Le sfide del nuovo Presidente degli Stati Uniti

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Clay Banks, Unsplash

Una Nazione divisa, un'economia bisognosa di supporto e la convivenza con la Cina sullo scacchiere globale. Il nuovo Presidente avrà l’arduo compito di cercare di “portare unità e di sanare le ferite di una nazione spaccata in due”, avverte Matt Miller, economista politico di Capital Group. Le crescenti tensioni relative a varie forme di disuguaglianza sociale che hanno contraddistinto la presidenza di Trump a parere di molti esperti non possono essere ignorate. “Dopo quattro anni di toni aggressivi, le infrastrutture sociali e le norme democratiche sono state oggetto di forti pressioni. Nei prossimi giorni, la stabilità politica e i sistemi del Paese saranno ulteriormente messi alla prova”, sostiene Stéphane Monier, CIO di Lombard Odier.

Un clima teso a cui si aggiunge il nodo da sciogliere della gestione della pandemia. La curva dei nuovi contagi da Covid-19 è in continuo aumento, con il timore di nuove misure di confinamento e ulteriori ripercussioni sulle attività economiche, in attesa del vaccino. “Si spera che nel 2021 saranno disponibili uno o più vaccini e terapie validi. Se i progressi in tal senso faranno aumentare i consumi a livello globale, i mercati finanziari potrebbero registrare buone performance, soprattutto in un contesto di tassi bassi e continue misure di sostegno fiscale e monetario”, sottolineano da Allianz GI.

Rilancio dell’economia

Nonostante nella misurazione più recente, diffusa appena cinque giorni prima delle elezioni, la crescita del PIL statunitense abbia registrato un forte rimbalzo, aumentando ad un tasso annuo del 33%, sull’onda della domanda repressa dei consumatori e delle massicce misure di stimolo del Governo, non bisogna sottovalutare le ferite inferte dal Covid-19 all'attività economica. “Gli Stati Uniti sono caduti in una recessione all'inizio di quest'anno, poiché le misure di lockdown imposte dal governo hanno portato le attività quasi a un completo stop”, ricorda Miller. “Nel corso del prossimo anno il Presidente si troverà prima a cercare di contenere una pandemia e poi a riavviare un'economia che, secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), subirà una contrazione del 3,8% per tutto il 2020. Con lo scoppio della pandemia di Covid-19, ad aprile il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è salito al 14,7%, corretto in base alla stagionalità. A settembre il tasso è sceso al 7,9%, più del doppio rispetto al 2019”, analizza Monier.

Nuovi stimoli fiscali

Il rilancio dell’economia dovrà passare attraverso un piano di ingenti stimoli fiscali: “Se Joe Biden sarà confermato come prossimo Presidente degli Stati Uniti, una parziale inversione di tendenza della riforma fiscale del 2018 interesserà probabilmente i settori che inizialmente hanno beneficiato maggiormente della riduzione dell'aliquota fiscale: i trasporti e il settore finanziario”, afferma Christian Hantel, senior portfolio manager di Vontobel Asset Management. Ma vi sono anche voci discordanti sul fatto che Biden sia determinato sin da subito ad implementare una riforma delle imposte sulle società: “Non è infatti certo che Biden inverta totalmente la rotta sulla riforma fiscale. E se anche dovesse modificarla, indipendentemente dall’entità della misura, non sarà un problema almeno fino al 2022”, spiega Philipp Vorndran, capital market strategist di Flossbach von Storch AG.

Più probabile sembra, invece, nel caso di una conferma di Biden l’incremento della spesa pubblica per stimoli fiscali in infrastrutture ed energia alternativa, con somme consistenti destinate alle energie da fonti rinnovabili e alla protezione del clima, attingendo in parte ai proventi di qualsiasi inasprimento fiscale. Il programma di Biden infatti prevede un investimento di 2.000 miliardi di dollari nel solare, nell’eolico e in altre forme di energia pulita.

Relazioni internazionali 

L'amministrazione Trump ha indebolito la posizione multilaterale degli Stati Uniti, scatenando una guerra commerciale con la Cina, impegnandosi a ridurre il deficit commerciale degli USA con l'imposizione di dazi sulle importazioni. “Con un’amministrazione democratica, le relazioni commerciali con la Cina potrebbero essere meno tese. Tuttavia alcune tensioni con la Cina potrebbero persistere qualora gli Stati Uniti continuassero ad essere il principale driver della crescita globale dal momento che il fulcro della questione è rappresentato dalla leadership geopolitica”, avverte Monier, “Il conflitto con la Cina continuerà probabilmente con la stessa intensità, a prescindere da chi siederà alla Casa Bianca in futuro. Joe Biden potrebbe anche adottare toni meno agguerriti e postare meno Tweet, ma non si discosterebbe molto dalla dottrina ‘America First’, a cui darebbe certamente un altro nome”, spiega Philipp Vorndran. Inoltre, Trump ha fatto uscire gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico che raccoglie l’impegno di Stati Uniti e del resto del mondo a limitare l’incremento delle temperature globali entro i 2 gradi centigradi, uno strappo che l’amministrazione Biden dovrebbe provare a ricucire.