Crescita economica cinese e scelte di investimento

Marco Vailati, Responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda
Marco Vailati, Responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda

Contributo a cura di Marco Vailati, responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda.

Il secondo trimestre 2019 ha visto la crescita annualizzata dell’economia cinese scendere ai minimi della sua serie storica a 6.2%. Tale minor crescita, oltre a risentire del rallentamento globale e degli effetti del protezionismo americano, è in parte anche fisiologica in quanto legata alla graduale trasformazione in atto del modello di sviluppo della società, volto a spostare il focus da investimenti ed export ai consumi interni al fine di una maggiore sostenibilità nel tempo. Inoltre, c’è l’impatto naturale della riduzione del tasso di crescita di un’economia all’aumentare della dimensione della stessa.

Cina

L’economia cinese è ormai la seconda maggiore al mondo, dopo quella americana, con circa il 15% del Pil complessivo, ma contribuisce ancora per circa 1/3 alla crescita totale. Sia gli eventi esterni, sia gli impatti fisiologici sono fenomeni destinati a perdurare e quindi impatteranno inevitabilmente sulla crescita cinese anche nei prossimi trimestri. Normalmente la riduzione della crescita porta i mercati azionari a pagare multipli inferiori generando cali dei prezzi di borsa a parità di ogni altra variabile. In questo caso però il fenomeno potrebbe essere in parte attenuato dalla dimensione assoluta della crescita, che comunque permane, e dalla sua rilevanza rispetto a quella degli altri Paesi. Le eventuali esagerazioni di sotto performance andranno perciò sfruttate.

La discriminante sarà inoltre valutare se nel futuro le autorità riusciranno ancora a gestire bene il cosiddetto atterraggio morbido o se l’economia andrà incontro ad un tracollo verticale del tasso di crescita. Finora le autorità sono riuscite a limitare la decelerazione con vari interventi monetari (tassi, riserve, ecc.), fiscali (tasse, investimenti, ecc.) e amministrativi (agevolazioni, semplificazioni, incentivi, ecc.), compensando così in parte sia il rallentamento da trasformazione e crescita sia gli impatti dei dazi. Nonostante il PIL trimestrale abbia registrato una decelerazione sequenziale fino al nuovo minimo, gli ultimi dati mensili sono stati in miglioramento segnalando una fase di stabilizzazione in corso proprio grazie a questi interventi. Gli investimenti infrastrutturali vanno prevalentemente a vantaggio delle aziende pubbliche locali, ma di quelli a sostegno della domanda possono beneficiare tutte le aziende esportatrici dei Paesi sviluppati. L’investimento nell’area, o in titoli e attività ad essa legati, va perciò gestito dinamicamente. Nel medio periodo è un tema che non si può trascurare per l’inevitabile riflesso di trend secolari che lo supportano. Nel breve periodo invece è un investimento che non si presta ad un approccio statico perché il prevedibile newsflow, fisiologico ma non esaltante, potrebbe creare volatilità e momenti di sottoperformance.