È quanto emerge dall’ultima edizione delle prospettive di lungo termine della casa di gestione. Tornano alla ribalta i bond. Balzo in avanti per i rendimenti attesi dal tradizionale portafoglio 60/40.
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In uno scenario estremamente complesso per i mercati in questa fine 2022 per l’inflazione, i tassi in aumento e la recessione in vista c’è anche una notizia positiva: dopo un’annata di perdite generalizzate per tutte le asset class (con la sola eccezione del comparto energetico), i mercati offrono ora un punto di entrata molto interessante per gli investimenti a lungo termine. “Grazie a valutazioni più basse e a rendimenti più elevati. I mercati presentano le migliori opportunità di rendimento da più di dieci anni”, spiega Thushka Maharaj, Global multi-asset strategist di J.P. Morgan Asset Management a margine della presentazione dell’ultima edizione delle Long Term Capital Market Assumptions, con cui la casa di gestione fornisce annualmente le previsioni di lungo periodo su un orizzonte temporale di 10-15 anni. Sia la componente azionaria che quella obbligazionaria hanno un outlook positivo. Un fatto che non si registrava da tempo. “Non dico di non essere prudenti per i prossimi 6-12 mesi, ma siamo in presenza di un buon punto di ingresso per gli investimenti a lungo termine, con opportunità interessanti”, dice Maharaj.
La rivincita del portafoglio 60/40
Dopo più di un decennio di tassi a zero, la graduale risalita dei rendimenti dell’obbligazionario ha riportato i bond alla ribalta. E il tradizionale portafoglio azionario obbligazionario 60/40, dato per morto nella prima metà dell’anno in seguito alle correzioni di entrambe le asset class, torna a essere appetibile. Secondo i numeri di questa edizione delle proiezioni di lungo termine di J.P. Morgan AM, i rendimenti annui attesi per un portafoglio di questo tipo denominato in dollari nei prossimi 10-15 anni balzano dal 4,3% dello scorso anno al 7,2%. Per un portafoglio denominato in euro il salto è dal 2,8% al 5,1%.
Inflazione
“Sebbene molti investitori siano giustamente concentrati sull'inflazione elevata e su altri fattori negativi di breve termine, si prevede che nei prossimi due anni l'inflazione sia destinata ad attenuarsi, con le proiezioni dei rendimenti a lungo termine in significativa ascesa”, osserva Maharaj. "Nonostante le sfide cicliche di breve termine, le nostre aspettative sull'inflazione sono state riviste solo modestamente al rialzo, poiché prevediamo una sua riduzione, in grado di avvicinarla agli obiettivi target delle banche centrali", continua. Nel lungo termine infatti le forze economiche di mega trend come l’aumento demografico e la tecnologia continueranno a limitare l’ascesa dei prezzi, in un conesto in cui la crescita globale rimarrà stabile. “Siccome l'inflazione nel medio termine diminuirà, non è nella nostra view che le banche centrali rivedranno i loro obiettivi target”, aggiunge. “Arrivare all’obiettivo del 2% è fondamentale per la loro credibilità e crediamo che nel medio termine riusciranno in questo compito”, dice.
“Mentre i tassi salgono, stiamo registrando anche un aumento della domanda di spesa in conto capitale, per l'aumento della popolazione mondiale, la necessità di finanziarie la transizione energetica e di accorciare le catene di produzione”, spiega Maharaj. “Di conseguenza per gli asset allocator si creano più opportunità. Ci sarà un ritorno dei mercati al loro ruolo di allocazione del capitale in modo efficiente, in un ambiente di scarsità di risorse, quello determinato dalla fine delle iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali. In questo contesto, ci aspettiamo maggiori possibilità di generare alpha e di differenziazione dei ritorni tra le asset class”, analizza l’esperta.
Bonds e equites
Il drawdown registrato nel corso dell’anno per gli US treasuries è stato il più significativo dall’era di Paul Volcker. Ma il cambio di regime nelle politiche monetarie e la volatilità sul reddito fisso hanno portato anche delle opportunità. I rendimenti attesi in euro per i bond governativi a 10 anni sono del 3%, per l'Euro IG sono del 3,6% e del 5,70% per l’HY. Si sono praticamente raddoppiati rispetto alle proiezioni dello scorso anno in cui erano rispettivamente dell’1,2%, 1,50% e 2,90%.
Per l'azionario dei mercati sviluppati si osserva un balzo in avanti dei rendimenti in euro dal 3,5% dello scorso anno al 7,8% della previsione di quest'anno. “Non si è registrato dall'ultimo anno un cambiamento delle componenti chiave che compongono il rendimento totale, l'unica cosa che è cambiata sono le valutazioni che in valuta locale sono scese dell'1,5%”, conclude.