L'analisi dei gestori internazionali su questa asset class che si confronta, nel II semestre, con il rialzo dell'inflazione e il possibile cambio di passo della politica monetaria.
Rendimenti difficili da trovare, inflazione che preoccupa gli investitori e Banche centrali che si preparano a possibili futuri rialzi dei tassi. Uno scenario sfidante per il mercato obbligazionario che si accinge ad affrontare la seconda parte di questo 2021.
EMERGENTI OPPORTUNITÀ
Le valutazioni dei mercati emergenti quando si parla di obbligazionario sono molto più interessanti rispetto a quelle dei mercati sviluppati secondo l'analisi di Piero Cingari, fixed income strategist di AcomeA SGR. "Per quanto riguarda le obbligazioni emergenti espresse in valuta forte, i nostri sovrappesi si concentrano su emissioni quasi-sovrane di Messico e Sud Africa, che possono continuare a godere condizioni di supporto dai rispettivi governi. Di recente ci siamo spostati inoltre su settori che offrono un profilo rischio-rendimento più attraente. Abbiamo incrementato l’esposizione verso il real estate cinese implementando un posizionamento diversificato in più società che attraversano una fase di deleveraging forzato da parte del governo cinese. All’interno del settore, cerchiamo valore soprattutto in emissioni ad alto carry e bassa duration. Sempre sui bond in dollari, manteniamo un’esposizione molto marginale su storie idiosincratiche nei cosiddetti frontier markets, un’area che offre rendimenti attraenti e che beneficerà in estate di un importante incremento delle riserve estere grazie all’allocazione di SDRs (Diritti Speciali di Prelievo) del Fondo Monetario Internazionale” spiega l'esperto.
HIGH YIELD SUPPORTATO DALLA CRESCITA
Per quanto riguarda invece il mercato high yield, lo scorso anno questo ha subito una volatilità più elevata rispetto ad altre asset class obbligazionarie con picchi di allargamento degli spread del credito fino a 1200 pb a cui però è seguito un forte restringimento fino a circa i 400 pb di oggi, grazie alla forte risposta fiscale e monetaria alla crisi. "Oggi gli spread sono nella parte più stretta del range degli ultimi due anni, a fronte di uno scenario di mercato molto più favorevole. Ciò che bisogna tenere a mente, però, è che nell’high yield ci si focalizza su società sub-investment grade, già deboli dal punto di vista dei fondamentali, e le si guarda in modo individuale. Un periodo di crescita economica, che è quello che ci attendiamo ora con la ripresa, supporterà queste aziende in modo proporzionalmente superiore rispetto ad altre. I rendimenti sono basati sulle performance effettive dell’azienda, quindi condizioni economiche migliori favoriscono in primis le società più deboli. Ecco perché l’high yield ha performato bene storicamente nei contesti di pressioni inflazionistiche e aumento dei rendimenti dei Treasury" spiega Mike Della Vedova fund manager di T. Rowe Price.
FED E L'ATTEGGIAMENTO "FALCO"
Qualora la Fed continuasse con un atteggiamento più “falco”, come da premesse dell’ultimo meeting, allora potrebbe verificarsi un nuovo aumento dei rendimenti sul mercato obbligazionario con rimbalzo dei rendimenti reali. “Pertanto favoriamo i prestiti senior statunitensi, con una interessante valutazione relativa, rischio di duration molto basso e basse perdite di credito previste; la view sui bond governativi, soprattutto negli USA, è negativa, mentre quella sui bond statunitensi indicizzati all’inflazione è favorevole. Fra le altre soluzioni da tenere d’occhio, segnaliamo le strategie focalizzate sul carry con duration corta, e i titoli ibridi bancari europei, che hanno un profilo di rischio-rendimento attraente con rendimenti eccellenti” spiega Norman Villamin, chief investment officer Wealth Management di Union Bancaire Privée.