Secondo Marzi, c’è ancora una volta una divergenza tra USA ed Europa. Ma questa volta la discriminante potrebbe essere l’inflazione, che tornerà a essere un tema importante e potrebbe divenire la variabile principale per il 2025 degli Stati Uniti. Se così fosse, spiega, “una Fed sempre data dependant potrebbe cambiare l’impronta delle politiche monetarie negli USA. Le aspettative sui tassi Fed si attestano al 3%, noi ci aspettiamo il 3,5% se non il 4%”. La priorità per l’Europa, prevede l’esperto, non sarà l’inflazione, che è sotto controllo, né i dazi promessi da Trump, ma sicuramente il tema geopolitico. Avanti quindi la BCE con nuovi tagli dei tassi, con le preoccupazioni sulla debolezza sostanziale dell’economia (Germana in primis) a guidare la politica monetaria europea. Ma in questo contesto, quali saranno i principali rischi e le opportunità per gli investitori? “Nel 2024 la nostra asset allocation è stata davvero dinamica”, commenta Marzi. I ragionamenti di inizio anno sono stati completamente ripensati nel corso degli ultimi mesi, man mano che lo scenario evolveva. “Siamo tornati a gestire la duration dei portafogli, che non si faceva da tempo, con i tassi scesi e poi risaliti. Ci sono stati tanti momenti per creare valore, e ci aspettiamo che questo accadrà anche nel 2025: avremo un’UE dove i tassi scendono più che negli USA, e dove si potrà giocare sul duration management. Se guardiamo all’altro lato dell’Oceano, la protezione contro l’inflazione sarà un tema importante”. E se in un mondo a tassi zero il carry non esisteva, adesso è tornato a manifestarsi sugli asset rischiosi e sull’income. Insomma, rischi e opportunità, ricorda Marzi, sono in realtà la stessa cosa: “Adottare una politica sulla duration può giocare in favore o contro il rendimento del portafoglio a seconda che si azzecchino le previsioni sui tassi”.
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