Qual è il rapporto tra inflazione e tassi di interesse

Montagne russe, up and down
Jc Dela Cuesta, (Unsplash)

Il 2025 è iniziato così com’era finito il 2024, con la forza dell’economia e l’inflazione ancora elevata negli Stati Uniti che continuano a far slittare in avanti la prospettiva di un taglio dei tassi di interesse oltreoceano. La Federal Reserve ha lasciato invariato il costo del denaro alla prima riunione di politica monetaria dell’anno, segnalando che non ha fretta di riprendere gli interventi espansivi. E se i dati sull'inflazione di marzo indicano una lieve riduzione dell'indice rispetto alle previsioni, le attese per la riunione del 19 marzo vanno in direzione della scelta di lasciare i tassi invariati. L’andamento degli indici dei prezzi è uno dei fattori principali che le banche centrali analizzano per prendere le decisioni di politica monetaria. Qual è il rapporto tra inflazione e tassi di interesse? Lo spieghiamo in questa voce del Glossario FundsPeople.

I messaggi delle banche centrali

A dicembre, in occasione della riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) del 2024, la Fed aveva effettuato un taglio dei tassi hawkish. Al tempo stesso il dot plot, che illustra le proiezioni della banca centrale, era passato a indicare soltanto due tagli dei tassi nel 2025, rispetto alla precedente previsione di quattro riduzioni. Ma nel comunicato a margine della riunione di gennaio Jerome Powell ha usato toni più dovish del previsto. Su questa sponda dell’Atlantico, invece, l’orientamento di politica monetaria rimane inequivocabilmente accomodante: a marzo la BCE ha nuovamente ridotto i tassi dello 0,25%, ma ci si aspetta una "pausa" nella riunione di aprile.

L’operato delle banche centrali torna così alla sua essenza fondamentale: mantenere la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria. Si è parlato molto del ruolo svolto dalle banche centrali per controllare i prezzi degli strumenti finanziari ed evitare la formazione di nuove bolle, ma qui ci soffermiamo sul principio alla base del loro mandato primario e della loro politica economica: la stabilità dei prezzi. Analizziamo il rapporto che lega l’inflazione alla definizione dei tassi di interesse e le sue conseguenze per l’economia reale.

L’importanza della stabilità dei prezzi

Perché la politica monetaria ruota intorno alla stabilità dei prezzi? La stabilità dei prezzi è essenziale perché rafforza il potenziale di crescita economica e favorisce il miglioramento del tenore di vita, oltre a sostenere la trasparenza dei prezzi relativi e la riduzione dei premi per il rischio di inflazione incorporati nei tassi di interesse. Inoltre, evita il ricorso a coperture non necessarie e riduce le distorsioni dei sistemi tributari e della sicurezza sociale. Senza dimenticare che contribuisce anche alla stabilità finanziaria e accresce l’attrattiva di un’esposizione alla liquidità. In sintesi, la stabilità dei prezzi aiuta le banche centrali a raggiungere obiettivi economici di più ampia portata.

Ma stabilità dei prezzi non significa inflazione zero: ad esempio, l’obiettivo di inflazione fissato dalla BCE, che corrisponde a una situazione di stabilità dei prezzi, è inferiore ma vicino al 2% nel medio termine.

Qual è il rapporto tra inflazione e tassi di interesse?

Il rapporto causa-effetto che lega le decisioni di politica monetaria al livello dei prezzi parte dal livello dei tassi di interesse ufficiali fissati dalle varie banche centrali per le proprie operazioni di finanziamento agli enti di credito. Una variazione di questo livello si ripercuote direttamente sui tassi di mercato in quanto modifica l’aspettativa circa i futuri interventi sui tassi, influenzando le decisioni di risparmio e di investimento di famiglie e imprese.