L'aumento delle aspettative inflazionistiche e il rialzo dei tassi di interesse hanno delineato uno scenario favorevole per le obbligazioni inflation-linked per il 2017.
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Il 2017 sarà un anno molto volatile per il mercato obbligazionario globale. Considerando lo scenario macroeconomico attuale, le obbligazioni legate all’inflazione rappresenteranno un’opportunità interessante per gli investitori in termini di diversificazione. Negli Stati Uniti, i programmi di stimoli fiscali di Donald Trump, l’aumento del protezionismo e il programma di spesa pubblica per infrastrutture avranno un impatto positivo sui salari, sulla crescita del PIL americano e sull’inflazione. Per far fronte a questa situazione, la Fed attuerà un processo di normalizzazione monetaria creando uno scenario favorevole per le obbligazioni inflation-linked. I rendimenti dei Treasury americani, che incorporano il premio al rischio dell’emittente e le aspettative future di inflazione, sono aumentati in modo considerevole verso la fine del 2016. La situazione nell’Eurozona è differente in quanto dopo un periodo di deflazione, si sta delineando uno scenario di reflazione, ossia un moderato aumento dei prezzi che segue un periodo di deflazione. La ripresa dei prezzi nell’ultimo trimestre del 2016 è in larga parte attribuibile al rincaro dei prezzi delle commodity su scala mondiale, in particolare del petrolio e non da una reale espansione della domanda di beni e servizi. A seguito della decisione della Fed di alzare i tassi di interesse di 25 punti base, l’inflazione nell’Eurozona ha toccato un livello record dal 2011, anche se ancora lontano dal target fissato dalla Bce del 2%. Il trend al rialzo dell’inflazione sarà in parte limitato dalla debolezza con cui cresce l’Eurozona. La Bce dovrà tener conto delle pressioni inflazionistiche ed a questo proposito potrebbe rivedere al rialzo le stime sull’inflazione.
Nella seconda metà del 2016, l’aumento dell’inflazione nel Regno Unito è stato causato principalmente dagli effetti della Brexit, in particolare dalla svalutazione della sterlina e dal conseguente aumento dell’inflazione attesa per i beni importati. In Novembre 2016, l’inflazione nel Regno Unito ha raggiunto l’1%, attestandosi al livello più alto degli ultimi due anni e in netto aumento rispetto allo 0.4% del periodo pre-Brexit. La Banca di Inghilterra (BoE), a seguito della decisione della Fed di alzare i tassi di interesse di 25 punti base, ha deciso di lasciare invariato il bank rate allo 0.25%, non ha apportato nessuna modifica al piano di acquisto dei titoli di stato britannici e ha rivisto al rialzo le stime di crescita per l’anno a venire anche se le prospettive di crescita a più lungo termine sono rimaste invariate. Secondo le previsione della BoE, nei primi mesi del 2017 verrà superato l’inflation target del 2%. Nell’attuale contesto macroeconomico, dove l’aumento dei tassi di interesse ha portato ad una discesa dei titoli obbligazionari corporate e governativi, le obbligazioni inflation-linked sono in grado di offrire agli investitori una protezione contro il rischio di inflazione di lungo periodo. La domanda di quest’asset class è trainata dalle attese sull’inflazione futura e in uno scenario di aspettative inflazionistiche al rialzo, le obbligazioni inflation-linked sono in grado di sovraperformare le obbligazioni tradizionali in quanto garantiscono una buona stabilità e impermeabilità alle tendenze dei mercati. Nonostante la correlazione tra le aspettative inflazionistiche e l’inflazione effettiva sembra essere svanita, la ripresa dell’inflazione dovrebbe attirare l’attenzione degli investitori verso quest’asset class.
Per quanto riguarda la categoria dei fondi obbligazionari inflation-linked globali con Marchio Funds People, troviamo 4 fondi Consistenti. I fondi BGF Global Inflation Linked Bond e CS (Lux) Global Inflation Link Bond investono principalmente in titoli a reddito fisso indicizzati all’inflazione emessi prevalentemente da governi, agenzie governative o società. I due prodotti investono principalmente in due aree: Stati Uniti e Regno Unito. Entrambi hanno fatto registrare un rendimento positivo nel 2016, rispettivamente del 7.3% e 6%. Le aspettative inflazionistiche in aumento negli Stati uniti e nel Regno Unito hanno influenzato positivamente il rendimento dei due comparti, in particolar modo sul finire del 2016 con le elezioni di Donald Trump, l’apprezzamento del dollaro e la svalutazione della sterlina. Il fondo Eurizon EasyFund Bond Inflation e il fondo KBC Bonds Inflation Linked investono principalemente in strumenti obbligazionari indicizzati all’inflazione dell’area euro (principalmente in Francia, Germania e Italia). Il fondo Eurizon EasyFund Bond Inflation ha realizzato un rendimento positivo e costante nel 2015 e nel 2016, rispettivamente 1.2% e 1.1%, mentre il fondo KBC Bonds Inflation Linked Bonds ha fatto registrare un rendimento positivo del 3.60% nel 2016. Negli ultimi due anni, l’andamento dei due comparti è stato influenzato negativamente dal fenomeno della deflazione che ha colpito l’Europa fino a giugno 2016 e da una crescita lenta dell’area euro.