CONTRIBUTO a cura di David Sheasby, head of Stewardship and ESG, Martin Currie, gruppo Franklin Templeton e John Gilmore, portfolio manager and analyst, Equity Income Strategy, Martin Currie, gruppo Franklin Templeton. Contenuto sponsorizzato da Franklin Templeton.
In una conferenza internazionale di alto profilo come la COP26 accadono sempre tantissime cose, ma come facciamo a distinguere gli impegni davvero significativi da quello che Greta Thunberg ha definito un 'bla, bla, bla'? Alla vigilia della conferenza, nel documento COP26: Un clima di cambiamento? abbiamo identificato tre aree cruciali nelle quali auspicavamo un intervento da parte di governi, imprese e investitori. Adesso che le acque si sono calmate, abbiamo esaminato la totalità e l’autenticità degli impegni assunti in ciascuna di queste aree nell’arco dell’intera conferenza.
1 - Adozione di target più ambiziosi da parte dei fanalini di coda sul fronte climatico
Questo tema non ha bisogno di presentazioni. In passato alcune nazioni chiave hanno temporeggiato nel dichiarare i propri impegni climatici, e la COP26 ha dato loro l’occasione di affrontare questa mancanza. I lavori sono partiti col piede giusto, poiché l’India ha annunciato inaspettatamente la volontà di azzerare le proprie emissioni nette, anche se entro il 2070. Più in generale, nel corso della COP26 151 paesi hanno aggiornato i loro obiettivi, rafforzando i loro impegni climatici1.
Da questo è scaturito il 'Patto di Glasgow', sottoscritto da oltre 190 paesi, che ribadisce la centralità dell’obiettivo degli 1,5 °C, sottolineando il diffuso desiderio di compiere un importante passo avanti. I dettagli dei singoli impegni climatici sono tuttavia altrettanto significativi. È stato introdotto un quadro rigoroso per aggiornare questi obiettivi con frequenza annuale anziché ogni cinque anni. Tuttavia, questo processo rischia di essere compromesso da attori chiave come gli Stati Uniti, che hanno dichiarato di approvare l’approccio adottato ma anche segnalato l’intenzione di non aggiornare i propri impegni2, e questo nonostante il fatto che gli USA non sono attualmente allineati all’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.
A nostro avviso, un simile comportamento non assicura la leadership e lo slancio necessari all’indomani del Patto di Glasgow. In questo modo diventa difficile anche sostenere il progresso di paesi che hanno dato un tiepido appoggio all’iniziativa, come l’Australia, la quale ha segnalato che non aggiornerà i propri contributi determinati a livello nazionale (NDC) in questa fase, e le cui ipotesi relative ai suoi obiettivi esistenti sono già state messe in discussione3. Questa situazione è indicativa delle sfide insite nel gestire un sistema in cui la responsabilità deriva unicamente dalla trasparenza e dalla pubblicazione di 'relazioni di sintesi' anziché da un meccanismo di applicazione coercitiva. Di conseguenza, gli impegni futuri saranno inevitabilmente soggetti a trattative politiche, il che rallenterà probabilmente l’azione per il clima.
2 - Erogazione di finanziamenti in linea con le esigenze
Le sfide inerenti al finanziamento della transizione climatica hanno rappresentato un filo conduttore che ha attraversato la COP26 e ha permeato quasi ogni aspetto dei colloqui. L'impegno dei Paesi avanzati a destinare 100 miliardi di dollari USA l'anno al finanziamento della transizione climatica alla COP16 avrebbe dovuto essere il fondamento della svolta green. Tuttavia, sinora gli impegni finanziari assunti non sono stati onorati. In effetti, prima della COP26, l’importo di 100 miliardi di dollari USA annui non era stato ancora raggiunto4.
Questo è un tema che ha dominato il dibattito durante la COP26; l’India, ad esempio, ha dichiarato l’intenzione di non aggiornare e innalzare i propri NDC finché non avesse ottenuto rassicurazioni sui finanziamenti per il clima. Nello specifico, le autorità indiane hanno preteso dalle economie sviluppate somme significative per 'perdite e danni5 come pure l’adempimento di promesse più generali su finanziamenti destinati alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici6.
Siamo d’accordo che l’erogazione di finanziamenti commisurati alle esigenze è un aspetto chiave per risolvere la crisi climatica, ma riteniamo che sia improduttivo usare questa argomentazione come un pretesto per evitare di agire nel breve termine. La questione dei finanziamenti è stata usata, in parte, come scusa da nazioni quali l’India e la Cina per annacquare proposte chiave come l’eliminazione graduale del carbone senza abbattimento delle emissioni. A Glasgow sono stati compiuti tuttavia importanti passi avanti. Tra questi:
- L’impegno a raggiungere l’obiettivo degli 100 miliardi di dollari USA entro il 2023;
- Il raddoppio dei finanziamenti destinati all’adattamento a 40 miliardi di dollari USA entro il 2025;
- L’aggiornamento del linguaggio relativo a 'perdite e danni';
- Insieme al finanziamento del Meccanismo Internazionale di Varsavia (WIM)7 che in teoria dovrebbe agevolare l’accesso dei paesi ai finanziamenti in futuro.
