In attesa della decisione europea, FundsPeople ha chiesto alle associazioni di riferimento in Italia, Spagna e Portogallo un parere sulla proposta RIS. Ecco cosa hanno detto.
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In attesa della decisione europea, FundsPeople ha chiesto alle associazioni di riferimento in Italia, Spagna e Portogallo un parere sulla proposta RIS. Ecco cosa hanno detto.
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Bisognerà attendere ancora qualche settimana. La decisione della Commissione europea sulla Retail Investment Strategy o RIS (prevista per lo scorso mercoledì) è stata rinviata al 24 maggio. E non si esclude un’ulteriore proroga, visto che il testo è già stato più volte posticipato.
Sebbene in un primo momento l’organo Ue si era detto favorevole all’eliminazione totale delle retrocessioni, fonti dell’industria affermano che, dopo aver ricevuto alcuni feedback dai professionisti del settore, questa possibilità sembra essersi allontanata. Riscuotere o meno le retrocessioni, infatti, continua ad essere il punto chiave del dibattito innescatosi in molti Paesi.
La Retail Investment Strategy è un tassello chiave della Capital Markets Union, che mira a promuovere una maggiore trasparenza, semplicità, equità ed efficienza dei costi per i prodotti di investimento al dettaglio in tutto il mercato interno e a migliorare la fiducia dei risparmiatori e la loro partecipazione ai mercati finanziari. Già lo scorso ottobre diversi membri del Parlamento europeo avevano proposto modifiche alla MiFID II per (tra le altre cose) vietare totalmente le retrocessioni. Una proposta che aveva causato un netto rifiuto da parte dell’industria e di alcuni Stati chiave dell’Ue, come la Germania.
In attesa della decisione europea, FundsPeople ha chiesto alle associazioni di riferimento in Italia, Spagna e Portogallo un loro parere a riguardo, in base ai rispettivi mercati di riferimento. Abbiamo così raccolto le voci dei responsabili di Assoreti (Italia), Inverco (Spagna) e APFIPP (Portogallo). Assogestioni ha preferito non rilasciare un commento specifico sulla questione, prima della pubblicazione della RIS. Ci sarà però un panel al Salone del Risparmio dedicato proprio all’argomento, dove interverrà Andrea Beltramello, membro del Gabinetto del vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis alla Commisione europea.
Che si continui a scegliere tra le due modalità di prestazione del servizio di consulenza, mette subito in chiaro Marco Tofanelli, segretario generale di Assoreti. Il professionista cita a sostegno una recente indagine: “La ricerca, commissionata ad una società di consulenza indipendente, ha dimostrato la sostanziale equivalenza dei costi medi complessivamente applicati ai clienti retail nei Paesi europei, dove la consulenza è prestata su base non indipendente, e di quelli applicati ai clienti retail nei Paesi dove è obbligatoria la consulenza su base indipendente”, spiega. Per Tofanelli, quella della consulenza remunerata con le retrocessioni è una storia di successo: “ha garantito una ‘democratizzazione’ del servizio, assicurando la possibilità di accedere alle tutele che la consulenza porta con sé anche a fasce di clientela meno abbienti che, sulla base dei sondaggi effettuati, non sarebbero disponibili a sostenere i costi di una consulenza esclusivamente a pagamento”, continua.
Inoltre il segretario generale spiega come siano allo studio soluzioni di miglioramento della disciplina, per rendere la natura degli incentivi quanto più chiara, trasparente e adeguata. “In questa direzione ha virato anche la commissaria McGuiness che nel corso dell’incontro Eurofi (il tihink thank europeo dedicato ai servizi finanziari) dello scorso 27 aprile ha tenuto un discorso con cui ha annunciato che non ci sarà un full ban degli inducements, stante la contrarietà di gran parte degli Stati membri, ma saranno introdotti obblighi rafforzati di trasparenza e condizioni più stringenti di legittimità degli incentivi unitamente al ban degli stessi limitatamente alle operazioni compiute in regime di execution only, nelle quali non vi è prestazione alcuna di consulenza al cliente.
Questa posizione è condivisibile. Viceversa, un ban generalizzato avrebbe rappresentato una forma estrema di paternalismo con cui si sarebbe imposto autoritativamente ai produttori e ai distributori di riconvertire le proprie politiche commerciali e i correlati processi di pricing a fronte della sopportazione di costi ingenti e con il rischio di una fuoriuscita dal mercato di molti player di minori dimensioni”, afferma. “Naturalmente, il mercato finanziario si sorregge sulla fiducia degli investitori; e, in questa prospettiva, le misure di rafforzamento della disciplina degli incentivi preannunciate da McGuineess sembrano volte a concedere alle imprese un’ultima opportunità per dimostrare di riuscire a fornire un corretto value for money agli investitori” conclude il segretario generale di Assoreti.
1/3Secondo i dati di Inverco, l’associazione degli OICR e dei fondi pensione di Madrid, il sistema di pagamento implicito domina la maggior parte dell'industria spagnola, con un terzo del settore in architettura aperta e due terzi delle attività in gestione discrezionale del portafoglio e modelli di consulenza. “Nel modello pre-MiFID, oltre il 90% era basato sulla commercializzazione e il resto su consulenza e gestione di portafoglio. I distributori hanno fatto un grande sforzo per accogliere i servizi attraverso i quali sono stati diffusi ai propri clienti i vari prodotti. Questo si è tradotto in un più alto valore aggiunto senza che, inoltre, i costi dei prodotti siano aumentati. Anzi”, assicura Elisa Ricón, direttrice generale di Inverco.
Ricón ritiene che un divieto totale delle retrocessioni limiterebbe la libertà di tutti gli operatori del settore: "Oggi gli investitori e le società finanziarie sono liberi di scegliere quali strumenti finanziari acquistare o distribuire, attraverso quale servizio di investimento e come pagare tale servizio (modello di pagamento esplicito o implicito). Questa flessibilità deve aumentare, non diminuire”, afferma senza mezzi termini.
2/3Anche João Pratas, presidente di APFIPP (Associazione portoghese dei fondi d’investimento, fondi pensione e patrimonio), ha espresso la sua posizione in merito al dibattito europeo. Durante il suo discorso ai Morningstar Awards a Lisbona, ha difeso il modello di retrocessione attuale. “È un modello continentale, testato in diversi Paesi europei”.
Per l’esperto, la fine degli inducements, come avvenuto in Inghilterra o nei Paesi Bassi, comporterebbe grossi problemi di adattamento al business del risparmio gestito in Portogallo. E non solo. “Un fondo di investimento ha diversi costi associati. La commissione di gestione consente al team di essere remunerato per il lavoro svolto. Ma anche la distribuzione del fondo e perfino la selezione dei prodotti effettuata dal distributore comportano costi elevati. È qui che entrano in gioco le retrocessioni. Queste consentono di premiare il lavoro di distribuzione svolto da diverse entità”, giustifica l’esperto.
Pratas sostiene che molto raramente le retrocessioni definiscono quale fondo venga distribuito e quale no. Secondo l’esperienza del professionista, i costi tendono ad essere molto simili tra i diversi fondi. D’altra parte, ritiene che, in generale, i consulenti finanziari finiscano per “voler vendere il prodotto che genera maggiore redditività per il cliente. L'idea di consigliare un fondo con cui ricevono retrocessioni più alte è sbagliata”, conclude il presidente APFIPP.
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