La banca centrale americana mantiene i tassi invariati per la settima volta consecutiva. Progressi dell’inflazione giudicati “modesti”. Svolta falco del ‘dot plot’ che indica un solo taglio nel 2024.
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La Federal Reserve rinvia ancora una volta il taglio dei tassi tanto atteso dai mercati. Nella riunione di giugno la banca centrale americana mantiene il tasso di riferimento invariato tra il 5,25 e il 5,5 per cento. È la settima volta consecutiva che i tassi vengono lasciati fermi, ai livelli fissati nel luglio 2023. A spingere la Fed verso questa decisione, i progressi “modesti” dell’inflazione negli Stati Uniti verso l’obiettivo del 2%, tanto che l’istituto ha rivisto al rialzo la stima sull'inflazione di quest'anno al 2,6% dal precedente 2,4 per cento. "L'inflazione è rallentata in modo sostanziale ma resta troppo elevata", ha dichiarato il presidente della Fed Jerome Powell al termine della due giorni di meeting.
Ieri l'indice dei prezzi al consumo (CPI) di maggio negli Usa aveva mostrato un rallentamento al 3,3% dal 3,4% di aprile. Un esito migliore del previsto, ma la Fed rimane in attesa di maggiori evidenze che confermino la traiettoria discendete dell’inflazione dopo i rialzi nella prima parte dell’anno. Intanto la disoccupazione statunitense a maggio è salita al 4%, rispetto al 3,9% del mese precedente. Il dato dei non-farm payrolls nello stesso mese segnala invece 272 mila posti di lavoro non agricoli aggiunti, con la prima economia al mondo che continua a mostrare resilienza alla stretta sui tassi. Dal ‘dot plot’, il grafico che ogni tre mesi registra le previsioni sui tassi del FOMC (il comitato che stabilisce la politica monetaria della Fed) emerge la previsione di un solo taglio dei tassi di 25 punti base nel 2024, mentre a marzo la previsione era di tre tagli da 25 punti base. Per il 2025 sono previsti quattro tagli della stessa entità e altri tre nel 2026, con un tasso di riferimento nel lungo periodo previsto al 2,8 per cento.
Svolta falco nel ‘dot plot’
La decisione della Fed di mantenere i tassi di interesse invariati nella riunione di giugno era prevista dagli esperti delle case di gestione e viene interpretata come un atteggiamento cauto della banca centrale nell’eventualità di nuove soprese al rialzo dell’inflazione negli Usa. Mentre cattura maggiormente l’attenzione la svolta ‘falco’ dei banchieri centrali statunitensi nella previsione del ‘dot plot’ di un solo taglio dei tassi nel 2024.
“La decisione di mantenere i tassi di interesse fermi riflette la continuità dell'approccio graduale adottato dalla banca centrale, che si mantiene prudente davanti alle tendenze inflazionistiche”, osserva Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm. “I policymaker hanno accolto con favore una rapida decelerazione dell'aumento dei prezzi nel 2023, ma sono diventati più cauti dopo che i progressi in materia di inflazione si sono arenati all'inizio dell'anno”, dice Flax.
È d’accordo Whitney Watson, co-chief investment officer e co-head, Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management, secondo cui il riconoscimento da parte della Fed di ‘modesti progressi’ verso il target di inflazione del 2% deriva probabilmente dai segnali disinflazionistici emersi dai dati dell’indice dei pezzi al consumo di maggio, in contrasto con i dati sull'inflazione del primo trimestre, più alti del previsto. “Tuttavia, la proiezione mediana del dot plot ha preso una traiettoria da falco, tanto che ora indica un solo taglio dei tassi nel 2024, rispetto ai tre tagli precedentemente previsti a marzo”, dichiara l’esperto.
“La mediana dei membri del FOMC prevede ora un solo taglio dei tassi nel 2024, rispetto ai tre previsti a marzo”, osserva James McCann, vicecapo economista di abrdn. “Questa svolta da falco è stata probabilmente una reazione alla crescita dei prezzi più forte del previsto all'inizio del 2024, che ha costretto i membri del comitato a rivedere ancora una volta al rialzo le loro previsioni sull'inflazione”, prosegue. “Tuttavia, l'attuale sorpresa al ribasso dell'inflazione CPI è stata più incoraggiante e, con la maggioranza dei membri divisi tra uno o due tagli, non saremmo sorpresi di vedere i prezzi di mercato continuare a fantasticare su più tagli dei tassi quest'anno”, dice l’esperto.