Siamo dell’avviso che, malgrado i progressi compiuti alla COP26, l’approccio conflittuale di alcuni attori chiave sia del mondo sviluppato che di quello in via di sviluppo abbia impedito di trovare un accordo su un percorso futuro veramente produttivo. Questo è un aspetto sempre più importante, in quanto ci attende una fase di attuazione e di responsabilità sulla transizione climatica. Inoltre, alla conferenza non sono state adeguatamente trattate le questioni di fiducia in merito ai finanziamenti e ad una transizione più giusta.
3 - Adeguamento del sistema di attribuzione di un prezzo al carbonio e sospensione dei sussidi per i combustibili fossili
L’adeguamento del sistema di attribuzione di un prezzo al carbonio (c.d. 'carbon pricing'), incluso il raggiungimento di una convergenza di vedute sull’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi, è un’area in cui nutrivamo scetticismo sui progressi, ma siamo stati piacevolmente sorpresi dal risultato. L’Articolo 6 si riferisce a una parte dell’Accordo di Parigi che si concentra sulla cooperazione internazionale, anche per quanto riguarda i mercati del carbonio. Questo aspetto è oggetto di negoziati intensi e dettagliati almeno dal 2018 e rappresenta un’area in cui i diversi blocchi sono stati finora molto distanti in termini di 'limiti invalicabili' su questioni chiave.
Tuttavia, durante la COP26 si è giunti a un accordo su alcuni punti fondamentali, compreso l’Articolo 6.4, che condurrà alla creazione di un mercato internazionale del carbonio8 e su alcune questioni determinanti, come il doppio conteggio dei crediti di carbonio e la creazione di un meccanismo per la negoziazione centralizzata di questi crediti. Tuttavia, un’area in cui avremmo decisamente auspicato un’azione molto più incisiva è quella dell’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili. Il testo finale su questo tema ha sottolineato la necessità di un’azione in tal senso, ma non ha istituito una struttura per incentivarla.
Siamo delusi da questo sviluppo. L’accordo finale di Glasgow chiede di “accelerare gli sforzi tesi alla riduzione graduale dell’uso di elettricità generata da carbone senza abbattimento delle emissioni e l’eliminazione graduale degli inefficienti sussidi ai combustibili fossili”9, il che non rappresenta, a nostro avviso, una risposta abbastanza forte per affrontare un problema enorme dal punto di vista finanziario. Secondo le stime dell’FMI, tali sussidi si sono attestati a 5.900 miliardi di dollari USA nel 2020; di tale somma, appena l’8% corrisponde ai costi di fornitura mentre il restante 92% deriva dalla mancata imposizione di imposte sui consumi o dall’addebito di costi inferiori al dovuto per i danni ambientali10. Questi sussidi, a nostro parere, dovrebbero invece essere utilizzati per sostenere e accelerare la transizione climatica.
Alok Sharma, il presidente della COP26, ha descritto la conferenza come una “fragile vittoria”, e per molti aspetti siamo d’accordo con lui. Non c’è dubbio che sono stati fatti progressi tangibili in molte aree e, nel complesso, si è registrato un miglioramento della traiettoria potenziale delle emissioni. Se pienamente attuati, gli accordi presi alla COP26 e gli NDC presentati prima della conferenza potrebbero ridurre il gap relativo alle emissioni fino al 25%11, anche se questo si traduce ancora in uno scenario centrale caratterizzato da un riscaldamento globale di 2,1 °C. A nostro parere, i battibecchi e gli atteggiamenti poco concilianti delle autorità nel corso della COP26 rafforzano la necessità che tutti gli stakeholder, compreso il settore privato e gli investitori, fungano da acceleratore dell’azione per il clima.
Aziende e investitori possono contribuire chiaramente al progresso in ambiti quali informativa sul clima, adozione di target basati su dati scientifici e, in ultima analisi, riduzione effettiva delle emissioni. Il ricorso all’azionariato attivo per responsabilizzare le aziende sulla riduzione delle emissioni e sulla credibilità degli impegni 'net zero' e l’attribuzione di priorità agli investimenti in soluzioni che contribuiscono realmente a risolvere la crisi climatica sono aspetti fondamentali di ciò che gli investitori possono fare oggi. Come discusso nel nostro documento pre COP26, gruppi come la Net Zero Asset Managers Initiative sono essenziali a questo scopo, poiché l’iniziativa in questione richiede ai firmatari di fissare obiettivi in relazione all’allineamento dei portafogli con l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 e l’investimento in soluzioni per il cambiamento climatico.
