L’head of Investment advisory della società di gestione svizzera spiega come tradurre la sfida della volatilità in termini di asset allocation per il 2019.
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Tensioni commerciali fra USA e Cina, incertezze politiche nell’Eurozona, tensioni per le negoziazioni sulla Brexit, crollo dei mercati emergent. Il tutto condito da un’abbondante dose di volatilità. È stata la ricetta di un 2018 che ha lasciato nella bocca dei mercati un retrogusto decisamente amaro. Proprio di volatilità si è discusso in uno degli incontri che stanno animando l’edizione 2019 di ConsulenTia. A parlarcene è stato Andrea Delitala, head of investment advisory di Pictet Asset Management.
Tra le motivazioni che hanno determinato il ritorno della volatilità sui mercati lo scorso anno, Delitala cita: a) la rimozione dello stimolo monetario da parte di FED e BCE che assieme alla prudenza delle autorità monetarie cinesi nel somministrare liquidità “hanno rimosso la cosiddetta put delle Banche Centrali (ovvero, la percezione di tempestività degli interventi) che tanto ha contribuito a contenere la volatilità degli asset finanziari negli anni del QE; b) la maturazione del ciclo economico globale, soprattutto americano, che “accresce la volatilità anche nei dati macroeconomici, aumentando il rischio di errori di policy da parte dei responsabili di politica monetaria (Fed) e fiscale (USA e Cina)”.
A questi elementi, l’head of investment advisory di Pictet AM aggiunge “un preoccupante cambiamento nella struttura dei mercati che contribuisce ad amplificare le oscillazioni dei prezzi”. “Algoritmi, macchine e strategie quantitative, assieme al dilagare degli strumenti di investimento passivo, stanno generando flussi che i tradizionali liquidity providers (banche, hedge funds, ecc.) sono sempre meno in grado di assorbire”, commenta Delitala.
Le mosse delle Banche Centrali nel 2019
Dopo fasi di mercato nelle quali le Banche Centrali hanno svolto un ruolo determinante, favorendo la persistenza di bassi livelli di volatilità con politiche estremamente accodanti, viene da chiedersi cosa aspettarsi dagli Istituti centrali per il nuovo anno. Come spiega Delitala, “le politiche delle maggiori Banche Centrali hanno fornito un’enorme massa di base monetaria aggiuntiva dal 2011 in poi. Questo aumento della liquidità ad un ritmo superiore alla crescita del PIL nominale ha contribuito alla riduzione dei rendimenti e, infine, alla soppressione della volatilità”.
Il 2018 è stato in qualche modo l’anno della svolta e ha mostrato le difficoltà di conciliare la normalizzazione delle politiche monetarie con la stabilità dei mercati. “Dopo l’annuncio di una pausa nei rialzi dei tassi Fed a dicembre, il 2019 inizia all’insegna di un ripensamento della Banca Centrale anche sul ritmo e sul punto d’arrivo del QT, ovvero il drenaggio di liquidità che da ottobre viaggia poco sotto i 50 miliardi di dollari mensili”, commenta l’head of Investment advisory della società di gestione svizzera. “Avremo presto i dettagli di questa svolta dovish che ci aspettavamo, seppur non così repentina, ma intanto gli effetti sul mercato si sono già visti: +8% dell’S&P500 YTD che trascina tutti gli altri indici. Powell ha, di fatto, reintrodotto la put che aveva ritirato nel 2018”.
La sfida della volatilità
“I bassi ritorni attesi e la crescente volatilità impongono una forte attenzione tattica nell’asset allocation, che suggeriamo di effettuare in modo dinamico”, commenta Delitala. Dall’asset manager si mantengono neutrali su azioni ed Europa, sottopesano gli USA e sovrappesano i mercati emergenti. “Siamo corti in duration”, spiega. “Vediamo valore solo sul debito degli emergenti in valuta locale e USD e nelle obbligazioni indicizzate all’inflazione USA. Dal punto di vista tattico, temiamo salti di volatilità e shock nelle correlazioni tra macro-classi”.
Per proteggere il portafoglio da questi episodi, continua Delitala, è necessario innanzitutto identificare il regime in cui ci si trova. Per l'head of Investment advisory di Pictet AM, gli strumenti di tutela da utilizzare in chiave tattica sono: strategie sugli indici di volatilità implicita (futures e opzioni su VIX e Vstoxx), put o altre strutture opzionali ribassiste sugli indici azionari, posizioni in acquisto su valute rifugio (JPY, CHF), oro, protezione sul credito e bond governativi core."