Le tre lezioni che abbiamo imparato dal 2020

Roberto Rossignoli
foto ceduta (Moneyfarm)

L’anno che sta per chiudersi lascerà il segno, anche nel mondo del risparmio gestito. Nonostante il mondo sia in preda a una durissima recessione a causa del Covid-19 e molti stiano soffrendo direttamente le conseguenze economiche della pandemia, l’economia globale sembra aver mostrato una certa resilienza. Col senno di poi, il 2020 ha insegnato molto ai professionisti dell’industria dell’asset management che hanno dovuto fronteggiare un’incertezza senza precedenti nella storia recente, soprattutto dopo la violenta correzione di marzo. Per Roberto Rossignoli, portfolio manager di Moneyfarm, ad esempio, ci sono almeno tre lezioni che restano attuali.

  • Vinti e vincitori

Innanzitutto il 2020 ha insegnato che esistono vinti e vincitori. La ripresa che ha seguito la prima ondata pandemica non ha interessato tutti i settori in egual misura, ma è stata guidata da quelle aziende che, già protagoniste negli ultimi cinque anni, rappresentano l'infrastruttura di un mondo che opera e lavora a distanza. “Ci sono aziende che hanno saputo preservare i loro utili nell’economia del lockdown e altre che non hanno potuto neanche operare”, spiega l’esperto.

  • Macro-trend

Altro insegnamento è che il panorama delle aziende quotate è diverso da quello dell’economia reale. “Gli investitori hanno deciso di puntare su titoli che ormai rappresentano una fetta estremamente significativa dei principali listini globali in un contesto completamente pervaso dalla liquidità delle banche centrali. I giganti del tech hanno guadagnato un livello di fiducia tale da essere diventati quasi dei porti sicuri. Siamo nel vivo di una rivoluzione industriale: questo è un macro-trend che premia determinate aziende indipendentemente dalla crisi economica generata dal Covid ed è destinato a restare”.

  • L’importanza di chiamarsi Banca centrale

Il 2020 ha insegnato quanto le banche centrali siano fondamentali nel sistema finanziario e l’abbondanza di liquidità caratterizzerà anche gli anni a venire: il settore pubblico nel medio termine giocherà un ruolo molto importante. “L’intervento della Federal Reserve, che ha agito con un tempismo senza precedenti abbassando i tassi e aprendo nuovi canali di liquidità è stato provvidenziale”, commenta Rossignoli. “In poche settimane il bilancio del prestatore di ultima istanza americano (e globale, a tutti gli effetti) si è espanso del 70%, di ben tre trilioni di dollari. Più incerta è stata la risposta in Europa, dove alcuni errori di comunicazione della Bce hanno contribuito a gettare i mercati nel panico, prima che Francoforte facesse frettolosamente marcia indietro, seguendo in grande stile l’esempio della Banca centrale americana. In ogni caso, anche da questa sponda dell’Atlantico, l’intervento è stato massiccio, con il bilancio della Bce ormai pari al 60% del Pil europeo (prima del Covid era intorno al 40%)”.

Un consiglio per il futuro

Per Moneyfarm, nel medio periodo i fattori macroeconomici di base saranno ancora molto importanti. “Macro-trend di cambiamento industriale ed evoluzione dei comportamenti di aziende e consumatori hanno indicato la direzione portando i mercati, per il momento, fuori dalla crisi”, dice il portfolio manager. “Ora che siamo all’inizio di un nuovo ciclo economico e, forse, finanziario bisogna chiedersi in che direzione andranno i mercati. Nel medio periodo prevediamo che restino ancora rilevanti i fattori macroeconomici di base: abbondanza di liquidità, tassi bassi e inflazione sotto controllo. Questo nuovo ordine economico che si è costruito negli ultimi dieci anni è stato in qualche modo testato dall'evento della pandemia e continuerà a esserlo, ma siamo convinti che, se la politica farà le mosse giuste, nel medio termine l’economia globale saprà ancora generare sviluppo e progresso e gli investitori potranno contribuire e beneficiarne investendo sui mercati finanziari”.