globale oltre le attese potrebbe portare ottimismo nell’azionario e mettere ulteriormente sotto pressione le obbligazioni governative dei Paesi sviluppati. Questo scenario sconta una situazione gestibile dal punto di vista economico con l’inizio della negoziazione sulla Brexit e un’inflazione che potrebbe farsi sentire maggiormente nei Paesi sviluppati”.

Sulla Cina invece Moneyfarm analizza come la principale sfida di Pechino sarà la gestione dell’elevato debito nell’economia cinese, sempre più basata sui consumi. “La possibilità di usare la leva del cambio per rendere questa transizione più gestibile è elevata. Una svalutazione dello yuan del 15/20% rispetto al dollaro è improbabile, dato l’impegno dell’occidente contro la deflazione. Ma se ciò dovesse succedere potrebbe essere difficile immaginare un 2017 roseo per l’azionario, soprattutto per quello emergente”.