Commento a cura di Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti AM SIM.
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Commento a cura di Alessandro Allegri, AD di Ambrosetti AM SIM.
Il primo trimestre dell’anno, sui mercati finanziari, non introduce particolari novità confermando gli equilibri in essere e ribadendo sostanzialmente le dinamiche degli ultimi mesi caratterizzate, soprattutto, dalle pressioni negative sul comparto obbligazionario alle prese con l’esaurimento, a livello ciclico, del movimento ribassista sui tassi di interesse. A fare da contrappeso si pongono invece le azioni che, in questo frangente, stanno consegnando risultato positivi ormai da parecchi mesi e si accompagnano, oltretutto, ad una significativa costanza nella crescita, elemento che favorisce un ritorno, anche del mass market, verso questa tipologia di investimento. Lo scenario macroeconomico non ha subito variazioni significative, con il flusso di dati che sembra indicare una crescita mondiale anche marginalmente superiore alle attese ed anche sul fronte delle politiche monetarie nulla è cambiato. Il costo del denaro, in area Euro ed in Giappone, resta dunque vicino ai minimi storici con tassi su depositi e prestiti al sistema bancario ancora negativi, a garanzia di una facilità di accesso ai capitali per le banche che dovrebbe riversarsi in maniera favorevole sul sistema reale come leva primaria di una ripresa economica che, in queste aree, non è ancora competitiva rispetto agli Stati Uniti dove la Banca centrale ha già virato in ottica decisamente rialzista la propria politica monetaria.
Sono queste divergenze sul lato economico ad influenzare maggiormente le decisioni degli operatori sui mercati dei capitali, alle prese con un indice azionario mondiale in crescita (+10% in 5 mesi e +6% nel trimestre) e con dei dati economici a sostegno del rialzo ma anche con il dubbio circa la capacità di sostenere quotazioni stabilmente sui massimi storici gestendo l’emergere delle prime divergenze, anche marcate, di performance fra i singoli Paesi e settori. A livello geografico l’accelerazione trimestrale è stata diffusa, con un flusso di acquisti importanti su tutte le principali borse, tuttavia stanno emergendo i primi segnali di un differente passo in termini di performance tra gli asset europei e quelli americani (+5.4% vs -0.04% nel mese e +16.6% vs +8.9% negli ultimi 6 mesi). La tendenza in atto è certamente supportata dalle valutazioni molto più attraenti e da un ciclo economico in riallineamento. Tuttavia è difficile pensare, in futuro, a delle Borse europee totalmente autonome ed immuni ad eventuali incertezze dell’azionario americano, oltre al permanere di una seppur attenuata preoccupazione sul frangente geopolitico con l’esito non scontato delle imminenti elezioni in alcuni dei principali Paesi dell’Eurozona.
Analoga condizione anche per i mercati emergenti, dove, seppur dal punto di vista macroeconomico il differenziale di crescita sia ancora svantaggioso, si registrano sovrarendimenti trimestrali significativi (+11.1% Indice generale) trainati in particolare dalla Turchia e dall’India. Sul fronte settoriale sono stati Information technology ed healthcare a sovraperformare con i soli temi energy a risultare negativi, anche a causa del crollo del petrolio (-4.8% in 3 mesi). Chiudiamo il quadro dei risultati trimestrali evidenziando le difficoltà delle obbligazioni in area Euro (-2.06% Italia, -0.73% Germania) mentre, a livello globale, i temi a spread continuano a premiare gli investitori (+1.26% corporate Usa, +3.97% emergenti). Limitati i movimenti valutari con un dollaro in stabilizzazione mentre segnaliamo l’ottima performance dell’oro (+8.43% nel trimestre) che prova a candidarsi come alternativa di investimento e non più solo come bene rifugio.
Le conclamate divergenze tra le principali aree, sia economiche che di conseguente politica monetaria, mettono qualche dubbio sulla eterna sostenibilità degli asset rischiosi ed introducono il rischio, almeno a livello teorico, di alimentare un incremento della volatilità sui mercati. In realtà, proprio quest’ultima, resta a livelli decisamente contenuti rispetto alla media storica e ciò introduce, tipicamente, conseguenti fasi di mercato in crescita e con performance tendenzialmente superiori al comportamento medio. L’attuale scenario finanziario resta quindi caratterizzato da alte potenzialità sugli strumenti azionari e da incertezze sul mercato delle obbligazioni che risultano la variabile più difficile da gestire e necessitano di un radicale cambio d’approccio da parte dell’investitore. Bisognerebbe infatti disancorarsi dall’abitudine di concepire lo strumento obbligazionario come garanzia di successo e di assenza di incertezza. Le obbligazioni accumulano più rischi che benefici e l’andamento globale dei tassi, a livelli storici bassissimi in quasi tutte le aree, porta con sé il rischio di una generalizzata salita degli stessi. Questo scenario non è quindi favorevole ad allocazioni strategiche particolarmente sbilanciate verso il comparto mentre sul lato azionario le potenzialità di crescita vengono confermate e solo rialzi estremamente significativi in apertura di trimestre creerebbero le condizioni ideali per prese di beneficio di carattere quantomeno tattico.
Per il mese di aprile viene mantenuta elevata l’esposizione azionaria complessiva.
ESPOSIZIONE |
PESO |
AZIONI |
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OBBLIGAZIONI |
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VALUTE |
Sul fronte allocazione assume un ruolo più significativo la selezione settoriale, ora più equilibrata rispetto alle scelte di carattere geografico. In particolare a livello globale si privilegiano i temi legati al settore finanziario, alle telecomunicazioni ed alle utilities. A livello di macro aree viene proposto un sostanziale equilibrio tra Euro, Usa, Giappone ed emergenti. Per le obbligazioni vale una maggiore esposizione sulle tematiche a spread mentre rimane contenuta l’esposizione valutaria.