Negli ultimi mesi sono tornati alla ribalta questi strumenti che permettono di rivalutare il capitale sulla base della crescita dei prezzi. Bisogna tuttavia capire quali sono le prospettive di inflazione nei prossimi anni.
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Negli ultimi giorni si è parlato molto del nuovo BTP Italia che è stato in collocamento dal 14 al 17 novembre sfiorando i 12 miliardi di raccolta. Il successo del collocamento, tra le migliori prestazioni di sempre per il titolo, spinge tuttavia a domandarsi quanto ancora sia conveniente investire in titoli legati all’inflazione.
Per chiarire il contesto è importante partire da un dato: oggi l’inflazione è ai massimi degli ultimi 30 anni in Italia, e comprare un’obbligazione governativa indicizzata all’inflazione può significare due cose:
se l’inflazione continua a salire, il titolo è un affare perché si rivaluta il capitale investito per i prossimi sei anni;
se, al contrario, la crescita dei prezzi dovesse fermarsi, l’investitore si troverebbe in una condizione in cui sarebbe stato più conveniente comprare un classico Btp.
Grafico Inflazione storica CPI Italia (base annua) - intero periodo
Prospettive di inflazione
In un contesto caratterizzato dal rischio di recessione e da un’inflazione che a ottobre ha raggiunto il 10,7% in Europa e il 7,7% negli Stati Uniti, le banche centrali sono state costrette a intraprendere una politica di rialzo dei tassi per contrastare la crescita dei prezzi.
Headline and Core Inflation (US YoY)
Secondo Alexis Bienvenu, gestore di La Financière de l’Echiquier, la principale preoccupazione del mercato non si concentra più tanto sui futuri rialzi dei tassi, quanto sull'effetto cumulativo di quelli passati sull'economia nel medio termine e, in particolare, sull'inevitabile rallentamento della stessa per contenere l'inflazione. “A tal proposito, gli investitori prevedono ora una crescita quasi nulla nel 2023 negli Stati Uniti e addirittura leggermente negativa nell'Eurozona. Un orizzonte di crescita zero che sarebbe, in realtà, il male minore in quanto non si tratterebbe di un collasso. Per giunta, la Fed smetterebbe di alzare i tassi nel secondo trimestre o li abbasserebbe, addirittura, alla fine del 2023 se l'inflazione seguisse la traiettoria ribassista prevista”, spiega.
Secondo la view di Bert Flossbach, co-fondatore di Flossbach von Storch, si può quindi ipotizzare che l'inflazione di fondo rimarrà elevata anche l'anno prossimo, anche dopo l'effetto base che ci si può aspettare se i prezzi dell'energia non saranno più al di sopra del livello dell'anno precedente. Persino la Bce, che è sempre stata cronicamente ottimista nelle sue previsioni di inflazione, prevede ora un tasso di inflazione del 5,5% per l'Eurozona nel 2023. “In un'epoca di inflazione elevata, tuttavia, il prodotto interno lordo (PIL) nominale può crescere fortemente anche se la crescita reale è stagnante o addirittura si riduce leggermente”, conclude Flossbach.