Come previsto, nella riunione di maggio la banca centrale statunitense ha mantenuto i tassi invariati fra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi da 23 anni. La decisione è stata motivata dai mancati progressi degli ultimi mesi nella diminuzione dell’inflazione.
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Tassi invariati per un’inflazione ancora troppo elevata. Come atteso dagli analisti, nella riunione di maggio la Fed ha lasciato i tassi fermi fra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi da 23 anni. Si tratta del sesto meeting consecutivo in cui l’istituto centrale statunitense non ha toccato i tassi, da quando ha cominciato il ciclo di rialzi nel marzo del 2022. La Fed ha ribadito il suo impegno a contrastare l’inflazione, ma ha ravvisato una mancanza di progressi verso il target. “Gli indicatori recenti evidenziano che l'attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo sostenuto. L'aumento dei posti di lavoro è rimasto forte e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L'inflazione è diminuita nell'ultimo anno, ma rimane elevata. Negli ultimi mesi sono mancati ulteriori progressi verso l'obiettivo di inflazione del 2 per cento”, si legge nel comunicato rilasciato al termine del meeting.
Negli scorsi giorni, infatti, l'indice core dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE), l'indicatore preferito della Fed per misurare l'inflazione, si è attestato al di sopra delle stime per marzo, al 2,8% su base annua. Dalla riunione è emerso inoltre un cambiamento nelle prospettive sui tassi per il 2024, che riflettono ora uno scenario ‘higher for longer’, di tassi alti più a lungo. Se durante lo scorso meeting di marzo, i responsabili della politica monetaria della Fed prospettavano tre tagli nel corso dell’anno, con un probabile inizio a giugno, oggi data la persistenza dell’inflazione, questo scenario è cambiato, con i mercati finanziari che prevedono un solo un taglio per novembre. Inoltre, nel meeting di ieri la Fed ha annunciato che a partire da giugno rallenterà il ritmo di riduzione del suo bilancio, con il tetto di rimborso mensile dei Treasury in possesso dell’istituto che scenderà da 60 a 25 miliardi di dollari.
Tassi fermi, ma nessuna indicazione di ulteriori rialzi
A margine della riunione, il presidente della Fed Jerome Powell ha dichiarato che "è improbabile che la prossima mossa dei tassi sarà un rialzo", suggerendo un ostacolo elevato per un ulteriore aumento dei tassi. Quest’indicazione è stata interpretata dai gestori come un messaggio ‘dovish’ da parte di Powell. “La Fed esclude di prendere in considerazione un aumento dei tassi in risposta alle recenti sorprese al rialzo dell'inflazione. Ritiene piuttosto che sia opportuno mantenere i tassi al livello attuale fino a quando non emergeranno prove più chiare che l'inflazione si stia avviando in modo sostenibile verso il 2 per cento”, argomenta Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS. Anche l’analisi di Mark Haefele, chief investment officer di UBS Global Wealth Management, si sofferma sul fatto che la Fed si sia astenuta dall'adottare un approccio da ‘falco’. Ma l'esperto fa comunque notare che l’ottimismo si è affievolito dopo l'avvertimento di Powell che ‘non sono assicurati ulteriori progressi’ nel raggiungimento del target di inflazione. “Tuttavia, sebbene Powell abbia sottolineato l'incertezza del percorso dell'inflazione statunitense, la nostra ipotesi di base rimane quella di un raffreddamento dell'inflazione e della crescita economica, permettendo alla Fed di iniziare a tagliare i tassi”, dice Haefele.
Secondo James McCann, vicecapo economista di abrdn, l'ottimismo della Fed sul fatto che l'inflazione si stia dirigendo senza soluzione di continuità verso l'obiettivo è stato scosso dall'impennata della crescita dei prezzi registrata quest'anno. “Infatti, nelle dichiarazioni alla stampa di ieri la Fed avverte che i progressi sono in fase di stallo e che è necessario che il trend riprenda prima di procedere a un taglio dei tassi”, continua. “Il presidente Powell probabilmente ribadirà questo messaggio nella prossima conferenza stampa, minacciando addirittura che altre cattive notizie potrebbero compromettere la possibilità di tagliare i tassi quest'anno. Tuttavia, è probabile che la banca centrale mantenga una politica restrittiva, il che implica che l'inflazione si ridurrà con il tempo e che non si prevedono a breve ulteriori aumenti dei tassi”, dice l’esperto di abrdn.
Mentre per John Lloyd, Lead, Multi-Sector Credit Strategies di Janus Henderson un aspetto di rilievo emerso dal meeting è che la Fed è stata attenta a non far credere al mercato che la prossima mossa non possa essere altro che un taglio. “I mercati hanno accolto con favore il comunicato e la conferenza stampa di Powell, mentre molti si aspettavano un tono più hawkish da parte della Fed, con forse anche un accenno alla parola ‘rialzo’, vista la recente serie di dati sull'inflazione. Appare chiaro come la previsione di marzo del Comitato della Fed di tre tagli per il 2024 fosse troppo aggressiva, con lo scenario di base che potrebbe avvicinarsi a zero o un taglio”, conclude Lloyd.
Si fa strada l’ipotesi di nessun taglio
Monica Defend, head of Amundi Investment Institute, interrogandosi se l’appuntamento con il taglio dei tassi è rimandato a luglio o oltre spiega: “I dati sui non-farm payrolls di questa settimana forniranno importanti informazioni sulla tenuta del mercato del lavoro, elemento questo cruciale per le prospettive di politica monetaria. Prevediamo che l'economia statunitense rallenterà progressivamente e che la tendenza alla disinflazione rimarrà evidente”, dice l’esperta, che però ritiene che il tasso di inflazione sarà volatile e scenderà ad un ritmo più lento di quanto previsto. “Pertanto, ci aspettiamo tre, anziché quattro, tagli quest'anno, con il primo allentamento che potrebbe verificarsi a luglio. Questo è il nostro scenario di base, ma uno scenario alternativo che stiamo prendendo in considerazione è che se la Fed non dovesse muoversi a luglio, allora potremmo vedere due se non addirittura nessun taglio quest’anno”, argomenta Monica Defend.
Quale sarà dunque il prossimo passo? Secondo Tiffany Wilding, managing director e economista di PIMCO, nel prossimo meeting di giugno dovrebbe emergere che la previsione mediana dei tassi per il 2024 rifletterà ancora l'aspettativa del FOMC di almeno un taglio nel 2024. “Tuttavia, è aumentata significativamente la probabilità che il FOMC non effettui alcun taglio. Naturalmente, nel caso in cui l'economia si indebolisse e il tasso di disoccupazione aumentasse, ci aspetteremmo che la Fed tagliasse in quello scenario, e se necessario in modo aggressivo”, conclude l’esperta.