Il crollo dell’inflazione francese

Miwok, Flickr, Creative Commons
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I titoli di Stato europei hanno continuato ad attenuare l’intenso rischio politico che, quest’anno, ha spinto i rendimenti dei benchmark francesi ad un livello corrispondente a quasi il doppio il loro premio rispetto ai bund tedeschi.

Lo spread di rendimento tra i titoli francesi a 10 anni e il suo corrispettivo titolo di debito tedesco, ha toccato il suo punto più stretto in una settimana, dato che il vantaggio nei sondaggi del candidato anti-euro Marine Le Pen ha rallentato verso un ballottaggio al secondo round di maggio contro i suoi principali candidati concorrenti. Le scommesse su alcune misure di stimolo che il prossimo martedì, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, potrebbe annunciare hanno pesato sui titoli di tutto il mondo. A tal proposito si evidenziano i seguenti dati, con il rendimento a 10 anni del bund tedesco aumentato di + 2bps al 0,215%, e lo Schatz a 2 anni aumentato del + 2bps al -0,905%. Il rendimento del bond francese a 10 anni è invece aumentato di + 1bp allo 0,89%, dopo essere scivolato di 22bps nei quattro giorni precedenti. Quello dei bond italiani a 10 anni è sceso di -3bps al 2,10%, mentre quello spagnolo a 10 anni di -1bp per l’1,652%.

Per quanto concerne l’inflazione invece, in Francia, nel mese di febbraio, è inaspettatamente rallentata, dove l’accelerazione degli ultimi mesi ha spinto il tasso ad un massimo negli ultimi quattro anni. Tale rallentamento, dall’1,6% all’1,4%, si confronta con le comuni previsioni degli economisti per un pick-up pari all’1,7%. Anno dopo anno, i prezzi del settore alimentare ed energetico hanno registrato i loro maggiori incrementi, secondo i dati pubblicati lo scorso martedì dall’Insee (National Institute of Statistics and Economic Studies).

L’inflazione ha quindi lentamente guadagnato terreno in tutta l’area euro, dove, in questo mese, la media del blocco monetario dovrebbe aver raggiunto l’1,9%, in linea con l’obiettivo della Banca Centrale Europea. In Italia, il tasso è probabilmente salito dall’1% all’1,3%, mentre in Germania, la più grande economia della regione, si prevede che questo abbia raggiunto il 2,1%. Mentre l’inflazione nella regione euro si sta quindi stringendo, questi movimenti sono in gran parte dovuti ai prezzi dell’energia. Tuttavia, le pressioni di fondo sui prezzi rimangono deboli e il tasso di inflazione core è appena dello 0,9%, circa la metà del dichiarato obiettivo della BCE.