Rendimenti più interessanti e una minore volatilità dei tassi hanno determinato un ritorno della domanda per l’asset class al volgere dell'anno. Amundi prevede che questa tendenza continuerà nel 2023, ce lo racconta Monica Defend. Contenuto sponsorizzato.
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Contributo a cura di Monica Defend, head of Amundi Institute. Contenuto sponsorizzato da Amundi.
La brusca revisione dei prezzi e l'estrema volatilità hanno scosso i mercati obbligazionari dopo la repentina stretta monetaria delle banche centrali nel 2022. Oggi, i mercati navigano in un contesto di elevata incertezza e i bond sono tornati al centro dell’attenzione. Rendimenti più interessanti e una minore volatilità dei tassi hanno determinato un ritorno della domanda per l’asset class al volgere dell'anno. Amundi prevede che questa tendenza continuerà nel 2023, che consideriamo come un anno a due velocità per i mercati del credito.
Contesto globale
Il nostro scenario di base per il 2023 prevede una lenta crescita economica globale (2,4%) e un'inflazione elevata e prolungata (5,8%). Nonostante i recenti segnali di moderazione nell'inflazione complessiva, la Fed e la Bce sono impegnate a combattere l'inflazione ed evitare un eccessivo allentamento delle condizioni di finanziamento. Negli Stati Uniti, pensiamo che la Fed sarebbe pronta ad affrontare una recessione pur di ridurre l'inflazione. Nella zona euro, monitoreremo attentamente come la Bce bilancerà le aspettative di inflazione e il rischio di stabilità finanziaria, nel caso in cui i prezzi dell'energia rimanessero costantemente elevati. Prevediamo che il tasso terminale della Fed sarà pari al 5,25% e quello della Bce al 3,5%.
Le preoccupazioni degli investitori si sposteranno gradualmente dall’inflazione e dai tassi verso il rallentamento economico. La volatilità nei mercati azionari dovrebbe pertanto diventare il principale motore dei mercati del credito, con un'attenzione crescente alla differenziazione tra settori e singole aziende per cogliere il rimbalzo che seguirà.

La qualità del credito ha probabilmente raggiunto il picco, nonostante bilanci societari più sani
Dal 2020 la situazione patrimoniale delle imprese è generalmente migliorata. Il basso fabbisogno di rifinanziamento e l'elevato ricorso alla liquidità hanno limitato l'impatto negativo della stretta monetaria sia negli Stati Uniti che in Europa. Gli emittenti hanno inoltre approfittato di condizioni di finanziamento eccezionali, con l'attività del mercato primario che ha raggiunto livelli record. Oggi, nonostante il calo dei livelli di cassa, la leva finanziaria netta è complessivamente inferiore ai livelli precedenti al Covid-19 e le imprese hanno anche migliorato la duration del debito e le metriche creditizie.
Tuttavia, il picco della qualità creditizia è probabilmente alle nostre spalle. Le aziende si trovano ora ad affrontare un contesto più sfidante. Nel 2023, un contesto caratterizzato da crescita lenta, aumento dei prezzi dell'energia e aumento dei costi di finanziamento e aziendali dovrebbe portare a tassi di default più alti nel comparto high yield (HY). Un piano favorevole per quanto concerne i rimborsi dei titoli attenuerà questi fattori, in particolare durante il primo semestre, durante il quale sono previste poche scadenze.
Non ci aspettiamo che costi del debito più elevati travolgano gli emittenti investment grade (IG), ma le preoccupazioni relative al rifinanziamento possono esercitare pressioni sugli emittenti finanziariamente più deboli nel secondo semestre. I tassi di default del segmento HY potrebbero aumentare, raggiungendo livelli vicini alla loro media storica entro la fine del 2023, sfiorando il 5% negli Stati Uniti e il 4% nell'Eurozona.

Valutazioni interessanti nel segmento investment grade e opportunità in quello high yield nel 2023
Nonostante il recente rally nei mercati obbligazionari corporate, il contesto generale offre opportunità per gli investitori globali nel credito che monitorano attivamente specifici rischi bottom-up.
Nel complesso, preferiamo l’investment grade rispetto all’high yield, poiché riteniamo che lo spread HY-IG aumenterà nel 2023. A nostro avviso, la compressione dello spread HY nel 2022 è stata guidata da ragioni tecniche, dal momento che il segmento ha registrato una delle emissioni cumulate più basse da diversi anni a questa parte.
In ambito investment grade, la nostra preferenza è per il debito denominato in euro e quello denominato in sterline rispetto al credito statunitense poiché sono molto economici rispetto agli standard storici e gli attuali livelli di spread riflettono uno scenario molto più cupo di quello che ci aspettiamo. Vediamo anche del valore nel debito subordinato in euro, dove i rendimenti assoluti attualmente compensano la potenziale volatilità e dovrebbero creare delle opportunità.
In termini settoriali, privilegiamo i finanziari, specialmente i gruppi bancari, rispetto ai non finanziari. Al di fuori del settore finanziario abbiamo view positive sui settori automobilistico, tecnologico, dei media e delle telecomunicazioni, ma siamo cauti sui beni di consumo, sui beni strumentali e sui trasporti.
Il segmento high yield è attraente in un orizzonte d’investimento di medio periodo poiché gli spread dovrebbero essere volatili durante tutto l'anno. Al momento manteniamo un atteggiamento prudente, ma riteniamo che le opportunità si concretizzeranno nella seconda metà del 2023, quando l'incertezza sulla politica monetaria svanirà.

Quadro variegato per motivazioni tecniche
In conclusione, rendimenti più attraenti e rischi più bassi hanno migliorato il contesto dei mercati del credito dal punto di vista tecnico. Nuovi afflussi si sono materializzati dopo molti mesi di deflussi con gli investitori che in generale stanno adottando approcci meno difensivi e che considerano il reddito fisso come una fonte di diversificazione, compreso il credito IG.
Dal lato dell'offerta, ci aspettiamo un aumento dell'offerta netta nel 2023, con un'emissione più elevata rispetto al 2022, durante il quale il mercato primario HY è rimasto praticamente chiuso. Tuttavia, l'offerta netta per il 2023 dovrebbe rimanere modesta rispetto ai valori storici.
Nella zona euro, la Bce avvierà il quantitative tightening a marzo. Ci aspettiamo un limitato impatto di tale azione sui mercati. I volumi di debito societario sono in aumento, ma l’ammontare di titoli in scadenza detenuti nei portafogli della Bce (APP e CSPP) che non verrà reinvestito è infatti modesto.
Infine, gli investitori dovrebbero valutare le opportunità offerte dai green bond e da altri strumenti di debito sostenibili. Il mercato delle obbligazioni con caratteristiche ESG è cresciuto costantemente fino a raggiungere i 700 miliardi di euro nel 2022. Ci si aspetta che cresca ulteriormente e che offra opportunità interessanti, come le iniziative delle banche centrali per decarbonizzare i propri bilanci. Inoltre, le obbligazioni verdi tendono a presentare una volatilità inferiore rispetto alle obbligazioni convenzionali, mentre le obbligazioni legate alla sostenibilità sono in genere strumenti basati su performance di lungo periodo che possono aumentare la diversificazione senza compromettere il rendimento.
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