Gli asset manager internazionali delineano le prospettive del dopo coronavirus. Ci si interroga su quali saranno le conseguenze delle politiche ultra-espansive delle Banche centrali sul lungo periodo, mentre riaffiorano i rischi della Brexit, guerra commerciale USA-Cina e stabilità UE.
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Nelle ultime settimane le borse mondiali hanno intrapreso un rally che ha recuperato buona parte delle perdite del primo trimestre. Eppure tra gli investitori prevale una certa cautela. I listini hanno volato sulle ali delle ingenti politiche monetarie messe in campo dalle banche centrali ma sul versante dell’economia reale, mentre le misure di confinamento vengono progressivamente allentate, permangono molte incertezze, nonostante le letture di alcuni indicatori, in particolare l’occupazione negli Stati Uniti siano stati meno peggiori del previsto.
“Ci aspettiamo una ripresa molto graduale dell'attività economica globale”, afferma Mathilde Lemoine, group chief economist di Edmond de Rothschild che usa il termine ‘Constrained’, ovvero ‘limitato’ per descrivere il recupero dal dopo coronavirus. Secondo le ultime previsioni della casa di gestione, la crescita globale potrebbe raggiungere appena il 4,4% nel 2021, dopo un calo del -3,5% nel 2020. Inoltre la ripresa varierà a seconda dei Paesi. “Negli Stati Uniti l'entità del rimbalzo sarà maggiore rispetto a quanto ci aspettiamo per l'Eurozona. La sorpresa potrebbe venire dalla Cina, il cui governo non ha fissato un obiettivo di crescita esplicito per il 2020, ma che potrebbe sostenere la sua economia in modo più forte, in particolare dopo le elezioni americane. La crescita cinese potrebbe quindi salire all'11,2% nel 2021, dopo essere salita del 2% nel 2020. L'Unione Europea soffre dell'impatto sul turismo, dell'invecchiamento della base produttiva e dell'aumento dei crediti in sofferenza. Si prevede che l'Area euro farà un rimbalzo limitato del 4,5% nel 2021 dopo una perdita del 7% nel 2020”, conclude l’esperta.
“Stiamo attraversando un periodo di incertezza senza precedenti, e la prudenza è d’obbligo”, afferma César Pérez Ruiz, head of Investments & CIO di Pictet Wealth Management. “Abbiamo di fronte tre possibili scenari con una ripresa a ‘L’ a ‘U’ o a ‘V’ ma molto dipende dal virus, soprattutto nel caso ci saranno delle nuove ondate. Per adesso i mercati stanno scontando gli stimoli fiscali dei Governi e il sostegno delle politiche monetarie delle Banche centrali, intervenute con misure ultra espansive anche nei mercati emergenti”, afferma.
Fonte: Pictet Wealth Management
Ma il grande quesito che si pongono gli investitori è su quali saranno i costi sul lungo periodo dell’intervento massivo e senza precedenti delle Banche centrali. La loro risposta, unita alle politiche fiscali dei governi, è servita ad evitare che la crisi economica si trasformasse in una crisi finanziaria. Ma ha introdotto nuove incertezze: “l'attenzione principale è rivolta all'aumento del debito e al rischio di inflazione. Inoltre l'aumento del numero di fallimenti corporate potrebbe portare ad una crescita degli NPL (Non Performing Loans) ad un deterioramento delle condizioni finanziarie specialmente nell’Eurozona. La crescita dei debiti potrebbe portare pesare sugli investimenti”, sottolinea Lemoine. Una buona notizia dal Vecchio Continente secondo le previsioni di Edmond de Rothschild potrebbe arrivare dalla Germania che è stata meno colpita dalla pandemia rispetto ad altri grandi paesi della zona euro: “I piani di sostegno della Germania sono i più grandi che verranno attuati nella zona euro, rappresentando il 35% del PIL, di cui quasi il 12% in misure fiscali”, fa notare l’economista.
Altro fattore che contraddistingue lo scenario attuale è la forte pressione deflazionistica legata allo shock subito dalla domanda durante il lockdown: “I prezzi al consumo hanno subito un calo sia nei Paesi sviluppati che in quelli emergenti. Il calo dei prezzi del petrolio, ai minimi storici, ha pesato sugli indici d'inflazione e sui prezzi della produzione. Allo stesso tempo, la domanda è calata soprattutto per beni e servizi non essenziali. La variazione dei prezzi relativi di beni e servizi è destinata a durare nel tempo. Sia l'offerta che la domanda continueranno ad essere ostacolate dall'aumento della disoccupazione e dal conseguente calo del reddito, oltre che dal distanziamento sociale, dalle restrizioni alle frontiere e dalla persistente incertezza”, continua Lemoine.
Fonte: Edmond de Rothschild
Riemergono i rischi geopolitici
Ora che le curve di contagio nella maggior parte dei paesi stanno migliorando riaffiorano in superficie dei rischi lasciati in sospeso dal Covid. SecondoSonja Laud">Sonja Laud, CIO di Legal & General Investment Management queste sono: la Brexit con il mancato cambiamento per la deadline dei trattati ed il pericolo di mancato accordo. Le relazioni USA-Cina che hanno registrato una nuova escalation e potrebbero diventare un terreno di battaglia di Trump in vista delle elezioni presidenziali di novembre e gli interrogativi sul Recovery Fund europeo su cui pesano ancora le divisioni tra i membri dell’Unione su forme di mutualizzazione del debito. Inoltre considerando l’asset allocation Laud avverte: “I problemi di solvibilità a lungo termine per le aziende non sono stati risolti. In parole povere: non tutti i modelli di business saranno attuabili in futuro. Questo dovrebbe essere positivo per il credito, supponendo che l'ondata di default e downgrade abbia un prezzo ragionevole”.
Mercati emergenti
“Le politiche monetarie sono state significative anche in Asia”, afferma David Gaud, Asia CIO e head of Discretionary Portfolio Management di Pictet Wealth Management. La meglio posizionata per la ripresa sembra la Cina. La produzione industriale è tornata a marciare e i consumi hanno retto anche grazie all’online. Inoltre il Dragone non è dovuto intervenire con pesanti interventi di stimolo e quindi sembra aver ancora del potenziale inespresso. La Cina non salverà il mondo ma certamente salverà sé stessa”, osserva.
Erik Lueth, Global Emerging Markets economist di LGIM si dice “relativamente costruttivo” sul comparto emergente perché i “fondamentali sono buoni e il fatto che la popolazione sia più giovane rispetto ai Paesi sviluppati ha sì che i tassi di mortalità per il coronavirus siano inferiori”, afferma. “La meglio posizionata per la ripresa è la Cina, siamo invece dubbiosi per 4 mercati: Turchia, Sud Africa, Brasile e Colombia accumunati dal peso di debiti eccessivi”. Uday Patnaik, head of Emerging Market Debt spiega: lo sorso mese di marzo è stato il secondo peggiore degli ultimi 20 anni per il debito sovrano emergente in valuta forte. Ma nel contesto attuale il comparto rimane attrattivo: “il differenziale degli spread sta diminuendo e per chi cerca rendimento nell’obbligazionario quello EM è una dei pochi dove si possono ancora trovare rendimenti. Inoltre ci aspettiamo che i mercati emergenti si riprenderanno più in fretta dei Paesi sviluppati, conclude.
Fonte: Macrobond, al 5 giugno 2020