Cercare la crescita, tenendo però d’occhio l’inflazione

Vincent Mortier e Matteo Germano, Amundi
Immagine concessa (Amundi)

CONTRIBUTO a cura di Vincent Mortier, Group Chief Investment Officer e Matteo Germano, Deputy Group Chief Investment Officer di Amundi. Contenuto sponsorizzato da Amundi.

Nelle ultime settimane, mentre cercavano di valutare la direzione delle politiche monetarie, la crescita economica e la traiettoria dell’inflazione, i mercati hanno continuato a muoversi all’interno di un range. Valutare l’evoluzione dell’inflazione è ora ancora più complicato a causa della guerra tra Israele e Hamas. Siamo ancora convinti che nel primo semestre del 2024 ci sarà una leggera recessione negli Stati Uniti. I tassi elevati ancora a lungo, le difficili condizioni di accesso al credito e i fattori che descriveremo tra poco, continuano a pregiudicare le prospettive dell'economia mondiale.

 ▪ L’incertezza sul fronte della politica monetaria, le aspettative di una pausa nella stretta sui tassi. Il rialzo dei rendimenti si è tradotto in un ulteriore rialzo dei tassi di interesse e le banche centrali potrebbero ora decidere di fare una pausa. Il successo nella lotta all’inflazione finirà col determinare la loro politica. Il conflitto mediorientale sta aumentando il clima di incertezza sull’inflazione (prezzi del petrolio).

 ▪ I bilanci devono sottostare a vincoli sia negli Stati Uniti, sia in Europa. In prospettiva, la dimensione fiscale non riuscirà a compensare del tutto la debolezza della domanda dei consumatori che sta già finendo sotto pressione.

▪ I risparmi e il mercato del lavoro. Finora, i risparmi extra accumulati durante la pandemia e i mercati del lavoro forti hanno supportato i consumi. Ma se ci fosse un’ondata di licenziamenti e se diminuisse la crescita dei salari, i consumi ne risentirebbero.

 ▪ L’indebolimento delle imprese. Negli Stati Uniti stanno aumentando i fallimenti. Stanno finendo sotto pressione anche le piccole imprese che rappresentano una componente chiave dell'economia e che dipendono dalle banche per i loro finanziamenti.

 ▪ La riduzione strutturale della leva finanziaria in Cina indica che il rallentamento della crescita sarà determinato dalla diminuzione dell’apporto di capitali. Non ci aspettiamo un «bazooka» politico ma misure incrementali volte a stabilizzare l'economia.

Pur mantenendo una view complessivamente prudente, ravvisiamo delle opportunità. In ambito cross asset, il contesto economico e le valutazioni favoriscono un orientamento positivo sulla duration, con alcune pressioni legate all’inflazione. Rimaniamo positivi sui Treasury statunitensi e stiamo diventando più costruttivi sull’Europa, incluso il segmento breve della curva. Per quanto riguarda le azioni, siamo prudenti sui paesi sviluppati e abbiamo rivisto al rialzo la nostra view sul Giappone portandola a neutrale grazie alla ripresa della sua economia interna. Per quanto riguarda le valute, invece, i timori sull’inflazione statunitense e sui tassi elevati ancora a lungo potrebbero fornire un supporto temporaneo al dollaro. Abbiamo quindi assunto una posizione tatticamente positiva rispetto ad alcune valute asiatiche e su una valuta a basso rendimento come il franco svizzero. Continuiamo tuttavia a essere convinti che una svolta nella politica monetaria della Fed potrebbe causare un indebolimento del biglietto verde nel medio termine. Ora siamo costruttivi anche sul petrolio per le sue caratteristiche di diversificazione e crediamo che gli investitori dovrebbero aumentare le coperture del portafoglio.


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