È essenziale anche assicurarsi che le aziende diano seguito e siano chiamate a rispondere di queste promesse, dimostrando di essere avviate a realizzare tali ambizioni. Laddove ravvisiamo una mancanza di responsabilità o la prova di impegni non sostanziati dai fatti, potenzieremo il nostro engagement e le nostre attività di voto di conseguenza. Questi interventi sono ancora più efficaci se accompagnati da un’azione collettiva di investitori aventi gli stessi obiettivi. È fondamentale agire adesso e le conseguenze dell'inattività per il pianeta saranno significative. Gli investitori e il settore privato saranno determinanti per ovviare alla mancanza di azione evidenziata alla COP26.
Quali sono i rischi principali?
I fondi possono avere titoli di diverse tipologie o essere esposti a differenti settori, circostanze di mercato o paesi. Possono altresì investire in diverse asset class, quali azioni, obbligazioni, quote/unità di fondi di investimento collettivo, strumenti di mercato monetario, e strumenti finanziari derivati. Questi investimenti comportano rischi differenti che possono fare sì che il valore delle azioni nei fondi e qualunque rendimento dei fondi scenda o salga. Gli investitori possono non recuperare l’intera somma investita e non vi è garanzia che un fondo raggiungerà il suo obiettivo. La performance del fondo potrebbe essere influenzata da rischi inclusi fluttuazioni valutarie e dei tassi di cambio, sistemi politici, economici, legali e normativi meno stabili, specialmente nei mercati emergenti, l’affidabilità creditizia di un emittente, la capacità di vendere le posizioni di un fondo o dove una piccola variazione nel valore dell’asset sottostante può avere un impatto maggiore sul valore di uno strumento finanziario derivato. I Fondi possono anche essere esposti a rischi operativi. Prima di effettuare qualsiasi investimento, Vi invitiamo a leggere la sezione del prospetto relativa al rischio e, dove disponibile, il Documento Informativo Chiave per gli Investitori. Tutti questi documenti sono disponibili sul nostro sito web www.FTIdocuments.com.
Prima dell'adesione leggere il Prospetto informativo e il Documento Informativo Chiave per gli Investitori.
Questo documento è da considerarsi di interesse generale. Nessuna parte di questo documento deve essere interpretata come un consiglio all’investimento. Le opinioni espresse sono quelle dell’autore alla data di pubblicazione e sono soggette a variazioni senza preavviso. Le performance passate non sono indicazione o garanzia di performance future.
Bibliografia
1 Fonte: ClimateWatch; al 19 novembre 2021. NDC Enhancement Tracker, https://www.climatewatchdata.org/2020-ndc-tracker
2 Fonte: The Hill; al 14 novembre 2021. Five takeaways from the Glasgow climate pact, https://thehill.com/policy/equilibrium-sustainability/581477-five-takeaways-from-the-glasgow-climate-pact
3 Fonte: The Guardian; al 13 novembre 2021, Scott Morrison’s net zero modelling reveals a slow, lazy and shockingly irresponsible approach to “climate action”, https://www.theguardian.com/environment/2021/nov/13/scott-morrisons-net-zero-modelling-reve-als-a-slow-lazy-and-shockingly-irresponsible-approach-to-climate-action
4 Fonte: Archivio della Camera dei comuni del Parlamento britannico, al 12 ottobre 2021. "COP26: Delivering on $100 billion climate finance”, https://commonslibrary.parliament.uk/cop26-delivering-on-100-billion-climate-finance/
5 Per “perdite e danni” si intendono gli impatti inevitabili del cambiamento climatico ai quali non è possibili adattarsi, come nel caso di siccità e inondazioni; a questo proposito si parla anche di “risarcimenti climatici”
6 Fonte: Bloomberg; al 10 novembre 2021. India Wants $1 Trillion Before It Raises Targets to Cut Emissions, https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-11-10/india-holds-back-on-climate-pledge-until-rich-nations-pay-1-trillion
7 Fonte: UN FCCC; al 12 novembre 2021. Warsaw International Mechanism for Loss and Damage associated with Climate Change Impacts - cover decision, https://unfccc.int/sites/default/files/resource/cma3_auv_7_WIM.pdf
8 Fonte: UN FCCC; al 12 novembre 2021. Rules, modalities and procedures for the mechanism established by Article 6, paragraph 4, of the Paris Agreement - cover decision, https://unfccc.int/sites/default/files/resource/cma3_auv_12b_PA_6.4.pdf
9 Fonte: UN FCCC; al 12 novembre 2021. Glasgow Climate Pact - cover decision, https://unfccc.int/sites/default/files/resource/cop26_auv_2f_cover_decision.pdf
10 Fonte: FMI; al 24 settembre 2021. “Still Not Getting Energy Prices Right: A Global and Country Update of Fossil Fuel Subsidies”, https://www.imf.org/en/Publications/WP/Issues/2021/09/23/Still-Not-Getting-Energy-Prices-Right-A-Global-and-Country-Update-of-Fossil-Fuel-Subsidies-466004
11 Fonte: Climate Action Tracker; a novembre 2021. Warming Projections Global Update, https://climateactiontracker.org/documents/997/CAT_2021-11-09_Briefing_Global-Update_Glasgow2030CredibilityGap.pdf