Istituzioni, Autorità di vigilanza, fondi pensione negoziali e gestori a confronto sul nuovo decreto 166/2014. Parla Gianpaolo Ruggiero, dirigente del ministero dell'Economia e Finanze.
È un momento di “grande opportunità”, come ha detto a Cernobbio il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ma è anche il “momento propizio per una rivoluzione previdenziale”, spiega Sonia Maffei, direttrice del settore Previdenza e Immobiliare di Assogestioni. Il nuovo decreto 166, recante norme sui criteri e limiti di investimento delle risorse dei fondi pensione e regole in materia di conflitti di interesse, costituisce una importante novità e comporterà profondi cambiamenti nella gestione dei fondi pensione. E al Salone del Risparmio non è di certo mancato il dibattito in merito. “Gestori, Fondi pensione e Casse di Previdenza: insieme per trovare nuove soluzioni di investimento” è stato infatti il titolo della conferenza, organizzata da Assogestioni e sponsorizzata dalle società Aberdeen, Pioneer e State Street Global Advisors. L’occasione era quella non solo di analizzare le novità dal punto di vista tecnico, ma anche di creare un dibattito tra gli operatori del settore, grazie alla presenza di rappresentanti dei diversi attori coinvolti quali come Paribas, Eurizon Capital, ENPAM, Cariplo, Pegaso.
Tra gli ospiti anche Gianpaolo Ruggiero, dirigente Direzione IV ministero dell’Economia e delle Finanze. “La filosofia di fondo del decreto 166/2014 è chiara: nei limiti dei requisiti e vincoli quantitativi che rimangono, il Fondo pensione è libero di adottare lo stile e la politica di investimento che considera ottimale per gli interessi degli aderenti, purché si doti di strutture e procedure di gestione e di controllo adeguate. La redazione di un documento sulla politica di investimento disciplinata nel regolamento impone al Fondo pensione una riflessione strategica che deve essere fatta con trasparenza e comunicata tanto agli aderenti quanto alle autorità di vigilanza. Il Fondo pensione deve interrogarsi su quali siano i propri obiettivi e i relativi strumenti utili a raggiungerli nel tempo, rispettando i criteri del regolamento, come la diversificazione degli investimenti, il conseguimento di una ottimale combinazione rischio-rendimento, la gestione efficiente ed economica”.
Ma come investire le proprie risorse in un regime di bassi livelli dei tassi d’interesse, con un grado di rischio maggiore rispetto al passato? “La sfida per i Fondi pensione e i loro aderenti non è facile. Le strategie ottimali perseguibili possono essere diverse: da una gestione prudente che replichi un benchmark di mercato a costi di transazione relativamente contenuti a una politica d’investimento che selezioni attivamente gli strumenti finanziari per battere quello stesso benchmark. Da una politica che sfrutti maggiormente la particolare natura delle passività previdenziali del Fondo pensione investendo in attività a lungo termine a una gestione orientata al conseguimento di una rendimento assoluto parzialmente svincolato dai banchmark di mercato.
Assogestioni ha chiesto poi al governo di non restringere solo alle infrastrutture l'universo investibile che consentirà, a Fondi pensione e Casse di previdenza, di beneficiare di un credito di imposta compensativo del recente aumento della tassazione sui rendimenti annui previsto dalla legge di Stabilità. Ma di estendere i benefici anche alle PMI e ai fondi azionari specializzati. E ha anche messo sul tavolo del governo la richiesta di misure di armonizzazione che garantiscano la piena portabilità della forma di previdenza integrativa, sia dal punto di vista fiscale, sia regolamentare.