Gestione passiva 2.0. Ecco le prossime mosse (parte I)

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Liquidità, trasparenza, efficienza e un contesto normativo favorevole sono le principali ragioni alla base del successo e della continua crescita del mercato degli ETF, in Italia e a livello globale. Ne sono convinti i responsabili dei principali ETF provider in Italia che Funds People ha messo attorno ad un tavolo per dibattere sulla crescita e i fattori di successo della gestione passiva, approfondendo alcune tematiche come l’impatto della MiFID sugli ETP e le prospettive degli ETF smart beta. 

In merito alla continua crescita della gestione passiva è Giancarlo Sandrin, head of asset management clients di iShares Italia ad individuare quattro aspetti tecnici che hanno portato  gli ETF al successo: la trasparenza degli strumenti (confrontato con fondi attivi, certificate, obbligazioni), la quotazione dei prodotti, bassi costi e la presenza di opzioni su ETF che consente di costruire un portafoglio più complesso in termini di multi asset. Il maggior utilizzo di opzioni su ETF, lending di ETF in Europa andrà ad accrescere l’utilizzo dell’asset class, la liquidità e la flessibilità stessa dello strumento.

Gli investitori, istituzionali e retail, e i consulenti che si occupano della gestione del patrimonio dei propri clienti, stanno d'altronde aumentando sempre più la componente in portafoglio composta da strumenti efficienti, liquidi e in grado di dare valore aggiunto come gli ETF. Nel corso del 2016, gli ETF europei hanno raccolto 48 miliardi di euro, raggiungendo a fine anno i 546 miliardi di patrimonio gestito, mentre i fondi comuni indicizzati tradizionali hanno attirato quasi 44 miliardi di flussi netti, chiudendo l’anno a 576 miliardi di patrimonio. Per quanto riguarda gli ETF, i maggiori flussi si sono diretti verso la componente obbligazionaria (+20,64 mld di euro), seguiti dall’azionario (+13,57 mld di euro) e dalle commodities (+12,13 mld di euro). Gli ETF che investono in bond, nonostante la consistente crescita degli ultimi anni, hanno ancora ampi margini di crescita in termini di raccolta e di asset tra gli investitori, “questo è un dato eccezionale se pensiamo che il business degli ETF è iniziato in Europa 17 anni fa con prodotti quasi esclusivamente azionari e che adesso, finalmente, il gap tra equity e fixed income si sta chiudendo”, dice Marcello Chelli, referente per i Lyxor ETF in Italia. In termini più generali, il peso degli ETF sul totale del risparmio gestito negli USA è circa il 16-17%, nell’UE circa il 7%, mentre in Italia tra il 2,3 e 4,8% (a seconda del perimetro di analisi considerato).

Per Simone Rosti, responsabile UBS ETF per il Sud Europa, “in Europa accadrà quello che in parte è già avvenuto negli Stati Uniti, l’istituzionalizzazione del retail. Il mondo istituzionale è già andato in una direzione che vede sempre più dominare il peso della gestione passiva nell’asset allocation (attorno al 60% per alcuni istituzionali negli USA). Il mondo retail sta dirottando i portafogli dei clienti privati verso questa direzione. È un percorso graduale che si incrementerà nel 2018”.

L'evoluzione degli ETF smart beta

Smart beta definisce una metodologia d'investimento che combina le funzionalità trasparenti e efficienti della gestione passiva con alcune delle tecniche proprie delle strategie attive. L'obiettivo non è quello di replicare passivamente la capitalizzazione di un indice di riferimento ma l'aumento dei rendimenti corretti per il rischio, preservando i bassi costi tipicamente associati ai prodotti di investimento passivi. Questi strumenti rappresentano un’evoluzione delle metodologie di indicizzazione tradizionali, avvicinando le strategie indicizzate a quelle attive e offrendo opportunità di investimento alternative e complementari a quelle degli ETF tradizionali.

Le prospettive dipendono dagli investitori, sono prodotti più difficili e più complessi da utilizzare e da applicare ai portafogli. “Abbiamo notato che c’è ancora confusione tra low volatility e minimum volatility, strategie simili ma che presentano in realtà differenze. È necessario fare uno sforzo in termini di educazione e formazione su questi prodotti. Si procederà a 360 gradi sul mercato dei factors, degli smart beta e dei social responsible. Siamo partiti dall’equity, e man mano che il mercato cresce andremo a proporre strumenti su nuove aree geografiche e ulteriori strategie più articolate. Questa evoluzione arriverà, poi anche, agli ETF fixed income, un’area meno sfruttata dal punto di vista delle strategie alternative beta, e su asset class come le commodities”, continua Simone Rosti. “Prima si trattava di un tema molto legato alla volatilità, ora notiamo un interesse anche su altre strategie value e momentum. Ci sarà molta evoluzione sul tema dell’high dividend e non deve essere lasciato da parte il tema ESG”, aggiunge invece Giancarlo Sandrin.

Per Vincenzo Sagone, responsabile ETF & Indexing Business Unit di Amundi SGR, “il tema smart beta si è diffuso grazie agli ETF. Stiamo facendo moltissima education su come implementare questo tipo di strategia nel portafoglio, che sia multi o single factor. Il range di prodotti è abbastanza completo sulla parte azionaria, ora tocca ai gestori”. 

C’è stato uno sviluppo delle strategie smart beta sia da parte degli emittenti sia in termini di recepimento da parte degli investitori. I fattori finora privilegiati sono quelli che evocano concetti più semplici. “L’high dividend è stato uno dei fattori chiave per l’avvio delle strategie smart beta in Europa; il value è un fattore innato nei metodi di selezione dei gestori attivi,  quindi trasferire in maniera sistematica su un ETF o su uno strumento passivo la possibilità di replicare questo tipo di strategia è stato un passo abbastanza semplice. Un ulteriore passaggio si è verificato con l’accesso alle strategie low volatility, che iniziano a funzionare come strumenti di mitigazione del rischio. La nuova evoluzione riguarderà fattori che potrebbero tener conto di alcuni fenonomi che la finanza non sta valutando appieno, come per esempio lo sviluppo dei big data”, conclude Francesco Lomartire, responsabile di SPDR ETFs Italia.