Seconda ondata di COVID-19, sell-off dei mercati ed elezioni USA sono tra le principali fonti di incertezza individuate dagli asset manager internazionali.
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Mentre i mercati proseguono il rally incominciato a metà marzo, tra gli investitori prevale un sentimento di estrema cautela. Molte sono le insidie che si profilano per gli ultimi mesi di un anno fuori dal comune per lo shock del COVID-19. Ad uno dei crolli dei listini più rapidi della storia è seguita una ripresa altrettanto veloce: in pochi mesi l’MSCI World in Euro pur rimanendo negativo da inizio anno, attestandosi a -2,28% al 31 agosto, ha recuperato il +37,89% dal suo punto più basso del 23 marzo. Eppure serpeggia il timore di una nuova imminente caduta e che la ripresa possa assumere la temuta forma di una ‘W’.
"La strada della ripresa sarà accidentata e non è chiara la direzione che i mercati imboccheranno”, afferma Esty Dwek, head of Global Macro Strategy di Natixis Investment Managers. La casa di gestione ha realizzato un sondaggio interno, i cui risultati sono confluiti nel report ‘Natixis Strategist Outlook’ che sintetizza la view di 36 tra strategist, economisti e gestori di portafoglio di Natixis e le sue affiliate. Circa la metà degli esperti prevede un sell-off nei prossimi mesi (nello specifico il 53%) e l'altra metà crede in un rally dell’azionario fino a dicembre (il 47%).
Seconda ondata
Al primo posto tra i rischi per la ripresa vi è il COVID-19, con la possibilità di una seconda ondata all'inizio dell'inverno con la stagione influenzale. Secondo Luca Paolini chief strategist di Pictet AM il timore di una nuova impennata di contagi ha l’effetto di rallentare la ripresa, perché la gente è ancora restia ad uscire e consumare. “Mi aspetto dunque un possibile ritorno alla normalità solo a partire dalla prossima estate. L’emergenza sanitaria lascerà il segno, e a lungo. I business model verranno ripensati, le abitudini dei consumatori trasformate, le leggi e i regolamenti riscritti. Gli investitori non avranno vita facile”, osserva l’esperto. È d’accordo Didier Saint-Georges, managing director e membro del Comitato di Investimento Strategico di Carmignac secondo cui siamo in presenza di una ripresa a forma di ‘V’ troncata, con le attività economiche che stentano a ritornare ai livelli pre-Covid. “L’andamento della pandemia resta incerto, poiché il virus che ne è responsabile rimane ad oggi ampiamente sconosciuto. Ciò che è certo è che la gente, le aziende, i governi hanno iniziato ad adattarsi a questa incertezza. Ma questi cambiamenti nei comportamenti impediscono un rimbalzo dell’attività Globale”, afferma l’esperto.
Fonte: Carmignac Risk Managers
Elezioni USA
Le elezioni americane che si terranno il prossimo 3 novembre sono un’altra delle fonti di incertezza nei radar degli investitori. Più dei tre quarti degli intervistati di Natixis IM crede che Biden vincerà le presidenziali, anticipando una fase di volatilità di matrice politica. Secondo gli esperti della casa di gestione francese un'elezione del candidato Dem potrebbe portare dei benefici sul fronte del commercio globale, mentre la rielezione di Trump rappresenterebbe un esito migliore per i mercati azionari, date le prospettive di minori imposte societarie e una percezione pro-business correlata a Trump. Parlando invece di reddito fisso, Natixis IM si concentra sul ruolo predominante della Fed e sulla convinzione che i tassi saranno ancora più bassi più a lungo, indipendentemente da chi siederà nello Studio Ovale. Secondo Paolini, invece, le elezioni USA avranno un peso maggiore dal punto di vista tattico, ma non un impatto significativo in un orizzonte temporale più ampio: “Siamo nel mezzo di una pandemia e un passaggio della Casa Bianca ai Democratici tutto sommato non appare così rischioso”, sottolinea lo strategist di Pictet AM.
Fonte: Natixis IM
Vincitori e vinti
Gli strategist di Natixis IM sono unanimi nell’individuare il tema della tecnologia come un chiaro vincitore. Allo stesso modo, il 94% si aspetta una sempre maggiore rilevanza della sanità pubblica a livello politico e al terzo posto si colloca il business relativo al filone dello stay-at-home. L’elemento più sorprendente, tuttavia, è ciò che la pandemia rivela sulla resilienza degli investimenti ESG. Con le strategie di investimento ESG che nei primi sei mesi dell'anno hanno dato prova delle proprie caratteristiche difensive, l'interesse per questa tipologia di investimento è cresciuto in modo sostanziale, con il 75% del campione che crede in una maggior predominanza degli investimenti ESG come risultato della crisi. Luca Paolini prevede invece una minore divergenza in termini di rendimenti azionari a livello di Paesi e regioni, ma anche una sottoperformance degli Stati Uniti: “Le azioni USA scambiano a premi record in una valuta onerosa – nei prossimi anni è atteso un indebolimento del biglietto verde – in un periodo in cui la crescita locale potrebbe decelerare sino a raggiungere il passo delle altre economie avanzate. Crediamo che i titoli azionari di Europa e Asia emergente conseguiranno performance migliori, a partire dal mercato cinese”, conclude l’esperto.