Con l’aumento dei tassi d’interesse nei Paesi sviluppati, gli investitori hanno preferito orientare i loro investimenti verso valute più sicure. Cosa può cambiare adesso?
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In uno scenario in cui il mercato americano segue la sua strada verso il processo di disinflazione, la probabilità di una stagflazione è molto bassa. Tutto fa pensare a una politica monetaria della Fed restrittiva, al fine di riportare l'inflazione all'obiettivo del 2 per cento. Stando così le cose, e come ha detto lo stesso Powell nel corso della riunione di inizio maggio, la probabilità di ulteriori rialzi dei tassi in questo ciclo sembra piuttosto bassa. La BCE, intanto, continua a mantenere un tono molto “dovish” e questo dovrebbe favorire una certa debolezza dell'euro nei prossimi mesi.
“All'interno dei Paesi sviluppati, manteniamo una view positiva su valute come corona norvegese, dollaro neozelandese, dollaro australiano, sterlina e corona svedese”, spiega Álvaro Sanmartín, chief economist, Amchor IS che indica come nel mondo emergente, la società continui a preferire “le valute dei Paesi con una buona governance macro, un carry elevato rispetto all'euro e prospettive di crescita economica favorevoli”.
Cambio dollaro/euro
Mercati europei, debito penalizzato dalla forza del dollaro
Secondo Francesco Lomartire, responsabile di SPDR ETFs per il Sud Europa, il debito in valuta locale dei mercati europei è stato penalizzato dalla forza del dollaro e continua a dipendere dalla strada intrapresa dalla Federal Reserve. “Le valute forti si sono dimostrate più resilienti e, nonostante gli spread siano ristretti, potrebbero continuare a offrire rendimenti migliori fino all'avvio del ciclo di allentamento degli Stati Uniti”.
Come spiega Marco Giordano, investment director di Wellington Management, “una delle conseguenze della continua tenuta dell’economia statunitense e dell’aumento dei rendimenti dei Treasury è il consistente rafforzamento del dollaro”. Se a questi fattori “si aggiunge la fuga verso i beni rifugio legata alle tensioni geopolitiche in corso in Medio Oriente, il dollaro si è apprezzato rispetto alla maggior parte delle valute principali”.
Mercati emergenti
Per quanto riguarda i mercati emergenti, i rendimenti locali e le valute sono sotto pressione. Mark Dowding, fixed income CIO, RBC BlueBay AM, in presenza di un'inflazione locale sottotono, ritiene che i tagli dei tassi possano sostenere la prima ipotesi, pur lasciando più vulnerabili valute come il peso messicano, il peso colombiano e il rand sudafricano. Per quanto riguarda invece le altre valute, Dowding è più costruttivo sul real brasiliano e sulla lira turca.