Dazi, flash crash, fine del Qe: siate cauti ma ottimisti

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Jayel Aheram, Flickr, Creative Commons

Nei giorni scorsi, i riflettori sono stati puntati ovviamente sulle banche centrali sulle due sponde dell’Atlantico. La Fed ha alzato, come atteso, per la seconda volta quest’anno il tasso dei Fed Funds dello 0.25%, portando la forchetta di tasso all’1.75%-2.00%. Mentre la Bce in modo abbastanza inatteso ha dato visibilità sul futuro rialzo dei tassi e sulla fine del Qe. “Due importanti decisioni e conferme che però hanno avuto un impatto imitato sui mercati”, dice Carlo Majolo, investment advisory di Anima SGR. Per l’esperto, nonostante la chiarezza su tali tematiche, le banche centrali non hanno scosso i mercati finanziari. Da una parte, infatti, seppure la Fed abbia portato a quattro i rialzi per quest’anno, continua ad avere lo stesso obiettivo finale e con le stesse modalità. Dall’altra parte Mario Draghi “è stato un maestro nel tranquillizzare i mercati, indirizzando l’attenzione sul fatto che i tassi resteranno bassi almeno fino all’estate 2019 e per tutto il tempo necessario”, spiega. 

Allo stesso tempo, dopo il cosiddetto “flash crash italiano”, secondo Alessandro Bacchiocchi, portfolio manager obbligazionario della società milanese, l’ansia da spread sta lentamente scemando. Ma non è certo conclusa. “Sulla parte breve, nonostante i livelli attuali siano ancora elevati, visto l’enorme vento di volatilità che ha impattato su porzioni consistenti di portafoglio abbiamo alleggerito il posizionamento ma manteniamo una visione positiva. Sulla parte lunga invece abbiamo adottato una posizione difensiva in quanto i livelli restano ancora eccessivamente alti”, chiarisce il gestore.

In un clima di questo tipo l’escalation dei dazi commerciali ha nuovamente spaventato il mercato. “Sul fronte del protezionismo c’è stato un rapido cambio di atteggiamento da parte di Trump”, dice Majolo. “Dopo le prime tensioni tra marzo e aprile sembrava che si fosse trovata una via di negoziazione, invece in maniera repentina Trump ha inasprito i toni: il 1 giugno sono entrati in vigore i dazi su acciaio e alluminio, poi abbiamo assistito ad uno scontro con i partner al meeting del G7, infine si è tornati a parlare di una lista di beni per un totale di 200 miliardi di importazioni che potrebbero essere sottoposti a dazi del 10%. La Cina ha risposto con ulteriori minacce e questi toni hanno spaventato i mercati”, ricorda il manager.

Per questo secondo gli esperti di Anima bisogna adottare un approccio cauto sia sull’investimento obbligazionario che azionario. “Nei nostri portafogli pesa un giudizio negativo, con un posizionamento volto a privilegiare i titoli difensivi. I mercati obbligazionari si prenderanno una pausa, ma complessivamente sui titoli di Stato dei Paesi sviluppati la nostra view diventa un po’ più neutrale, tranne che sull’Italia, dove manteniamo un atteggiamento cauto”, aggiunge Majolo.

Meglio i fondi tematici o bilanciati

La volatilità di mercato potrebbe in qualche modo diminuire, ma nei prossimi mesi gli esperti di Anima manterranno un atteggiamento prudente, seppur sempre concentrato sulla ricerca di rendimento. Come spiega Davide Gatti, responsabile divisione vendite della SGR, in questo momento la parola d’ordine è diversificare. “Oggi ci sono alcuni aspetti a livello internazionale che preoccupano gli investitori (fine dell’easing monetario, rialzo dei tassi,volatilità dei mercati...). Il concetto chiave è dunque la massima diversificazione, non solo e non tanto geografica, quanto settoriale. E sempre in base all’orizzonte temporale dell’investitore. Da inizio anno abbiamo introdotto ad esempio dei prodotti tematici a scadenza, ma anche il mondo dei bilanciati ha una buona tenuta. L’importante per i nostri gestori è avere non solo la metodologia corretta ma anche la possibilità di utilizzare tutte le asset class a disposizone”, conclude.