Marzo destabilizza i conti del risparmio gestito italiano. Dopo una serie di dati record l’industria subisce una battuta d’arresto e chiude con una raccolta netta in rosso: -926 milioni. Bisogna andare indietro nel tempo, fino al dicembre 2020, per trovare una raccolta negativa (allora si erano persi 15,4 miliardi). Così come in quel mese, secondo quanto riferito da Assogestioni, la brutta cifra ha a che fare con operazioni di infragruppo nell’ambito di mandati istituzionali.
Il dato però non fa vacillare la raccolta dei fondi aperti. Come sottolinea l’associazione di categoria, da due anni ormai i fondi aperti continuano a macinare flussi positivi. Una crescita interrotta. Marzo così chiude con flussi netti positivi per 2,2 miliardi.
Azionari ancora in pista
Entrando nel dettaglio delle categorie, i risparmiatori hanno indirizzato le proprie preferenze sui fondi azionari (+2,4 miliardi) e sui bilanciati (+1,1 miliardi). Un dato che dimostra come le oscillazioni di Borsa dovute anche ai timori geopolitici per il conflitto in Ucraina non hanno spaventato gli investitori. Di contro ancora negativi i dati degli obbligazionari che perdono 1,7 miliardi (da inizio anno 3,8). Bene anche i flessibili con 203 milioni di flussi e i fondi monetari con 150 milioni. Si tratta comunque di prodotti prevalentemente di diritto estero. Tant’è che mentre questi raccolgono 2,4 miliardi, i fondi di diritto italiano invece registrano una cifra negativa di -329 milioni.
Il patrimonio a fine marzo è un po’ in calo e si ferma a 2.502 miliardi per l’effetto combinato della raccolta e della flessione dei mercati che l’Ufficio studi quantifica in -0,2 per cento. La quota prevalente degli asset, 1.315 miliardi (pari al 52% del totale), è impiegata in fondi aperti e chiusi. Gli investimenti nelle gestioni di portafoglio ammontano a 1.186 miliardi, con una raccolta che a marzo lascia sul terreno 3,4 miliardi.
Chi sale e chi scende a marzo
Guardando ai gruppi, primo per raccolta è Amundi con 1,19 miliardi. Seguono Deutsche Bank, Morgan Stanley e Intesa Sanpaolo con 618 milioni. All’interno del gruppo guidato da Carlo Messina, Eurizon perde flussi per 94 milioni mentre Fideuram raccoglie 713 milioni. Come si evince dalla mappa di Assogestioni, a pesare è la raccolta negativa per 1,1 miliardi sui portafogli istituzionali.
Nome Gruppo | Raccolta netta | Patrimonio |
Amundi Group | 1.192,90 | 207.998 |
Gruppo Deutsche Bank | 733,1 | 29.860 |
Morgan Stanley | 653,8 | 42.316 |
Gruppo Intesa SanPaolo | 618,8 | 431.755 |
Gruppo Mediolanum | 484,4 | 59.638 |
J.P. Morgan AM | 446,6 | 47.627 |
Gruppo Mediobanca | 271,1 | 10.811 |
M&G Investments | 197,1 | 14.375 |
Sella | 149 | 9.740 |
AXA IM | 98,9 | 45.840 |
Tra i big anche Poste italiane registra pesanti deflussi (-4,2 miliardi) sulle gestioni di portafoglio istituzionale. In rosso anche il Gruppo Generali, che perde 1,5 miliardi in fondi aperti.
Nome Gruppo | Raccolta netta | Patrimonio |
Poste Italiane | -4.187 | 103.632 |
Gruppo Generali | -994,1 | 438.067 |
Gruppo BNP Paribas | -277,1 | 29.335 |
Schroders | -231,6 | 26.233 |
Credito Emiliano | -213,2 | 20.388 |
UBS AM | -161,1 | 21.736 |
Gruppo Azimut | -148,8 | 39.644 |
Kairos Partners | -55,3 | 4.465 |
Allianz | -37,2 | 53.075 |
Gruppo Ersel | -30,4 | 5.235 |