Regno Unito, Rishi Sunak è il nuovo primo ministro. Ecco tutte le sfide dei conservatori

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Rishi Sunak (Flickr).

Via vai al numero 10 di Downing Street. Dopo le dimissioni di Liz Truss, trascorsi appena 45 giorni, proprio in queste ore Rishi Sunak ha incontrato Re Carlo III a Buckingham Palace ricevendo e accattando l'incarico da primo ministro.

A detta di George Brown, economist di Schroders, i festeggiamenti dureranno poco perché il primo ministro ha già davanti a sé un compito molto impegnativo, che deve soddisfare alcune priorità. Tra queste figura la compagine economica. "In primo luogo, è necessario che gli investitori vengano rassicurati sulla sostenibilità delle finanze pubbliche" spiega l'economista. Secondo l'esperto infatti i mercati hanno reagito positivamente alla sua nomina grazie alla sua reputazione di conservatore sul fronte fiscale e alla sua precedente esperienza di cancelliere. "Ma questa credibilità deve essere rafforzata dalla dichiarazione fiscale prevista per il 31 ottobre. Le stime suggeriscono che saranno raccolte decine di miliardi di sterline grazie alla riforma delle imposte sui guadagni in conto capitale, oltre all’estensione del congelamento delle soglie e delle detrazioni dell’imposta sul reddito al prossimo parlamento. Sarebbe inoltre opportuno mantenere Jeremy Hunt nel ruolo di cancelliere, nell’interesse della stabilità" commenta.

Inoltre, se da una parte il nuovo insediamento può risolvere alcune criticità attuali del contesto britannico, dall'altra, secondo Michael Michaelides, analista obbligazionario di Carmignac non può cancellare la percezione che gli investitori internazionali hanno ora dell’area. "Per ristabilire la propria credibilità, come minimo, il governo deve quindi correggere le sue tre mosse più dannose: esporre le casse pubbliche a tutti i potenziali costi al rialzo dei prezzi internazionali del gas, pianificare più di 250 miliardi di sterline di tagli fiscali per i prossimi cinque anni ed evitare il controllo dell'OBR. Gli annunci fatti finora non sono stati in grado di recuperare tutto il terreno perso" spiega l'esperto.

E poi c'è la Bank of England

C'è un altro attore in gioco di particolare rilevanza. Si tratta della Bank of England. Gli occhi rimangono infatti puntati sula prossima riunione del 3 novembre. "La BoE preferisce optare per un indebolimento valutario: in un contesto di inflazione importata, tale misura apparirebbe come il male minore rispetto a una politica di rialzo aggressivo dei tassi d’interesse con conseguenze recessionistiche per l’aumento dei tassi dei mutui e dei prestiti alle imprese" spiega Marco Oprandi, head of Cross Asset Solutions di Cirdan Capital. Riguardo al posizionamento valutario, secondo l'esperto, visti anche gli ultimi dati del mercato dei futures che suggeriscono un aumento tra gli speculatori short sulla sterlina, "pensiamo che il tasso di cambio sterlina/dollaro possa fluttuare in un intervallo compreso tra 1,10 e 1,15 per il periodo che precede il 31 ottobre, e che possa indebolirsi verso la fine dell’anno, raggiungendo il livello di 1,05 per via del rialzo dei tassi americani" conclude.