Ottimismo sui mercati grazie al momento rialzista di questi mesi, il più alto dal 1987

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Commento a cura di Alessandro Allegri, AD di Ambrosetti Asset Management SIM.

Questi primi mesi del 2019 continuano a rimanere caratterizzati da un clima positivo sui mercati finanziari con una costanza di risultati decisamente significativa e premiante, in grado di far riporre facilmente nel dimenticatoio tutte le paure e le incertezze di soli sei mesi prima.

Un quadro di minor pessimismo a livello di attese sulla congiuntura economica, unito certamente alle rassicurazioni delle Banche centrali circa il mantenimento di un atteggiamento di politica monetaria accomodante, è l’elemento chiave che sta sostenendo questo netto cambiamento di rotta e questa ritrovata fiducia in particolare sulle tematiche azionarie. Inoltre la distensione dei rapporti Cina-Usa sulle questioni commerciali ed i primi numeri dai bilanci societari aiutano ad alimentare la visione ottimistica. Stiamo parlando infatti di quattro mesi alquanto sorprendenti, vuoi per le premesse economiche di partenza e vuoi per la rarità storica di poter assistere ad un inizio d’anno così rialzista, il migliore dal lontano 1987.

Dopo un ottimo primo trimestre, aprile consegna una continuazione del rialzo con i mercati dell’area Euro in particolare a guidare (+4.8%) trascinati nelle ultime settimane soprattutto dalla Germania (+7.1% nel mese), mentre in America l’indice S&P500 ha fatto segnare un incremento vicino al 4% che porta il bilancio da inizio anno oltre il +17%. Guardando invece ai mercati emergenti, qualche incertezza in più si è registrata nell’ultimo mese con l’altalenarsi di risultati positivi e negativi ma in un contesto complessivo anche in questo caso di crescita (+1.99% indice generale ad aprile) seppur ancora ridotta rispetto ai mercati sviluppati. Molto ampia la selettività tra i vari settori, si è infatti ulteriormente allargato il divario tra best e worst performers: Technology, Industrial, Telecomunication e Ciclici battono, da inizio 2019, di oltre il 10% Utilities ed Healthcare.

Nelle ultime settimane, dunque, non sono emerse tematiche di rilievo in grado di mutare lo scenario di riferimento all’interno del quale si iniziano a misurare i primi segnali di stabilizzazione in Europa, mentre la crescita degli Usa resta in fisiologico assestamento. Più difficile invece l’interpretazione della condizione giapponese con il mercato azionario positivo ma in netta sottoperformance.

Nemmeno il contesto obbligazionario ha destato preoccupazioni con tassi in modalità neutro ribassista ed un clima distensivo assicurato dalle autorità centrali in maniera ancora incondizionata.

In generale l’attrattività degli investimenti governativi resta bassissima con ritorni che nella maggior parte dei casi non ripagano nemmeno il rischio inflattivo e che oggi rappresentano una soluzione come parcheggio della liquidità. La ricerca dunque di rendimento deve accettare un proporzionale “risk increasing” e dunque l’orientamento verso emissioni corporate high yield o direttamente sui mercati emergenti dove, con fattori idiosincratici e rischi specifici per Paese che vengono alla ribalta, è necessario un approccio altamente selettivo per equilibrare rendimento atteso e rischio connesso.

In questi primi mesi sono risultati sicuramente rilevanti anche i movimenti sulle materie prime ed in particolare sul petrolio che registra un incremento di valore del 35% da inizio anno, dato ancora più straordinario perché raggiunto in un contesto economico stazionario e non certo trainato dalla crescita.  Se dunque l'aumento dei prezzi del petrolio non è imputabile alla domanda, il vero motore del rialzo è da ricercare nella contrazione dell’offerta favorita dai mutati contesti geopolitici che si sono mossi trasversalmente fra le sanzioni statunitensi sul Venezuela, i focolai di guerra in Libia ed il recente stop alle importazioni di petrolio iraniano.

Tutti i mercati hanno dovuto affrontare la prova significativa di ribaltare il quadro negativo e l’alta volatilità del 2018. La sfida sembra essere vinta e, da semplice rimbalzo di carattere tecnico, il contesto è tornato in una condizione di normalità con la ristabilizzazione del bilanciamento di forza fra domanda ed offerta che sposta l’attenzione ora su conferme in un senso positivo che dovrebbero arrivare, oltre che dai movimenti finanziari, anche dai dati dell’economia reale.

Ora lo scopo sarà mantenere gli equilibri acquisiti, obiettivo certamente raggiungile visto il sostegno delle banche centrali e nonostante qualche fragilità intrinseca ed esogena ai mercati. Sarà invece più arduo proseguire con i ritmi di crescita registrati in questa prima parte dell’anno che hanno rappresentato qualcosa di non ordinario. Nei mesi entranti il rischio è comunque più legato a fisiologiche prese di benefico che non ad un reale ritorno di negatività strutturale in grado di riproporre un contesto ribassista.

Lo scenario prospettico per il mese di maggio si delinea soprattutto per un atteggiamento più prudenziale nei confronti degli investimenti azionari con una scelta tattica di maggior contenimento del rischio che non invalida le attese comunque positive per la seconda parte dell’anno. Adottiamo dunque una asset allocation equilibrata fra tematiche azionarie e obbligazionarie puntando su una maggiore selettività sia settoriale che a livello geografico.