Per il 68% degli investitori istituzionali il mercato cesserà di essere rialzista con le banche centrali meno accomodanti

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Flickr, Creative commons, Jesús Arpón

Con la variante omicron che scatena nuovi dubbi sulla crescita economica, l'inflazione alle stelle e le banche centrali pronte a una politica monetaria meno accomodante, trovare alfa nei mercati finanziari si fa sempre più difficile.

Con questo scenario, la tendenza generale tra gli investitori istituzionali è quella classica del "wait and see". Infatti, secondo l'ultima indagine su questa tipologia di investitori condotta da Natixis IM, da un punto di vista strategico la stragrande maggioranza ha mantenuto posizioni nella propria allocazione globale, che continua a mostrare preferenza verso le azioni (39%), seguono le obbligazioni (37%), le strategie alternative o altre (19%) e il cash (5%).

Sebbene la maggioranza, il 69%, affermi che l'inflazione sia il grande rischio da fronteggiare in questo momento, oltre la metà (55%) ritiene che il rialzo visto nelle ultime settimane sarà temporaneo. Questo però non è l'unico rischio che preoccupa gli investitori, soprattutto se si guarda in un'ottica di breve termine. C'è anche quello relativo alla politica dei tassi di interesse e, infatti, il 64% degli intervistati li cita come il rischio principale per il proprio portafoglio. Non a caso, va tenuto presente che quasi sette investitori su dieci (68%) ritengono che quando le banche centrali smetteranno di stampare moneta, il lungo mercato rialzista avrà fine. Anche se sono fiduciosi che questo non accadrà l'anno prossimo.

Dove trovare rendimento nel 2022

Dopo oltre un decennio di tassi bassi, e con un numero sempre maggiore di obbligazioni che fanno registrare rendimenti negativi, il compito di trovare rendimenti positivi è diventato molto difficile, soprattutto in relazione a profili di investimento più conservativi. E una delle opzioni più utilizzate in questo contesto sono i private e gli alternative asset, non solo come fonte di alfa ma anche come strumento per diversificare il portafoglio.

Infatti, secondo i dati di Natixis IM, l'84% degli investitori istituzionali oggi investe in private equity, l'81% in private debt e l'81% in infrastrutture. E questo nonostante meno della metà degli intervistati (45%) ritenga che gli asset privati ​​rappresenteranno un rifugio sicuro in caso di correzione del mercato, a causa dei prezzi elevati che molti di loro hanno.

Tra gli investitori istituzionali stanno inoltre guadagnano favore i beni digitali. Nello specifico, il 28% già investe in criptovalute e quattro su dieci ritiene che offrano un potenziale di rivalutazione.

Prosegue l'ottimismo

Le interruzioni nelle catene di approvvigionamento, la politica delle banche centrali e gli effetti che la variante omicron potrà avere sull'economia sono i tre principali rischi che minacciano la ripresa economica. Tuttavia, tra gli investitori istituzionali ci sono più ottimisti che pessimisti riguardo allo stato di salute dell'economia per il prossimo anno.

Infatti, il 60% ritiene che la vita tornerà alla normalità pre-Covid sebbene l'incertezza data dalla pandemia continui a determinare in una certa misura le preferenze di investimento. Il 59% degli intervistati ritiene inoltre che il settore energetico avrà risultati migliori nel 2022, quasi la metà (49%) ritiene anche che il settore healthcare farà registrare prestazioni superiori in risposta alla crisi generata dal Covid.

Per contro, si prevede che i mercati tradizionalmente difensivi come quello immobiliare e dei servizi di pubblica utilità registreranno risultati peggiori nel corso del ​​prossimo anno.