"Il tempo dei rendimenti facili è finito"

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Secondo Luca Pesarini, presidente del Consiglio di Amministrazione di Ethenea Independent Investors e fundatore  del Ethna-AKTIV, uno dei prodotti misti più popolari sul mercato, “il tempo dei rendimenti facili è finito e l’effetto diversificatore si è ridotto. Prima, era possibile rimediare alle perdite causate dal mercato azionario con quello obbligazionario. Adesso, invece, è molto più complicato”, sostiene. In un’intervista a Funds People, Pesarini ha affermato che oggi il gestore deve essere più selettivo, minuzioso e abile nel suo lavoro. Il team ha ben chiaro come muoversi a seconda delle circostanze. “Sappiamo cosa fare in base allo scenario macroeconomico che abbiamo di fronte perché li abbiamo tutti ben definiti. Ad esempio, se il dollaro si rafforza, sappiamo in anticipo come dobbiamo muoverci. Lo stesso vale se si indebolisce. Questo ci permette di prendere velocemente decisioni di investimento”.

Secondo Pesarini la situazione attuale è complessa e in gran parte ciò si deve alle politiche adottate dalle banche centrali. “I bassi tassi d’interesse hanno ritardato la riduzione della leva finanziaria, generando debiti. Le banche centrali hanno creato molta confusione. Nel caso della Fed, inoltre, i messaggi lanciati sono contraddittori. A settembre non ha aumentato i tassi, adducendo motivazioni esterne come la Cina. Ha fatto intendere che la situazione era ancora complicata e il mercato ha reagito crollando. A dicembre, poi, ha aumentato i tassi, prevedendo altri 4 rialzi nel 2016. Allora sembrava che la situazione economica fosse buona. A marzo ha ridotto le stime a due rialzi e si parla addirittura della possibilità di un Qe 4. In sette mesi abbiamo assistito a tre comportamenti diversi. Il messaggio della Fed è confuso e di difficile interpretazione. La domanda è: ha la situazione sotto controllo? Io inizio ad avere i miei dubbi”.

Dall’altro lato, la Bce e la Banca del Giappone stanno acquistando disperatamente asset per stimolare la crescita e l’inflazione. “Il Giappone sta addirittura comprando azioni. È veramente una scelta sana?”, si chiede. “I Qe hanno separato la relazione tra il prezzo delle azioni e le aspettative dei benefici. Adesso molti asset sono quotati a prezzi elevati, la borsa statunitense è tremendamente cara e probabilmente questo avrà conseguenze nel futuro. Il principale fattore del rialzo è dato dai programmi di riacquisto delle azioni delle società. Il 93% del denaro entrante proviene da lì. Non dico che siamo sull’orlo di una recessione economica, né alle porte di un collasso del mercato paragonabile a quello del 2008. Sto solo dicendo che è importante sapere quello che si acquista e perché”.

Nel caso del mercato obbligazionario succede la stessa cosa. “È una questione di stime. Bisogna chiedersi se quello che si sta comprando è caro o no. Se si acquistano bund quando sono quotati con un TIR dello 0,6% c’è guadagno se questo arriva allo 0,4% ma il margine di profitto è molto basso. Il rischio è particolarmente elevato e, se si sbaglia, il tempo di recupero della perdita può durare anni. In Europa i tassi negativi stanno facendo danni, soprattutto al settore finanziario. Comprendiamo la necessità della BCE di applicare il Qe ma i tassi negativi con cui Draghi penalizza le entità che depositano denaro nella banca centrale mi sembra eccessivo. Quando parliamo con i direttori delle banche, ci dicono che questa decisione li sta danneggiando particolarmente. Negli USA è diverso. Non ci sono tassi negativi e nel mercato azionario troviamo opportunità, tutelandoci sempre di fronte al dollaro, divisa che pensiamo sia destinata a deprezzarsi. La situazione attualmente è incerta e, personalmente, preferisco non correre rischi”, conclude. Nel team puntano alla generazione di alfa in Europa, con posizioni lughe in società farmaceutiche, tecnologiche, di beni di consumo basico e discrezionale, e corte rispetto all’indice. Negli Stati Uniti non seguono la stessa strategia, dal momento che considerano che battere lo S&P 500 è praticamente impossibile. “Non ci riesce neanche Warren Buffett!”. Vedono opportunità nella borsa americana solo qualora il dollaro dovesse deprezzarsi mentre a livello settoriale non investono in banche e hanno solo una società di assicurazioni in portafoglio.

Per Pesarini, la liquidità è un aspetto molto importante. "La maggior parte del portafoglio potrebbe essere annullata in due giorni. Solo una piccola parte impiegherebbe più di 48 ore per essere venduta". Investono soprattutto in blue chip. “Cerchiamo sempre di investire in società particolarmente liquide. Quando dobbiamo sceglierlo, ci sofferimiamo sul loro modello di business e se sono o meno leader del mercato, perché sono quelle che poi hanno maggiori margini di profitto”. Allo stesso tempo, mostra particolare propensione per le società che sviluppano nuove idee. Anche la parte riservata alla cassa ha un ruolo importante e occupa attualmente il 16,4% del portafoglio. “La liquidità è davvero l’unica cosa che ci protegge. È un buon asset per sopravvivere nello scenario odierno di grande volatilità che le politiche delle banche centrali stanno fomentando e una buona soluzione di investimento”, sostiene.