Primo taglio a dicembre?
Secondo Eric Winograd, US economist di AllianceBernstein i dati sull'inflazione di ieri sono un buon esempio di ciò che la Fed dovrà vedere per tagliare i tassi. “Ma ci vorranno ancora tre dati incoraggianti per convincere la Fed che l'inflazione si sta dirigendo in modo sostenibile verso il 2 per cento”, spiega Winograd. “La prima data utile è settembre, se si ipotizza che i prossimi due dati sull'inflazione siano simili a quello di oggi. Non sono ancora pronto a dare questa ipotesi, avendo visto solo una buona inflazione su cinque quest'anno”, dice l’esperto. “La mia previsione rimane che la Fed taglierà i tassi una volta quest'anno, con dicembre come mese più probabile per il taglio”, dice.
Per quanto riguarda la stima del livello a lungo termine a cui si assesterà il tasso di interesse, Winograd continua a prevedere che il tasso terminale di questo ciclo sia pari al 3,0-3,5%, ovvero un po' più alto di quello della Fed. “Se l'economia dovesse continuare a espandersi anche ai tassi attuali o quasi, sospetto che la stima di lungo periodo della Fed si sposterà più in alto nel tempo”, commenta l’esperto.
“Mentre i prezzi dei servizi di trasporto e dei beni di base si sono raffreddati a maggio, l'inflazione abitativa continua a spingere la crescita complessiva dei prezzi ben al di sopra dell'obiettivo del 2%, eliminando ogni pressione sulla Fed affinché allenti la politica monetaria in tempi brevi”, aggiunge Morgane Delledonne di Global X. “Inoltre, il forte mercato del lavoro di maggio, unito alle aziende che hanno generato margini di profitto record sfruttando gli investimenti in tecnologia invece che tagliando forza lavoro, segnala che l'economia statunitense sta mantenendo una posizione solida nonostante i tassi di interesse elevati rispetto ai livelli storici”, continua la head of Investment Strategy Europa. “Inoltre, le elezioni presidenziali potrebbero aumentare la volatilità del mercato e l'incertezza sulla spesa pubblica futura, che a loro volta potrebbero avere un impatto significativo sulle prospettive della Fed in materia di inflazione e crescita economica. Nel complesso, a nostro parere è probabile che la Fed tagli una volta a dicembre o addirittura mantenga i tassi fermi per tutto l'anno”, dice l’esperta.
“È evidente che la Fed, che da tempo vuole iniziare a tagliare, si sta gradualmente adeguando alla realtà che i tassi dovranno rimanere alti più a lungo, non solo nel breve termine ma anche nel lungo periodo”, aggiunge Jean Boivin, responsabile del BlackRock Investment Institute (BII). L’esperto evidenzia anche che negli ultimi mesi la Fed abbia cambiato idea più volte sul suo percorso politico previsto, ribadendo l'approccio dipendente dai dati. “Le sorprese sull'inflazione in arrivo - in entrambe le direzioni - continueranno probabilmente a portare ad ampie revisioni delle prospettive politiche. Con poca chiarezza da parte delle banche centrali sul percorso da seguire, i mercati sono diventati inclini a reagire con forza ai singoli dati, come abbiamo visto anche oggi con il balzo dell'S&P 500 dopo l'IPC e il forte calo dei rendimenti dei Treasury a 10 anni”, commenta l’esperto.
I possibili impatti sulle scelte della BCE
Infine, Wolfgang Bauer, fund manager del team Fixed Income Institutional di M&G Investments si sofferma sulle scelte divergenti dei due principali istituti monetari dei mercati sviluppati. “Dopo il taglio ‘da falco’ della BCE della settimana scorsa e la revisione al rialzo delle previsioni sull'inflazione, ieri la Fed ha fatto praticamente il contrario”, spiega. “A poche ore dalla pubblicazione di un dato sorprendentemente basso sull'inflazione CPI, la banca centrale americana ha deciso di mantenere i tassi di interesse invariati e, soprattutto, ha spostato il dot plot verso l'alto, indicando così che taglierà solo una volta quest'anno”, dice. “La cautela della Fed probabilmente aiuterà i falchi della BCE a mettere in stand-by ulteriori tagli per il momento. Sebbene il contesto economico europeo sia diverso da quello statunitense, sembra improbabile che la banca centrale Europea proceda ad allentare la politica monetaria finché la Fed resta ferma”, conclude l’esperto di M&G Investments.