A poco più di un mese dalla fine del 2023, le variabili (quasi tutte) che erano in atto alla fine dello scorso anno persistono. L’inflazione continua ad essere elevata, le banche centrali (seppur con una pausa recente) sembrano non escludere un ulteriore rialzo dei tassi, lo spettro della recessione non si è allontanato. In più, accanto alla guerra in Ucraina, si è aperto un altro conflitto in Medio Oriente che preoccupa tutti gli analisti. “La domanda da porsi al momento non è tanto se ci sarà o meno un’escalation bellica tale da allargare il conflitto su una scala internazionale ancora più estesa, quanto se (a causa della guerra/e in corso) il prezzo del petrolio e degli altri beni energetici riuscirà ad essere mantenuto sotto controllo o meno”, spiega Carlo De Luca, responsabile AM di Gamma Capital Markets. “Cinicamente, più che la guerra, infatti, per i mercati continua ad essere l’inflazione la variabile chiave cui guardare”.
Per il manager, non bisogna dimenticarsi che nel 2020 il mondo si è letteralmente fermato per sei lunghi mesi. Questo, ovviamente, ha prodotto delle conseguenze ingenti sui mercati finanziari, che ancora pagano pegno. “Il motore del mondo è ancora in fase di avviamento, le vendite al dettaglio rimangono ancora il cuore dell’economia americana (che cresce quasi del 5% in un anno che molti analisti avevano previsto in recessione), mentre il mercato immobiliare e quello del lavoro iniziano a mostrare le prime crepe sotto lo smalto”, afferma.
Attenti alla curva
È anche vero, tuttavia, che dopo un anno nero quasi su tutti i settori, è tornato valore nel mondo obbligazionario. Un segnale positivo per gli investitori, almeno su questo fronte. Ecco perché, come ricorda De Luca, scongiurare un evento traumatico sui portafogli obbligazionari è la vera ragione del ritorno di una Fed accomodante. “Il motivo principale per cui assistiamo al ritorno di una Fed ‘colomba’ non è né la recessione, né il soft landing, né la correzione azionaria. Altresì, la causa va ricercata nella correzione dei bond a lunga scadenza, uno dei motivi che ha citato Powell in conferenza stampa, d’altronde”, spiega meglio l’esperto. “L’evento delle lunghe scadenze è noto. Significa che la banca centrale sta intervenendo perché il rischio di dover riportare perdite in conto capitale in moltissimi portafogli istituzionali è altissimo. Infatti, se tutti riducono le scadenze (oppure hanno lasciato scadere senza rifinanziare perché 1 anno al 5,5% rendeva di più dei 10 anni al 4%), la parte lunga della curva aumenta i rendimenti con il prezzo in picchiata. Ed è proprio per evitare un brusco ritorno alla normalizzazione della curva che la Fed sta mettendo gli investitori sulla strada giusta, preparandoli ad un futuro orientamento di taglio dei tassi”.
Prospettive future
Ma come sarà il 2024 alle porte? Per Carlo De Luca la prospettiva di un anno recessivo sembra lasciare spazio ad una nuova Goldilocks economy, cioè un'economia moderata con un'inflazione bassa, condizioni ideali per una politica monetaria favorevole al mercato. “Siamo ragionevolmente fiduciosi sul fatto che il mercato azionario il prossimo anno possa salire per due motivi. Il primo è che, avendo raggiunto il picco dei tassi, il settore della tecnologia e quello dell’energia alternativa sono posizionati ottimamente per un deciso recupero. Il secondo è che nel 2024 negli Stati Uniti si vota per le presidenziali e la Borsa americana non è mai scesa negli anni elettorali”. A maggior ragione ora, con la Fed alle prese con gli eccessi manifestatisi sulla parte lunga della curva.
Questo non significa che la situazione sia sotto controllo. “Anche se Powell ha intrapreso il sentiero più corretto e lo ha comunicato in maniera impeccabile, il diavolo è nei dettagli” continua il responsabile asset manager di Gamma Capital. “Se l’inflazione interrompesse la sua discesa per colpa della guerra e di un prezzo al barile insostenibile, la banca centrale americana si potrebbe trovare nell’impossibilità di ridurre i tassi. Ecco perché questa guerra, per Joe Biden, ‘non s’ha da fare’”, conclude l’esperto.